La strada per raggiungerla comprende un obbligo e una
possibilità.
L’obbligo è la quota under da schierare per diluire i costi di
gestione, la possibilità è di giocare bene.
Gli allenatori del Gozzano ( che sta dietro) e del Renate
(che sta davanti)lo hanno detto in modo chiaro: questa Pro Patria non gioca
bene, non gioca a calcio, gioca sulle seconde palle e questo ha fatto arricciare
loro il naso.
Risultato: nessuno dei due ha vinto con la Pro Patria.
Evidentemente per vincere e giocare bene serve altro che
nessuno dei tre possiede.
Diverte la Pro Patria attuale? Poco, ma, tranne qualche
eccezione che conferma la regola, non si vede all’orizzonte tutta questa
qualità, neppure nelle famose corazzate pronte per la serie B.
Domenica
in quel di Renate nessuno si è spellato le mani per il gioco della vice capolista,
nonostante da quelle parti si dica che il calcio è un ‘altra cosa rispetto a quello visto. Ripassare in futuro per vedere questo altro calcio.
Il Gozzano
è piaciuto di più come manovra collettiva e idea di gioco, ma per settanta
minuti. Le partite durano novanta e più e alla fine, soddisfatto il palato, è
rimasta la bocca amara.
Eleven Sport permette una overview costante dei tre gironi
per cui si può parlare a ragion veduta anche in senso generale.
La serie C è l’inferno del calcio, pretendere di vedere
qualità abbinata ai risultati è difficile, quasi impossibile. Meglio
concentrarsi sui risultati? Ovvio che si, anche se poi non ci si deve
sorprendere se il pubblico langue.
Orari impossibili, servizi di qualità bassa abbinati a costi
mediamente alti e spettacolo mediamente basso non vanno d’accordo.
Occorre farsene una ragione.
L’appassionato guarda al risultato, lo sportivo allo
spettacolo. Ci sono pochi appassionati e molti sportivi che si riservano il
diritto di scegliere il miglior spettacolo del week end.
La serie C non compete, inutile girarci intorno.
Chi era presente a Gozzano e Meda potrà testimoniare il
livello di servizio riscontrato, il “mood” del pomeriggio, l’ingaggio
commerciale dello spettatore prossimo allo zero.
C’è un costo da sostenere per tutto questo che si chiama
biglietto di ingresso più costi di trasferta che fanno a pugni con un’offerta
non esaltante.
Pensare che questo catalogo possa appassionare e coinvolgere
sponsor altospendenti è pura illusione. Visibilità prossima allo zero,
strategia commerciale non adeguatamente supportata (vedi orario di inizio del
match), disinvestimento sulla categoria da parte delle maggiori testate
giornalistiche (vedi Gazzetta dello Sport), non sono certamente degli assist
per catturare i budget media di aziende in cerca di penetrazione nel mercato.
Quindi?
Semplice, la serie C deve cambiare prospettiva e il pubblico
anche.
A parte chi è di passaggio o ha vinto la lotteria di
capodanno come il Monza, il resto delle squadre dovranno profilarsi come
serbatoio di giovani per autofinanziare un conto economico oggi insostenibile.
Una prospettiva di lungo periodo dove la pazienza dovrà
essere “un must” per permettere di seminare oggi per raccogliere domani e, si
spera, dopodomani.
Ghioldi, Marcone e Molinari adesso, Zaro prima, sono gli
esempi virtuosi della Pro Patria 4.0 che sempre più dovrà conformarsi su un
modello “tailor of made”di fabbricazione casalinga.
L’ambizione di vincere del passato si trasforma e diventa
vincere con le risorse a chilometro zero quale conditio sine qua non per rendere
sostenibile il progetto.
In casa biancoblù si sta lavorando in questa direzione da
tempo, ma serve tempo. L’importante è che si sia intrapresa questa strada portandola
avanti con coerenza e decisione.
Costa un po’ di fatica non vivere le emozioni del passato
quando arrivavano a Busto i vari Tramezzani, Elia, Giorgio Morini, Manicone,
campioni in grado di risvegliare l’interesse generale.
Oggi la sfida è molto più “challenging” richiedendo di
creare un campione, piuttosto che celebrarlo, lanciarlo invece che farlo
atterrare.
Un cambio di mentalità difficile, soprattutto per chi ha nel
cuore e nella testa la Pro Patria di qualche tempo fa che richiede uno sforzo
importante da parte di tutto l’ambiente.
Con una solo donna in “testa”, con 400 abbonati e qualche
centinaio di paganti, la serie C per Busto è un lusso.
Occorre adattarsi con quel che serve per non perderla,
riconquistarla sarebbe impresa ai limiti dell’impossibile.
Flavio Vergani
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