Mi chiamo Giulio, dopo venti anni mi sono risvegliato da un lungo
sonno nel quale ero caduto a causa di un incidente stradale che mi ha tenuto
lontano dal mondo.
Sono sempre stato un amante del calcio e ieri sono tornato
allo stadio per la prima volta dopo il mio risveglio.
Abito ad Alessandria, così ieri passando casualmente vicino
allo stadio l’ ho visto aperto e dopo 20 anni di assenza mi è venuta voglia di
calcio.
Volevo rivedere dopo
anni la mia Alessandria.
Sono sempre stato un curvaiolo e lì volevo stare, ma le biglietterie
erano incredibilmente chiuse.
Ho chiesto ad un
passante se ci fosse lo sciopero dei bigliettai, mi ha risposto in una lingua
che non conosco.
Parlava di prevendita, di Ticket One, di biglietto nominativo.
Mi è venuto il dubbio che durante gli anni della mia assenza
fosse cambiata la lingua locale.
Ho quindi provato l’acquisto del biglietto di tribuna.
Il percorso per arrivare alla biglietteria è stato divertente,
un labirinto con porte chiuse presidiate da dei signori sfortunati i quali
devono avere avuto dei problemi meccanici all’auto in autostrada, visto che vestivano
tutti dei gilet gialli.
Nonostante questa
disavventura si sono mostrati gentili e mi hanno dato degli utili suggerimenti
per uscire dal labirinto.
Ho percorso circa due chilometri tra le vie adiacenti lo
stadio, ritrovando antiche emozioni infantili.
Ho quasi girato l’intero quartiere slalomeggiando tra vari
ostacoli mobili distribuiti con grande strategia dall’organizzatore del gioco.
Ho incontrato un paio di concorrenti che devono avere avuto
qualche problema a risolvere il rebus in quanto sudati e stanchi bestemmiavano
come dei turchi e si chiedevano chi glielo avesse fatto fare.
Uno diceva: “perché sono lontano, altrimenti me ne sarei
tornato a casa”, l’altro che partecipava in team con la moglie ripeteva:” e poi
mi chiedono perché non vado in trasferta”.
Finalmente arrivato in biglietteria mi sono illuso di aver
vinto “qualche cosa”, forse un premio per aver risolto per primo il rebus del
labirinto, visto che mi hanno subito chiesto il mio nome, il mio cognome e la
mia data di nascita.
Poi, però, non mi hanno dato neppure il biglietto omaggio.
Che strano mi sono detto, forse piaccio alla bigliettaia e
dopo la gara mi chiamerà per un aperitivo?
Non ho ancora ricevuto la telefonata, ma credo che presto arriverà.
Quando mai mi hanno chiesto il nome allo stadio? Ci deve essere sotto qualcosa.
Entrato nel mio “Moccagatta” l’ ho trovato bellissimo. Tante
poltroncine colorate, persino nella mia curva che non riconoscevo più.
Ai miei tempi i seggiolini erano solo per i vip in tribuna
centrale.
Peccato però che fossero tutte vuote!
Mi sono chiesto dove fossero i miei amici di infanzia con i
quali abbiamo seguito i “grigi” ovunque.
Mi sono guardato intorno senza vedere nessuno da me conosciuto.
Vicino a me c’erano dei tipi con la giacca della Juventus.
Che onore, mi sono detto, ma che ci fanno qui?
Fortunatamente ho incontrato il Giovanni, da sempre custode
dello stadio, che mi ha spiegato che non avrebbe giocato l’Alessandria, ma la
Juventus U23 con la Pro Patria.
Poverino, è anziano ed evidentemente comincia ad essere
confuso. La Juventus è di Torino, è milionaria, che ci fa ad Alessandria? Vuoi
non abbia uno stadio tutto suo?
E poi, in serie C con
una squadra Under 23 con dentro gente che ha più di 23 anni? Impossibile. E,
infatti, il dubbio è diventato certezza quando le squadre sono scese in campo.
Da una parte una squadra credo di Siena con maglie che
ricordavano una contrada di cui ora mi sfugge il nome (abbiate pazienza, ho
dormito per 20 anni) e dall’altra credo ci fosse l’Avellino con quel verde che
mi ricordava i tempi di Barbadillo e Juary.
Probabilmente era una gara in campo neutro, visto che sugli
spalti c’era il vuoto quasi assoluto.
