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La sconfitta della Pro Patria ha riportato la normalità di sempre.

Dopo 11 risultati positivi la notizia dovrebbe essere la straordinaria performance ottenuta, invece la ribalta è tutta per la sconfitta, le sue cause e i suoi effetti.

Fa più rumore un albero che cade, che undici che crescono.

E’ tornata la normalità, dopo settimane di noiosi silenzi, di vittorie e pareggi eccellenti, archiviati frettolosamente e con persino imbarazzante semplicità.

Quasi un andamento noioso, destimolante, anestetizzante, per una normalità poco ingaggiante, una tranquillità poco sfidante, una realtà esageratamente rilassante.

Tutti bravi in campo e fuori, classifica che dovrebbe dare sensi di vertigine e invece non procurava antiche passioni e popolari partecipazioni.

Per fortuna è arrivata la sconfitta, caro vecchio termine inciso nel Dna del tifoso di questa generazione, che l’ha conosciuta a fondo, frequentata per anni, combattuta vanamente per decenni.

Offerta in differenziati menù: spontanea, procurata, scommessa e persino programmata.

Un all inclusive da quattro stelle con portate generose e differenziate.

Nella prima domenica di Quaresima, come poteva mancare il digiuno della vittoria per riproporre, almeno per un attimo, la sensazione della sconfitta ormai dimenticata, per far rivivere per un attimo la solita realtà di sempre. Quell’amarezza profonda che ti stringe lo stomaco e abilita il cervello a giudicare tutto e tutti con precisione da cecchino?

Un giorno indimenticabile, il giorno del ricordo dei tempi che furono, la possibilità di rivivere quello che si era e che da tempo non si è più.

Gli special guest presenti sugli spalti che non le mandano certamente a dire ai tigrotti, le scelte dell’allenatore chiaramente sbagliate, i giocatori senior che “non ce la fanno più”, i giovani che sono “naranzi”, gli avversari lodati per il gioco, per la tattica, per l’organizzazione.

Tornano i negazionisti (“ l’ ho sempre detto che non siamo da quarto posto”), i disfattisti ( “qualche giocatore di questi non giocherebbe nemmeno in serie D”), i complottisti ( “ ci stiamo tirando indietro per non andare in B”) e gli specialisti(“hanno ragione quelli di TuttoLegaPro a dire che Javorcic non può allenare in B, oggi l’ha persa lui la partita”).

Le difese di ufficio che fanno notare che la Pergolettese aveva 16 punti in meno dei tigrotti, che i nostri giocatori hanno diversi meriti attestati dai numeri e che l’allenatore è lo stesso che ha vinto quello che sappiamo, vengono spazzate via da cotanta competenza e supponenza che non può essere combattuta.

Un salto nel nostalgico passato, un flash back d’autore per qualche corvo che è tornato a volare basso, una domenica di gloria per chi si sente vivo quando può dare soluzioni indiscutibili, inappellabili, incontrastabili, inoppugnabili.

E' Quaresima, tempo di digiuno, ma non per tutti, per loro è un peccato non aver mangiato la "Crema", tutti in croce la conseguenza, sperando nella resurrezione.

Tornano le urla allo Speroni, si odono gli echi che rispondono da casa, bentornata normalità.

Flavio Vergani

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