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C’è voglia di calcio e di normalità, c’è voglia di Pro Patria.
Per respirare una boccata d'aria biancoblù, abbiamo scambiato due parole con il suo condottiero: mister Ivan Javorcic.
Come sempre, grande disponibilità, cortesia e gentilezza nel soddisfare ogni curiosità.

Come sta mister?
Sto bene, sono a Busto con la mia famiglia e la nonna e tutti siamo in buona salute.

Come passa queste giornate?
Sono giorni impegnativi: mi godo la famiglia in un modo diverso rispetto a quando devo preparare la partita. In particolare, condivido il tempo con le mie due figlie e questo mi arricchisce molto.
Poi, leggo, guardo partite, insomma, non mi annoio.

Che libro ha sul comodino?
Più di uno. Mi piace spaziare tra diversi argomenti e in questi giorni lo posso fare più di altre volte.

Qualche titolo da consigliare?
Sto leggendo “Silicio”, di Federico Faggin, detto lo Steve Jobs italiano. E’ l’inventore del touch screen e del microprocessore, un personaggio di grande livello la cui storia mi ha incuriosito.

Non ci dica che non sta leggendo nulla di calcio.
Infatti, non lo dico, sto leggendo un libro scritto in spagnolo che tratta le affinità dei gruppi di successo.

In spagnolo?
Si, conosco lo spagnolo, è una delle quattro lingue che parlo. Inglese, italiano e croato sono le altre.

Ripartirà il campionato?
Da appassionato lo spero, ma di più non posso dire. Leggo troppe cose sul tema, alcune che mi piacciono poco. Credo che ci siano gli organi competenti in grado di decidere sul tema. Quando lo faranno significherà che ci sarà la sicurezza necessaria per tutti per ripartire.

Nel caso si ripartisse, sarà come iniziare un nuovo campionato?
Sicuramente, sarà come una nuova stagione e le prime partite saranno come la Coppa Italia di agosto.

Se, invece, non si ricominciasse, ci sarebbero cinque mesi di stop prima del nuovo torneo. Un’esperienza nuova da gestire. Come se la immagina?
Credo che la ripartenza dovrà essere gestita con molta attenzione e gradualità. Dipenderà anche dal lavoro che i ragazzi potranno fare. Per questo occorre capire se e quando cambieranno le regole di allenamento all’aperto. Insomma, tante variabili da considerare.

Com’è l’umore della truppa?
Buono. Sento i ragazzi spesso, cerco di supportarli nel morale e grazie al nostro bravo preparatore atletico stanno facendo un buon lavoro a casa. La squadra, per noi tutti, è una seconda famiglia, è quindi importante mantenere vivo il rapporto quotidiano.

Se finisse qui il campionato, che valutazione darebbe a quanto fatto? Un percorso identico a quello dello scorso anno, ma, prima era definito fantastico, quest’anno normale. E’ proprio vero che l’appetito vien mangiando.
Rispondo con una frase già detta nel passato: per me siamo stati straordinari nella normalità. Ossia, abbiamo raggiunto la normalità con un lavoro straordinario, più completo, più difficile rispetto allo scorso anno. Abbiamo mandato in goal 17 giocatori e questo grazie allo sviluppo della qualità negli allenamenti.

Dicono che questa squadra sia lo specchio del suo allenatore, ossia grande organizzazione.
Le trova un complimento, oppure le dà fastidio questa definizione un po’ riduttiva?
Nessun fastidio. Faccio l’allenatore e ho il compito di scegliere il sistema di gioco adatto a far emergere le qualità dei ragazzi di cui dispongo. Un principio basilare che permette a tutti di esprimersi al meglio.

Cosa le sta dando in più il corso di Coverciano?
Moltissimo. Il confronto con giocatori che hanno giocato in serie A e con docenti di grande livello aiuta a migliorare. Ho visto allenamenti di squadre di serie maggiore e da lì si impara molto.

Chi sono i suoi compagni di banco?
Ce ne sono molti, tra cui: Pirlo, Samuel, Toni, Chivu, Bonera.

E’ d’accordo sulla riduzione degli stipendi?
Non ha senso parlare di questo argomento. Anche qui, ho letto di tutto e di più e non tutto condivisibile da parte mia. Quando sarà deciso qualcosa a tale riguardo ci siederemo al tavolo con la dirigenza e ne parleremo. I giocatori, da sempre, si sono mostrati attenti e sensibili nell’approcciare temi sociali e anche questa volta lo faranno.

Se fosse finito il campionato, bisognerebbe parlare del futuro. Un futuro che si chiamerà Testa e Turotti e Javorcic?
Capisco la domanda, ma anche qui ha poco senso parlarne adesso. Quello che è importante è sapere che i tifosi potranno avere due anni di calcio garantito dalla presidente Testa e dal direttore sportivo Turotti. Per cui, avranno garantito la tensione della partita, le trasferte, l’orgoglio di vedere la propria squadra giocare in tutti gli stadi. Io sono legatissimo a questa società, ho cucito i suoi colori sulla pelle, posso solo esprimere grande riconoscenza nei confronti della presidenza e del direttore sportivo. Percepisco tutta la loro stima e questo peserà sulle mie decisioni future.

Le disgrazie non vengono mai da sole, al Corona virus si è sommato il terremoto nella sua terra d’origine.
Si, proprio così. Ho parenti e amici a Spalato e a Zagabria e per me è stato un incubo sentire del terremoto in Croazia. Ho avuto molta paura. Fortunatamente nessun danno alle persone, ma non sarà stato facile per loro vivere in contemporanea l’epicentro del terremoto e l’epicentro del Corona virus nello stesso momento. Un attimo prima hanno detto di non uscire di casa per evitare il contagio, un attimo dopo hanno chiesto a tutti di uscire in strada per evitare eventuali crolli.

Speriamo di rivederci presto allo stadio. 
Certamente, adesso però dobbiamo stare in casa e cogliere le positività che questo momento ci regala. Voglio ringraziare chi è in prima linea a combattere questa emergenza. Persone che ci permettono di vivere serenamente nelle nostre case questo brutto momento. Le ringrazio con tutto il cuore.

Flavio Vergani

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