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Gianni Agnelli, l’Avvocato, assume la carica di presidente della Juve nel ’47. Riconferma Chalmers, allenatore, pretende schemi tattici innovativi. Ottiene l’inserimento nell’organico dei giocatori Manente, Armanini, Taucar, Caprile, Jordan, mezz’ala del Tottenham Hotspurs. Pur tuttavia alla 10^ di campionato sono solo otto i punti all’attivo e solo cinque squadre frapposte alla Lazio, ultima della classe. Disappunti disarticolati, mal digesti propongono l’immediato inserimento di John Hansen, numero 10 danese protagonista della batosta rifilata agli azzurri (5 a 3) alle Olimpiadi di Londra. Alto, dinoccolato, forte di testa, vede il gioco, passa la palla lunga, staffila anche da lunga gittata con il piede sinistro. A Busto, in via Ca’ Bianca il 12/12/1948, all’entrata sul terreno di gioco, sorride a Turconi, avversario a Londra qualche mese addietro. Turconi si rivolge a Borra, sogghigna “ti vedi l’è oltu mèn camel”. L’andamento della gara è sul scialbo, senza volontà di farsi del male reciproco. All’11’ Hansen raccatta un passaggio da Sentimenti III, fulmineo insacca sotto la traversa. Poi Muccinelli (J) segna una rete, annullata, Bertoloni (PP) tenta la via del gol ma solleva solo fango, Locatelli (J) colpisce un palo, Caprile (J) sbaglia sotto misura, Antoniotti (PP) annaspa nel pieno dell’area avversaria con l’arbitro Agnolin intento a raccattare per terra il fischietto sfuggitogli, Borra (PP) può liberamente placcare a mezzo busto John Hansen, lesto nel notare che lo sguardo dell’arbitro si rivolge altrove. Alla fine del campionato la Juventus risale al 4° posto, Hansen segna 15 gol in 24 partite. L’anno dopo, Karl-Aage Praest, danese, ala sinistra di buona classe e micidiale efficacia viene assunto dalla Juve ed i bianconeri, grazie alle sue imprendibili sgroppate finalizzate da succulenti cross per Boniperti & co., vincono lo scudetto, il primo dopo i fasti degli anni trenta. A metà luglio 1950 Karl-Aage Hansen, mezz’ala destra danese, ottimo dentro e fuori dal campo,  raggiunge i connazionali dalla Juventus per la non modica somma di lire 70 milioni. Sistema geometrie essenziali al buon andamento del gioco, diviene peraltro attore di un episodio non consono, secondo taluni, all’andamento corrente, anche allora, nel mondo del calcio. Avviene che nel corso della gara Fiorentina-Juventus del 30/9/1951, Karl trovatosi  in area di rigore a contatto con il mediano viola Chiappella, cade, guadagna un penalty assai dubbio che origina parapiglia, scambi di  non sole parole fra i contendenti. Karl avvicina l’arbitro Orlandini,  gli sussurra “non è rigore, sono caduto io”. L’arbitro torna sulla sua decisione, annulla il rigore, incorre peraltro nella avversa opinione della Commissione Arbitri che gli commina una sospensione di giorni 15 secondo la norma che il “direttore di gara non può subordinare il proprio giudizio alla testimonianza di un giocatore schierato in campo”. La Juventus nel campionato di serie A 1951/1952, ben messa in campo ed allenata dal magiaro Sarosi, forte di 30 reti messe a segno da John Hansen, miglior realizzatore nel campionato, dalla superba prestazione del complesso intero, si fregia per la nona volta del titolo di Campione d’Italia con sette punti di vantaggio sul Milan, undici sull’Inter. Nei sei campionati  passati con la Juventus, John Hansen vince due scudetti, segna 124 gol in 187 partite, passa alla storia del calcio nazionale, secondo opinione corrente, tra i migliori giocatori esteri arrivati in Italia dal dopoguerra in poi.
Giorgio Giacomelli

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