Curioso il fatto che una decina di ragazzi del Siena fossero
circondati da una manciata di signori con il gilet giallo, ho pensato che il
guasto in autostrada fosse stato a questo punto di un pullman e non di una sola
auto, visto il numero presente allo stadio di sfortunati passeggeri.
Il Giovanni ha cercato di spiegarmi dalla sua pazzia che in
realtà si trattava di “stewards” e non di passeggeri.
Povero Giovanni confonde lo stadio con l’aeroporto.
Che ci fanno gli stewards allo stadio vicini a 10 ragazzi
dell’oratorio che hanno scelto di vedere Siena Avellino?
Ai miei tempi sugli spalti c’erano i poliziotti e i
carabinieri che ieri ho visto fuori dallo stadio vicini ai cancelli del
labirinto.
Forse anche loro pensavano che avrebbe giocato l’Alessandria e saputo
del cambio di programma se ne stavano tornando a casa.
Mi sono divertito molto durante la partita, non per il gioco
delle squadre o per particolari emozioni, quanto per il fatto che diverse
persone hanno creduto al Giovanni tanto da gridare forza Pro Patria e forza
Juventus per 90 minuti.
O, forse, lo hanno fatto solo per farlo contento e convincerlo
di contare ancora qualcosa.
A proposito di divertimento, l’arbitro deve aver avuto
qualche problema con l’ orologio, tanto da non accorgersi di aver prolungato la
partita per ben oltre i classici 90 minuti. Da quando le partite durano 96
minuti?
In tribuna stampa c’era un signore bizzarro che ha commentato
la gara per 90 minuti al telefono. Credo fosse in linea con il figlio o con un
nipote che evidentemente non aveva potuto essere presente allo stadio.
Il Giovanni mi ha detto che si trattava di uno speaker di
Eleven Sport che stava trasmettendo in diretta la partita.
Povero Giovanni come si è rincitrullito, da quando le
partite di serie C vengono trasmesse in diretta? C’era lo stadio vuoto, a chi
dovrebbero interessare a casa?
A fine primo tempo ho avuto bisogno della toilette. Ero curioso
di scoprire i nuovi servizi del Moccagatta.
Mi sono detto: se tanto mi dà tanto, dopo aver messo
centinaia di seggiolini per il confort dei tifosi ci saranno bagni firmati da
Richard Ginori.
E così sembrava vista la coda di persone che sostava fuori
dai servizi curiose di vedere la nuova realizzazione.
Ho chiesto al Giovanni se avesse il “saltacode” visto che
rischiavo di non vedere l’inizio della ripresa.
Ma, anche qui, niente fa fare, il Giovanni non c’è più con
la testa. Mi ha detto che non era una coda di persone curiose di vedere i nuovi
bagni, ma solo in coda per entrare nell’unico vecchio bagno aperto.
Vent’anni fa il Moccagatta aveva un decina di “postazioni” e
adesso mi vuol far credere che ne è rimasto uno?
Giovanni, che ti sta succedendo?
Devo aver esagerato con il Giovanni tanto da farlo
arrabbiare molto. Così, a fine partita si deve essere vendicato chiudendo a
chiave il cancello di uscita dei tifosi dell’Avellino, nascondendo la chiave.
Mi scuso con loro se a causa mia hanno dovuto attendere
molto tempo prima di uscire.
Una chiara vendetta del Giovanni, che altro sennò?
Andando a casa ho litigato con uno spericolato guidatore che
alla rotonda, seppur arrivassi da destra, non mi ha dato la precedenza e voleva
avere pure ragione. Dal finestrino urlava “francese…francese…”, neppure ha
capito che sono piemontese. In Piemonte si beve davvero bene!
Intanto, in televisione c’era ancora una partita di serie A
iniziata da 112 minuti e probabilmente sospesa per qualche motivo. Mi sembra di
aver capito che c’erano stati scontri tra primo e secondo tempo, visto che il
commentatore diceva che il ritardo era dovuto a quanto accaduto al “BAR”.
Domani mattina tornerò dal Giovanni per convincerlo a farsi
curare seriamente.
Che prenda in giro i tifosi ci sta, ma che abbia convinto
Giorgio Arena, direttore del giornale di Alessandria, che ieri giocavano
davvero Juventus U 23 e Pro Patria è davvero troppo. Il problema è che l’ha
pubblicato sul giornale di oggi.
No, non può essere così! Non fatemi venire il dubbio che sia
tutto vero e che il pazzo sia io!
Giulio Passato.
0 commenti:
Posta un commento