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Andrea Disderi, anzi, il professor Disderi, vista la laurea conseguita al Suism di Torino in Scienze Motorie alla quale fanno seguito la laurea magistrale in   “Scienze e Tecnica dell’allenamento” e  il Master in “Traumatologia”. Non finisce qui, infatti ottiene anche il patentino di Preparatore Professionista e quello di Allenatore Uefa B. Insomma, un tipo giovane (classe 1983), ma già vincente, visto il suo curriculum di tutto rispetto.  
Biellese, proprio come il direttore generale Sandro Turotti che ha visto in lui la persona giusta a cui affidare la preparazione atletica dei giocatori della Pro Patria.
Lo raggiungiamo telefonicamente nelle prime ore del mattino,  mentre porta a spasso il suo cane nella ventosa Chiavari, dove risiede e dove ha vinto molto.

Vero Andrea?  
Proprio così, con L’Entella abbiamo vinto diversi campionati, fino ad arrivare in serie B con mister Prina.

Dopo? 
Mantova, sempre con Prina, lì le cose andarono male a livello economico e il progetto non ebbe seguito.

E, quindi Busto... 
Ho risposto alla chiamata del direttore Turotti, un biellese come me. Non lo avevo mai conosciuto di persona, ma per quello che ha fatto nel calcio. Non ci ho pensato un attimo: trattativa lampo ed eccomi qui. Con mister Prina ero responsabile del settore giovanile, ma mi sento più a mio agio nel rapporto con i giocatori “adulti”, per cui mi sono rimesso in gioco a Busto.

Chiavari e Busto, due realtà diverse? 
A Chiavari c’erano disponibilità economiche importanti, si sta facendo molto, ma è una società ancora in fase di maturazione a livello di importanza storica. La Pro Patria ha una storia importante, una tifoseria che si tramanda di padre in figlio la passione . Lo vedo dai numerosi giornalisti che la seguono, dai molti club dei tifosi presenti, oltre che dal coinvolgimento quotidiano. Un po’ come a Mantova, mentre a Chiavari non era così.

Cosa ti ha colpito alla Pro Patria?
La voglia di fare dei giocatori e dello staff sia tecnico, sia dirigenziale. Ci sono, inutile negarlo, meno disponibilità economiche, ma l’organizzazione, la cultura del lavoro e la competenza sono davvero ai massimi livelli. Mi ha colpito vedere come i giocatori più esperti siano d’esempio per i più giovani. Arrivano allo stadio per primi e vanno via per ultimi. Non è scontato, a volte, a fine carriera il giocatore si comporta diversamente. Credo che l’esempio di Fietta, Colombo, Tornaghi, Le Noci siano il miglior modo per far maturare i giovani e questo è un valore della Pro Patria davvero importante.

Passiamo ad altro…
No, un attimo. Prima ci terrei a dirti che, mentre, per esempio, in altre società, questa sosta ha comportato qualche problema di natura economica, noi abbiamo già preso gli stipendi, questo per l’estrema grande serietà della nostra presidente. Un altro valore importante che va riconosciuto alla Pro Patria. Ha ricostruito una società che tre anni fa era morta.  

Hai vinto tanto nella tua carriera, ma il ruolo del preparatore atletico a volte non ha lo stesso riconoscimento di quello dell’allenatore e dei giocatori. Ti dà fastidio questo fatto?
Ti ringrazio per questa domanda che mi permette di dire che non è per niente così.  
I tifosi da fuori non percepiscono il nostro lavoro. Siamo un team invisibile che lavora dietro le quinte, ma abbiamo una grande importanza. Preparatori atletici, sanitari, fisioterapisti, per chi se lo può permettere metal coach, vivono al 101% il rapporto con gli atleti con un supporto non solo finalizzato alla preparazione fisica, ma anche psicologica, motivazionale, di supporto a 360 gradi. Per cui, certamente ci sentiamo coinvolti nelle vittorie e nelle sconfitte con gli stessi sentimenti.

