Pubblichiamo il ricordo di Marilena Lualdi pubblicato su www.varesenoi.it.
Grazie Marilena.
Un uomo che non veniva da lontano, solo apparentemente qualche metro più in là. L’abbiamo scoperto perché suo nipote giocava nella Pro, ma non capivo che c’era qualcosa di più, di precedente.
Sì, Francesco era più dentro questa storia di noi. Busto, la Pro Patria e qualcosa che abbracciava tutto forte, senza soffocarlo.
Si chiama Francesco Bonfanti, questo amico di tutti noi tifosi volato via, l’ultimo messaggio che mi ha mandato una storia terribile e bellissima. L’ultimo desiderio: rivederci tutti insieme a Crespi D’Adda.
Se chiudo gli occhi, rivedo troppe scene. Le riunioni per il Tigrottino, quello che doveva salvare il mondo, con Luca: mica compiacere qualcuno o apparire in qualche effimera sequenza. La mattina tra i ragazzi della Bertacchi a farli volare, sotto lo sguardo disciplinato e così libero della loro insegnante, Alessandra Colombo.
Io l’ho visto, Francesco, classe 1956 e ragazzino puro, liberarci tutti dai nostri ceppi.
E fino all’ultimo provarci ancora.
Crespi d’Adda è Busto all’ennesima potenza (fondata da un mio avo del ramo nobile, come spiegava la mia bisnonna, ma pur sempre un Tengitt che implorò la nostra Madonna dell’Aiuto) e nessuno me l’ha spiegata bene come lui, nel suo orto ordinato senza essere schiavo di regole, in un’estate calda e non pigra.
Francesco e la voglia di vivere.
Francesco e la pensione.
Francesco e la voglia di ascoltare.
«Marilù, parlami dell’emozione, quella che ti chiude il fiato».
Stava preparando il pezzo sull’incontro con il Papa, per il Tigrottino.
Poi mi hai scritto una storia lunghissima, che hai avuto la forza di liberare. Io l’ho divorata, ma non capita. Perché ancora ero troppo lontana.
Adesso prendo le ultime parole come una promessa, Francesco.
«Mi rivedrà presto, eccome se mi rivedrà».
Ti rivedremo, Francesco, eccome se ti rivedremo.
Marilena Lualdi
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