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Giordano Macchi, vicepresidente del nostro club, lo ha detto in modo chiaro: il nostro scudetto è la salvezza.
La strada per raggiungerla comprende un obbligo e una possibilità.
L’obbligo è la quota under da schierare  per diluire i costi di gestione, la possibilità è di giocare bene.
Gli allenatori del Gozzano ( che sta dietro) e del Renate (che sta davanti)lo hanno detto in modo chiaro: questa Pro Patria non gioca bene, non gioca a calcio, gioca sulle seconde palle e questo ha fatto arricciare loro il naso.
Risultato: nessuno dei due ha vinto con la Pro Patria.
Evidentemente per vincere e giocare bene serve altro che nessuno dei tre possiede.
Diverte la Pro Patria attuale? Poco, ma, tranne qualche eccezione che conferma la regola, non si vede all’orizzonte tutta questa qualità, neppure nelle famose corazzate pronte per la serie B.
Domenica in quel di Renate nessuno si è spellato le mani per il gioco della vice capolista, nonostante da quelle parti si dica che il calcio  è un ‘altra cosa rispetto a quello visto. Ripassare in futuro per vedere questo altro calcio.
Il Gozzano è piaciuto di più come manovra collettiva e idea di gioco, ma per settanta minuti. Le partite durano novanta e più e alla fine, soddisfatto il palato, è rimasta la bocca amara.
Eleven Sport permette una overview costante dei tre gironi per cui si può parlare a ragion veduta anche in senso generale.
La serie C è l’inferno del calcio, pretendere di vedere qualità abbinata ai risultati è difficile, quasi impossibile. Meglio concentrarsi sui risultati? Ovvio che si, anche se poi non ci si deve sorprendere se il pubblico langue.
Orari impossibili, servizi di qualità bassa abbinati a costi mediamente alti e spettacolo mediamente basso non vanno d’accordo.
Occorre farsene una ragione.
L’appassionato guarda al risultato, lo sportivo allo spettacolo. Ci sono pochi appassionati e molti sportivi che si riservano il diritto di scegliere il miglior spettacolo del week end.
La serie C non compete, inutile girarci intorno.
Chi era presente a Gozzano e Meda potrà testimoniare il livello di servizio riscontrato, il “mood” del pomeriggio, l’ingaggio commerciale dello spettatore prossimo allo zero.
C’è un costo da sostenere per tutto questo che si chiama biglietto di ingresso più costi di trasferta che fanno a pugni con un’offerta non esaltante.
Pensare che questo catalogo possa appassionare e coinvolgere sponsor altospendenti è pura illusione. Visibilità prossima allo zero, strategia commerciale non adeguatamente supportata (vedi orario di inizio del match), disinvestimento sulla categoria da parte delle maggiori testate giornalistiche (vedi Gazzetta dello Sport), non sono certamente degli assist per catturare i budget media di aziende in cerca di penetrazione nel mercato.
Quindi?
Semplice, la serie C deve cambiare prospettiva e il pubblico anche.
A parte chi è di passaggio o ha vinto la lotteria di capodanno come il Monza, il resto delle squadre dovranno profilarsi come serbatoio di giovani per autofinanziare un conto economico oggi insostenibile.
Una prospettiva di lungo periodo dove la pazienza dovrà essere “un must” per permettere di seminare oggi per raccogliere domani e, si spera, dopodomani.
Ghioldi, Marcone e Molinari adesso, Zaro prima, sono gli esempi virtuosi della Pro Patria 4.0 che sempre più dovrà conformarsi su un modello “tailor of made”di fabbricazione casalinga.
L’ambizione di vincere del passato si trasforma e diventa vincere con le risorse a chilometro zero quale conditio sine qua non per rendere sostenibile il progetto.
In casa biancoblù si sta lavorando in questa direzione da tempo, ma serve tempo. L’importante è che si sia intrapresa questa strada portandola avanti con coerenza e decisione.
Costa un po’ di fatica non vivere le emozioni del passato quando arrivavano a Busto i vari Tramezzani, Elia, Giorgio Morini, Manicone, campioni in grado di risvegliare l’interesse generale.
Oggi la sfida è molto più “challenging” richiedendo di creare un campione, piuttosto che celebrarlo, lanciarlo invece che farlo atterrare.
Un cambio di mentalità difficile, soprattutto per chi ha nel cuore e nella testa la Pro Patria di qualche tempo fa che richiede uno sforzo importante da parte di tutto l’ambiente.
Con una solo donna in “testa”, con 400 abbonati e qualche centinaio di paganti, la serie C per Busto è un lusso.
Occorre adattarsi con quel che serve per non perderla, riconquistarla sarebbe impresa ai limiti dell’impossibile.
Flavio Vergani
 
 
 

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