Hai il patentino di allenatore, però fai il preparatore atletico, come mai? 
Il calcio è cambiato, oggi il preparatore atletico fa lavorare molto con la palla, bisogna essere “situazionali” ed essere allenatori aiuta a completare una preparazione fisica finalizzata alla tecnica e alla tattica.

Durante la settimana sullo “Speroni” volano i droni?
Certamente! E’ stato un mio investimento personale. Ho acquistato un drone per osservare dall’altro la fase tattica e vedere gli spostamenti dei giocatori. Quando mister Javorcic ha saputo di questa possibilità mi ha abbracciato dalla gioia, ai tempi si poteva ancora!

Invece, il Gps…?
E’ un supporto tecnologico addizionale, non è i Vangelo. Diciamo, per fare un esempio, che se l’allenamento prevede che un giocatore faccia un certo chilometraggio pari a quello che richiede una partita e a fine allenamento ha corso un chilometro in meno dello stabilito, con il drone posso verificare la qualità degli spostamenti e trarre utili conclusioni sul rapporto quantità su qualità. Siamo avanti qui, pensa che durante il corso di Coverciano che sta sostenendo mister Javorcic, hanno detto che per il futuro è importante che le squadre dispongano di drone e Gps.  Bene, a Busto siamo già nel futuro.

A proposito di mister Javorcic?
Un grande allenatore con una mentalità aperta. Mi lascia spazio per esprimermi e ha una cultura straniera positiva. Con lui mi trovo davvero bene.

Intanto, però, i giocatori riposano
Assolutamente no! I giocatori si stanno allenando in smart working!

Prego?
Ho dato loro i compiti a casa. Cicli di lavoro per forza, intensità, resistenza. L’ultimo allenamento è stato il 10 Marzo, ma non credere che poi sia stata vacanza. E’ vero, le ultime restrizioni del Governo hanno reso più difficile allenarsi all’aperto, ma ho subito cambiato la tabella giornaliera con esercizi di cardio fitness, alta intensità, forza elastica, ripetute e tanto altro.

Quindi? Pronti per tornare in campo nel caso riprendesse il campionato?
Precisiamo: se si tornasse ad allenarsi tra 15 giorni, cosa che reputo difficile, la voglia di giocare e l’allenamento di questi giorni, farebbero si che la preparazione atletica sarebbe accettabile. Se dovessimo andare oltre allora cambierebbe tutto.

Ossia?
Non dico che si dovrebbe rifare la preparazione estiva, ma quasi.L’ultima paertita giocata sarebbe quella con l’Arezzo del 16 Febbraio. Riprendere il ritmo partita richiederebbe un lavoro ben diverso da quello che oggi stiamo sostenendo.

Hai allenato super atleti?
Il super atleta è colui che sa pensare un attimo prima dell’avversario. Come in un film quando si blocca un frame e tu intuisci già cosa accadrà in quello successivo. La velocità di pensiero unisce la qualità tecnica con la fisicità e questo fa la differenza.

Qualche nome?
Ricchiuti e Vannucchi, Zampano, tre esempi di fisicità, tecnica e velocità di pensiero.

Nella Pro Patria ?
Colombo non ha giocato in serie A per caso, Fietta non è arrivato in B per caso. Poi, voglio citare Le Noci, un giocatore che a mio avviso avrebbe potuto arrivare molto più in alto, ma che comunque dimostra alla sua età quanto sia forte.

Il sogno nel cassetto?
Sono interista, mi piacerebbe diventare preparatore atletico dei nerazzurri.

Volando più basso? 
Tornare , magari con la Pro Patria, in serie B.

I tuoi punti di riferimento? 
Riccardo Capanna, che ha collaborato con mister Ranieri quando era alla Juventus, alla Roma e all’Inter. Poi, tanti altri tra i quali Pintus, Bertelli e Scotti.

Cosa ti piacerebbe accadesse domani? 
Tornare a Busto con i ragazzi, vederli giocare, sentire  la voce del vostro tifo, ritrovare il mio mondo.

Flavio Vergani 



Si ringrazia Nicolò Ramella, addetto stampa della Pro Patria, per la collaborazione.

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