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 Sguardi che si cercano, sorrisi stanchi che si incrociano, mani che si tendono per comunicare quella gioia forte per essere stati parte dell’intero.
Silenzi densi di parole che sanno dire quello che il cuore suggerisce, ma la mente non riesce a tradurre.
In cerca della parola giusta e del gesto più adatto per dirsi grazie, per dare un senso forte, per stabilire una relazione con il presente, un legame con il passato, un abbraccio con il futuro.
Certezze di parlare la stessa lingua che non richiede interpreti per comunicare lo stesso grande orgoglio di appartenere alla stessa famiglia.
Felicità di essere senza apparire, gioia di vestire la stessa maglia, certezza di aver scelto la miglior opportunità per sentirsi vivi.
Ognuno ha scelto quello che meglio sa fare per essere competitivo nell'appuntamento più importante della storia del club, quello del mezzo secolo di vita.
Protagonisti di un’impresa immaginata grande, ma non così grande, perché la realtà ha restituito l’aspettativa moltiplicata e amplificata fin dove nemmeno il più ottimista avrebbe immaginato.
Una squadra forte che ha saputo vincere la partita più importante ad un certo punto diventata ancora più difficile perché da amichevole si è trasformata in gara di campionato.
La folla oceanica ha spesso chiesto l’impossibile a chi stava dietro ai fornelli e loro hanno risposto assicurando il possibile, a volte andando oltre.
Qualcuno lo ha compreso, altri hanno preteso senza considerare quello che andava considerato.
Ringraziamo i primi perché la comprensione è stata una carezza per chi era sotto assedio, i secondi hanno preferito dare uno schiaffo senza appello e questo non è stato molto bello.
Gocce di insoddisfazione che si diluiscono in un mare di complimenti elargiti a piene mani da tutti, meno pochi, che rinfrancano chi da mesi ha lavorato per mettere in piedi questo grande show.
Viene spontaneo citare Giovanni Pellegatta, regista della kermesse, giusto così, ma non si cada nell’errore di applaudire il solista di una orchestra che non ha sbagliato una nota.
Una squadra fortissima che non serve citare nei singoli perché la sua forza è stata l’unione perfetta che ha permesso di suonare l’assolo.
50 volte grazie a tutti, 50 volte complimenti, 50 abbracci forti, 50 strette di mano.
Siete stati unici, sentitevi orgogliosi di aver scritto una pagina della nostra storia e di averla firmata con il vostro nome.
Perché la storia, prima di ricordarla, va vissuta e prima di farsi fotografare va fotografata.
Grazie A TUTTI!

Pro Patria Club

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