Il termine del ritiro di Sondalo riporta i tigrotti in quel di
Busto e apre di fatto la nuova stagione.
Un passo verso la normalità dopo un anno denso di straordinarietà.
Straordinario è stato il campionato dei tigrotti con il
raggiungimento dei play off, straordinari sono stati i festeggiamenti per i 100
anni e straordinaria è stata l’attenzione della città verso i colori biancoblù con
una visibilità e una considerazione alle quali nessuno era abituato.
La Pro Patria è stata protagonista nelle librerie, nei teatri,
al cinema e nelle vetrine cittadine che si sono colorate di biancoblù per
festeggiare degnamente la sua storia.
Storia che è stata ampiamente ripercorsa tramite la narrazione
dell’associazione “100 anni di Pro” con 100 selezionati personaggi biancoblù che
ci hanno fatto viaggiare nella storia del club raccontandola nel libro.
Altri cento personaggi hanno preferito viaggiare nella storia in “business class” acquistando il diritto al ricordo perpetuo nella
“hall of fame” bustocca con un investimento davvero contenuto (50 euro) se paragonato al
beneficio offerto. Visti i risultati si poteva forse puntare alla cifra tonda che
rimanesse a tema con la celebrazione, ossia un euro per anno di storia.
La società dal canto suo ha proposto una serie di celebrazioni per
dare lustro al secolo della sua storia accendendo i riflettori su personaggi
meritevoli di attenzione.
E tutti gli altri?
Fortunatamente la Pro Patria non ha e non è composta solo dai 200
tifosi celebrati dal libro o imbarcati in business class e nemmeno dai soli invitati a
salire sul palco per ricevere la gratificazione di un applauso.
Ognuno di noi
potrebbe aggiungere diversi nomi di amici e parenti, o semplicemente aggiungere
sé stesso, alla lista con la certezza di non rubare il posto a nessuno.
In poche parole: tutti avrebbero sicuramente meritato di essere
annoverati almeno tra i cento imbarcati in economy class e il fatto di non
averlo potuto fare (al netto dai capricci di qualcuno amante degli aut aut) è
stato solo per un fattore contingente, ossia chiaro overbooking rispetto ai posti
disponibili sull'aereo che è volato nella storia dei tigrotti.
Per cui, non si cada nella tentazione di fare classifiche,
segmentare la tifoseria o peggio ancora sentirsi uno migliore dell’altro di
altri, di avere titoli più di altri, di contare di più degli altri.
Spente le luci sul centenario, spogliate le vetrine dai colori
biancoblù, riposti i libri sugli scaffali e i “back roll” nella galleria della
storia di deve ripartire dal presente per costruire il futuro.
Il segreto sarà farlo insieme.
Si fatica sempre di più a camminare insieme in questo mondo che
mette al centro l’io virale e magafonico. L’uno che vale uno sta mettendo in
crisi il valore dell’addizione.
Serve evitare di credere solo alla moltiplicazione dell’io
medesimo, un rischio che va attentamente valutato per evitare che parti dell’insieme
possano illudersi di bastarsi da soli.
Non si crea l’unità per contratto o per ricetta, ma solo se lo si
declina dentro un futuro comune da costruire insieme.
Una qualsiasi squadra è composta da giocatori che fuori dal campo
possono essere simpatici o antipatici, silenziosi o chiacchieroni, giovani e
meno giovani, ma in campo ci sono solo ruoli da interpretare al meglio con
l’obiettivo comune: vincere insieme la stessa partita.
Fuori dal campo la diversità non deve costituire un problema,
mentre in campo deve essere un’opportunità, un valore, un pregio.
Spente le cento candeline della torta la Pro Patria ripartirà sicuramente
dai suoi quattrocento abbonati, forse da qualche new entry, difficilmente da
chi popolava le prime file dei teatri, le prima pagine dei giornali, le vetrine
delle vie centrali.
Si ripartirà dai soliti, molti dei quali pur non avendo avuto la
vetrina (in tutti i sensi) sono pronti con la sciarpa al collo e l’abbonamento
in mano a sostenere la Pro Patria.
E qui sta il segreto, sostenere la Pro Patria, non altro, non altri,
non altre.
La straordinarietà del nuovo Carlo Speroni sposa la straordinarietà
di questi tifosi che simbolicamente troveranno fin da domenica prossima il loro
posto assegnato.
Non assegnato da un numero scritto sul biglietto, ma riservato a ciascuno di loro dalla storia che ha voluto premiarli proprio nell’anno del Centenario
regalandogli non la solita “piastrella” sulla quale hanno speso la loro vita per
seguire i tigrotti, ma ben di più: un comodo posto su una poltrona da business class.
Perché non
sempre la business occorre pagarla per poterla frequentare. Basta meritarsela e loro se la sono meritata.
Per i veri “frequent fleyers” della Pro Patria c’è sempre un posto
in prima fila e sempre ci sarà il ricordo perpetuo anche senza obbligatoriamente
pagare il check in.
Flavio Vergani
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