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Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, persegue l’obiettivo di rendere la serie C uno strumento di avviamento allo sport per i giovani, uno strumento “social”, inteso nel senso primitivo della parola, ossia un modo per aggregare i giovani nei centri sportivi, favorendo la crescita del ragazzo in un ambiente dove il rispetto delle regole è la “conditio sine qua non” per l’appartenenza.

Un progetto del tutto ammirevole, però, alle parole devono seguire i fatti e gli esempi del presente devono essere virtuosi per dare frutti nel futuro.

Per esempio, se si volesse trasmettere un messaggio virtuoso agli stakeholders riguardante la diversità degli sportivi in virtù del loro essere ispirati alle regole dello sport, che permetterebbe di tornare negli stadi appena la pandemia attenuerà il suo morso, occorre, fin da subito, trasmettere questa diversità con i fatti e non solo con le parole.

Invece, basta uno zoom delle telecamere sulle tribune degli stadi di serie A per vedere i vari Nedev, Marotta, Paratici e chi più ne ha più ne metta con mascherina abbassata, o mancante, ignorando totalmente le regole di frequentazioni degli impianti sportivi.

Situazione generalizzata in tutti gli stadi di tutte le categorie, Busto compreso, dove i presenti a vario titolo, hanno spesso mostrato totale mancanza di rispetto di questa elementare regola.

In campo non va meglio, quanto a rispetto delle regole e a comportamenti virtuosi.

Come sarebbe finita la partita di ieri se, per esempio, al posto di quattro minuti di recupero concessi dall’arbitro, ne fossero stati concessi solo due?

Non esiste la controprova, ma è possibile che la Carrarese avesse vinto.

Fortunatamente, questa volta, il destino ha punito chi, come il “chiacchierone” portiere ospite ha perso un mare di tempo solo per rimettere in gioco un pallone. Sembrava stato colto da improvviso ictus celebrale con immediata paralisi degli arti inferiori. Oppure, cosa dire al giocatore sostituito che un attimo prima sprintava alla pari con la freccia Latte Lath e un minuto dopo si trascinava sul campo quasi avesse necessità di una sedia a rotelle per raggiungere la panchina dopo la sostituzione?

Il calcolo dei furbi è presto fatto: in genere nel secondo tempo avvengono sei turni di cambi.

Ognuno porta via circa 30 secondi, per un totale di 180 secondi. Per cui, siamo a 3 minuti persi di default.

Ne segue che, visto che al massimo vengono concessi 5 minuti di recupero e non di più, si premiano i furbi che sono abili a perdere ben più dei due minuti aggiuntivi che l’arbitro concede al netto delle sostituzioni.

Tutto questo con l’approvazione della terna arbitrale e dell’inutile quarto uomo( confermiamo l’aggettivo e ieri ne abbiamo avuto l’ennesima conferma).

Una figura la cui primaria preoccupazione è quella di far rimanere i giocatori che si riscaldano prima di entrare in campo nell’area adiacente la panchina, facendo lo gnorri per tutto il resto che accade in campo e fuori, è un insulto alla sportività e una dichiarazione di inutilità congenita del ruolo.

I giovani che osservano il calcio imparano che allo stadio si sta senza mascherina, che in campo si può perdere tempo con comportamenti antisportivi, oppure si può simulare per avere un calcio di rigore, oppure si possono fingere improvvisi svenimenti, o traumi cranici dopo colpi irrisori, pur di vincere, pur di speculare, pur di vincere la gara della furbizia.

Bene, anzi male, fino a che questi comportamenti che esistono da sempre, esisteranno per sempre, l’obiettivo di Ghirelli rimarrà sulla carta. Detto, ma mai scritto, annunciato, ma mai inseguito, tra gli obiettivi, ma mai il vero obiettivo.

Difficile raddrizzare una pianta storta, ma quelle che vengono seminate adesso dovrebbero essere messe nelle condizioni per crescere correttamente. Se, invece, come sembra, il progetto prevede che giochino dei giovani sempre e comunque, bravi o non bravi, eticamente inappuntabili o moralmente discutibili, l’importante è che portino contributi al sistema, allora il progetto di cui si parla è un altro, i fini diversi e gli obiettivi lontani dal focus comunicato.

Inutile però cercare di convincere del contrario, perchè i fatti parlano più della parole.

Flavio Vergani

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