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Marco Tardelli, indimenticabile campione del mondo nel 1982, è candidato a sostituire Tommasi a capo all'Associazione calciatori, che è un po' il sindacato di categoria degli stessi.

La sua intervista, rilasciata a "TuttoC" è piena di verità e fotografa perfettamente l'immobilismo della categoria che perde tempo a lamentarsi senza impegnarsi in riforme che possano farla uscire dallo zona d'ombra nel quale era caduta e nell'area buia nella quale cadrà nel dopo Covid.

Una categoria che, per la maggioranza delle società, vive grazie all'effetto bancomat garantito dalle quote giovani che, bravi o non bravi che siano, portano tanti più soldi, tanto più sono giovani e tanto più giocano.

La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: qualità media sempre più bassa, con particolare estremo decadimento in ruoli come quello del portiere e dei difensori esterni, spesso riservati a questi under quale soluzione meno impattante e meno rischiosa nell'economia del gioco.

Qualità bassa significa meno spettatori, meno spettatori significa meno sponsor, meno sponsor significa meno indotto e meno sviluppo.

E' chiaro al mondo che nella situazione economica nella quale si trova il paese risulterà difficile pensare a contributi per il calcio minore, meglio pensare ad una riforma che possa dare il giusto profilo ad una categoria che di professionistico ha solo i costi.

Una realtà chiara al mondo, ma non alla dirigenza federale che si arrabatta con sterili discorsi sperando che arrivi la cascata d' oro degli aiuti statali, come se il calcio di serie C fosse la priorità di uno stato sulle ginocchia. Ci mancherebbe anche questa.

Se alle già ridicole richieste fatte alle società nel tempo, quali inutili stewards  in stadi con poche decine di tifosi, tornelli, biglietti elettronici, seggiolini obbligatori e fari potenziati per una pseudo emissione in streaming, si somma la procedura Covid a tutela della salute degli atleti, si può ben capire che le società sono chiamate al perfetto suicidio economico. Da capire quante saranno disponibili a farsi svenare da un calcio senza futuro e quanti abbandoneranno la partita. Certamente chi lo farà avrà tutte le ragioni per farlo.


Le dichiarazioni di Marco Tardelli:

"Non è la A il problema, è il calcio minore. La Serie C. Con un paio di squadre, Siena e Sicula Leonzio, che non possono iscriversi. Con stipendi arretrati ancora da pagare. Con la regolarità dei campionati a rischio. Con altre situazioni che scoppieranno come sempre durante l’anno. Avevo sperato che il lockdown fosse un’occasione per le riforme indispensabili, per cambiare finalmente il calcio. L’abbiamo persa. Ma lo sanno tutti che il sistema non è più sostenibile. Tutti sanno tutto, ma da anni non si agisce. Solo che non può andare avanti così, tra aiuti federali e dello Stato. Fino a quando?"..

"Io candidato alla presidenza dell'AIC? Potenziale candidato: finché non abbiamo la data, chissà quando, nessuno può presentarsi. E nessuno ha la bacchetta magica. Ma la riforma di Spadafora era qualcosa, c’erano anche idee buone che sostengo da tempo. Niente. Rimesso tutto in discussione. Idee? Cancellazione graduale del vincolo. Professionismo femminile. Tutela del calcio dilettantistico. Valorizzazione dei giovani. Ora l’Aic può e deve mettersi in moto. Deve essere determinante nel sistema". 

"Deve trovare la forza in se stessa, non cercare alleanze per avere potere. Tutelare i calciatori. Aiutare a smentire la credenza che siano tutti ricchi e viziati. Deve sostenere tutti, fino all’ultimo ragazzo di terza categoria. E aiutare per il dopo carriera dei meno fortunati, quando tutto è più difficile. Quello che c’è ora non è sufficiente. I calciatori devono essere al centro". 

Flavio Vergani

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