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Carlo Reguzzoni( Busto A. 1908-1996) e Alfredo Monza ( Busto A.1911-Roma 1974),  cugini di primo grado,  sono nati e cresciuti al “ Don Paolo “ ovvero  rione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, a pochi metri l’uno dall’altro.
Tirano i primi calci, l'uno in attacco l'altro in difesa,  all’oratorio, alla Capuana, poi, già bravi allo Stadium di via Valle Olona.
“ Carletto “   giovanissimo, gennaio 1925  scalda da subito la platea biancoblu con arrembanti  sciabolate alle difese avversarie, “ Alfredo “ terzino inflessibile/elegante gli gioca accanto nel marzo 1930. La Pro Patria mette sotto la Pro Vercelli con  rete di Reguzzoni, mantiene la rete inviolata grazie alla meticolosità di Monza.
Tre mesi dopo Reguzzoni passa al Bologna,  ne diventa massimo cannoniere con 147 reti segnate in A, Monza nel'33 passa al Livorno, nel'35 alla Lazio gioca ininterrottamente 222 gare a far data del 18 giugno 1933 Fiorentina-Pro Patria 1 a 0  al 10 novembre 1940  Livorno-Lazio 2 a 1.
Dopo gli eventi del luglio 1943, la sospensione di ogni attività agonistica decretata dal CONI, il susseguente sciogliete le righe imposto dalla FIGC Reguzzoni e Monza rientrano a Busto, al Don Paolo, dove tengono casa. Carletto si accasa alla Pro Patria Alfredo opta per la Cremonese entrambe partecipi al Campionato Alta Italia 1944 girone Lombardia.
Il 13 febbraio 1944 i cugini bustocchi entrano affiancati allo stadio Zini di Cremona, sorridenti. Poi via per gli eventi di gara, Reguzzoni sgroppante al solito, quasi imprendibile, ma a bocca asciutta, Monza elegante, imbattibile nello stacco, cerbero sul puntero avversario. E' secco 3 a 0 per i padroni di casa e sorrisi sinceri tra i due campioni made in Busti Grandi.
Dopo la guerra Reguzzoni e Monza si occupano dei giovani della Pro Patria : Monza mi promuove tigrotto, poi rientra a Roma,  Reguzzoni mi allena per un paio di stagioni difficili da scordare.
Nessun abbecedario calcistico, tanto  pratico lavoro sul campo ottimizzato a specifiche attribuzioni di squadra, saggezza utile a  mantenere la testa sulle spalle.

Giorgio Giacomelli

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