Quanta tristezza per questo derby lombardo terminato a reti bianche.
Uno stadio grande con poche persone ( tutto il mondo è paese) e senza un tetto per i tifosi della curva che per 12 euro hanno visto la partita sotto secchiate di acqua a distanza siderale ( tutto il mondo non è paese, per stare al coperto servivano 22 euro). Un orario di inizio partita fantascientifico per la stagione: ore 17,30, ossia il timing perfetto per rompere a metà il pomeriggio e non fare niente prima e niente dopo, una città in stato di assedio illuminata dai lampeggianti blu delle forze dell'ordine per prevenire scontri tra due tifoserie prossime allo zero quanto a numerica a voglia di darsele.
In mezzo a tanta desolazione ecco la partita che non ha voluto sfigurare adattandosi perfettamente all'ambiente e al periodo proprio dei santi e dei morti di inizio novembre.
Fortunatamente giunge in aiuto lo stato del terreno di gioco che giustifica ampiamente una partita brutta, noiosa, senza emozioni se non un palo colpito dal Como e un incredibile goal sbagliato dal recidivo Pedone che aveva sul piede l'occasione per smentire quanto qui detto di lui la settimana scorsa sprecando clamorosamente l'occasione. Sarà per la prossima volta, anche se i treni a volte passano una sola volta.
Il resto è stata la fiera del lancio lungo, del fallo sistematico, del batti e ribatti, con superiorità territoriale del Como per tutta la partita e con un possesso palla ampiamente a favore dei lariani che però non ha prodotto nulla di più di un palo e un'occasione ben sventata da Tornaghi.
Se Sparta piange, certamente Atene non ride.
La Pro Patria? Non pervenuta in fase offensiva con portiere comasco rimasto inattivo sotto il diluvio per l'intera partita, mentre in difesa bustocca si sono fatti gli straordinari per tenere lontano il pallone dall'area di rigore con la forma di difesa più antica del mondo: palla avanti e pedalare, anzi nuotare visto lo stato del campo.
Alla fine è arrivato un pari che fa classifica, ottenuto su un campo dove non era semplice giocare, contro una squadra dai buoni valori, ma davvero chi era sugli spalti non si è divertito per nulla nel vedere una Pro Patria così rinunciataria.
In queste occasioni per diluire l'amarezza di un pomeriggio da dimenticare si dice sempre che il fine giustifica i mezzi. E, allora, diciamolo.
Flavio Vergni
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