Una sera come le altre, al Bar d’Asti, tra la stazione delle
Ferrovie Nord e il Palazzetto di via Ariosto, dove adesso c'è il fruttivendolo.
Nella sede del “Cuore Biancoblù” dei presidenti Caccia e
Cazzaniga, di Dario Malvestiti, di Aldo Bottigelli, di Giancarlo Bacchi, di
Gianni Rigon, di Angelo Piccinini, di Mantegazza e chi se lo ricorda più il
nome?
C’era anche il Santino.
L’anno era il 1987.
Entrò un raggio di luce che si rifletteva sulla quella
chioma sbarazzina.
Apparve subito timido, ma poi venne il dubbio che fosse
tristezza più che timidezza.
Ricordo quel momento come allora. Io e lui, seduti di fronte
al primo tavolo sulla sinistra appena entrati nel locale.
Uno sguardo spaesato che guardava il presente con preoccupazione
e scrutava il futuro con grande timore. Saltammo i convenevoli perché il suo silenzio faceva
capire che non ci sarebbe stata la risposta “tutto bene” alla classifica domanda
del come va.
Entrai subito a gamba tesa chiedendogli cosa lo preoccupasse
al punto da spegnere la luce nei suoi occhi. Si sfogò con garbo, delicatezza e sensibilità. Misurò le
parole, tenne un tono basso, quasi si vergognasse di dover condividere la sua
intimità.
Non fu un fiume in piena, ma lo scorrere di un ruscello che desiderava
farsi sentire senza esondare. La società in difficoltà economiche, i soldi che non
arrivavano, la bambina piccola e la compagna da mantenere, la lontananza da
casa, pesi che lo stavano sommergendo.
Colpì la sua franchezza, il suo bisogno di condividere con
qualcuno le sue preoccupazioni, troppo grandi per chi è troppo giovane ed aveva
già fatto scelte importanti nella sua vita.
Una vita tutta anticipata, troppo anticipata anche nella sua
fine.
Ricordo le ultime parole con le
quali ci salutammo.
Il mio invito di rivederci in un momento più felice per lui,
magari dopo una vittoria con un suo goal. Ricordo un debole sorriso colmo di pessimismo, il suo volto
triste, la sua voce bassa, quasi dimessa.
Si incamminò verso il suo destino che la domenica successiva
lo attendeva a Treviso.
Ci piace pensare che possa leggere da lassù questo ricordo.
Ci piace pensare che possa leggere da lassù questo ricordo.
Ci piace pensarlo finalmente felice, senza i pesi terreni che hanno zavorrato la sua
breve vita da campione nella vita e nello sport.
Ci piace pensare che vesta anche lassù la nostra maglia biancoblu.
Ciao Andrea!
Flavio Vergani
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