Header

 

Pioveva allo “Speroni”, ma è stato ugualmente un mezzogiorno di fuoco.

L’Olbia avvelenata dopo la sconfitta con l’Alessandria del turno precedente, frutto di un doppio clamoroso errore arbitrale che assegnava ai grigi un calcio di rigore inesistente per un fallo non commesso su un attaccante in fuorigioco, è scesa a Busto decisa a vendere cara la pelle.

Alla fine, la giusta recriminazione della domenica prima si trasformava in mania di persecuzione con guardialinee assediato dai sardi dopo il fischio finale e con esagerate proteste verso l’arbitro reo di aver assegnato un calcio di rigore ai tigrotti non meritato e di non aver ammonito Pizzul, dopo la sua entrata su Pisano che ha guadagnato gli spogliatoi sulla barella a causa di una possibile rottura del tendine di Achille.

Recriminazioni del tutto ingiustificate, visto che il calcio di rigore è apparso del tutto assegnabile e il fallo di Pizzul protocollabile come “di gioco” e assolutamente senza cattiveria alcuna.

Un veleno che ha tenuto vivi gli ospiti fino alla fine grazie all’adrenalina che scorreva nelle vene che ha costretto mister Javorcic ad organizzare la Linea Maginot per contrastare gli avanti sardi.

Boffelli, Lombardoni, Gatti e Saporetti tutti schierati sulla linea difensiva per difendere la preziosa vittoria e il goal di Kolaj che ha realizzato con calma olimpica il penalty.

Obiettivo centrato, anche se fino al sesto minuto di recupero le emozioni sono state forti.

Si affrontavano due dei peggiori attacchi del girone con 20 reti all’attivo (penultima posizione), per cui era logico attendersi una partita non ricca di occasioni da rete e così è stato.

Portieri occupati solo per la normale amministrazione e gioco spesso confinato nelle zone lontane dall’area di rigore, in attesa di un errore avversario che potesse rompere l’equilibrio più statico che dinamico.

La differenza in questi casi la fa la difesa e anche questa volta così è accaduto.

Meglio non prendere un goal, piuttosto che prenderne uno, è cosa nota ai muri e così la miglior difesa del girone, ossia quella biancoblu, ha reso sufficiente la sola vera occasione avuta dai tigrotti che l’hanno sfruttata al meglio.

Una partita difficile, un avversario tignoso e determinato, una Pro Patria non sempre lucida e brillante nelle coperture preventive e nella fase di pressing, hanno complicato una partita che alla viglia poteva apparire più semplice di quella che si è rivelata.

Alla fine, chi vince esulta e chi perde recrimina, l’importante è essere dalla parte giusta.

In tribuna presente il presidente del Cagliari Giulini, Guffanti con mister Beretta.

Flavio Vergani

0 commenti: