Deludente partita
della Pro Patria che cade per uno a zero con l’Arezzo e fa felici i toscani
alla loro prima vittoria in trasferta.
Un premio per i
suoi supertifosi Franco e Massimo che non hanno mai perso una trasferta, a
parte quella di Alessandria con la Juventus U23 per puri motivi ideologici. Di
loro parleremo in separata sede per celebrare la loro passione per questo
calcio che piace sempre meno ai tifosi.
E, a proposito di
calcio che non piace, non possiamo non parlare della partita di oggi che ha
offerto una qualità mediocre e uno spettacolo davvero deprimente.
L’ Arezzo si è
presentato a Busto con numerose assenze, tra la quali le punte Gori (9 reti)e
Cutolo, (11 reti),ma, nonostante questo, ha centrato la prima vittoria lontano
dalle mura di casa.
Gli ospiti sono
apparsi agili nelle ripartenze e veloci nel pensiero quel tanto che è bastato
per far andare in confusione i difensori bustocchi che hanno offerto su un
piatto d’argento due occasioni clamorose agli avversari. La prima con Caso ipnotizzato
da Mangano e la seconda con Belloni che la metteva dentro in tap in, dopo un
errore di Molnar in fase di ripartenza.
La Pro Patria
subiva il colpo e la successiva timida reazione non portava a nessun pericolo
per la porta ospite.
Centrocampo lento
con un Bertoni lezioso e scolastico nell’interpretazione tattica, Galli
inguardabile nel ruolo adattato di interno di centrocampo, un attacco sterile
con un Mastroianni eccessivamente preoccupato di ingannare l’arbitro con cadute
discutibili nei contatti con il difensore amaranto, ma poco attivo nel rendersi
pericoloso in area avversaria, non contribuivano certamente alla miglior
interpretazione del calcio che dovrebbe prevedere, oltre alla quantità, anche
la qualità.
In novanta minuti
la Pro Patria non ha praticamente mai tirato in porta, nonostante giocasse in casa, contro una
squadra di pari livello e sotto di un goal.
Se questo non
basta per generare almeno una reazione d’orgoglio, una risposta agonistica, una
energia tigrotta, evidentemente c’è qualcosa che non va.
Qualcosa di ormai
cronico che colpisce i tigrotti nelle gare casalinghe, facendoli apparire
spuntati e senza quella cattiveria agonistica che ha reso famoso che ha vestito
nel passato questa maglia.
Ora, che il
budget in casa biancoblù non permette voli pindarici e deve tenere ancorate a
terra ogni ambizione è cosa nota e del tutto condivisibile, ma che questa
squadra non abbia le possibilità di dare qualcosa in più in termini di
personalità, coraggio di rischiare e voglia di soffrire, crediamo che sia
perlomeno discutibile.
Ci sono molti
modi di perdere una partita, alcuni persino accettabili, ma, non arrivare mail
al tiro, giocare 90 minuti nell’identico modo, seppur si cambino gli attori in
campo, affidandosi costantemente a lanci lunghi nella speranza che la seconda
palla premi gli avanti bustocchi, piuttosto che far passare ossessivamente la
palla dai piedi di Bertoni, senza mai un cambio di marcia, un’improvvisazione,
un salto dell’uomo, è il modo peggiore che lascia più amareggiati da un lato e perplessi
dall'altro.
A fine partita,
qualcuno dagli spalti applaudiva convinto la prestazione dei tigrotti. Cosa abbia avuto da applaudire è una domanda che fatica a trovare una risposta.
Flavio Vergani
0 commenti:
Posta un commento