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Ha colorato le panchine dello “Speroni”, la livrea del pullman dei tigrotti e la sala stampa con i colori della sua passione di sempre: il bianco e il blu.

Colori di una maglia che ha vestito da sempre e che non ha mai tolto, dimostrando con i fatti il suo sconfinato amore per la Pro Patria. Sconfinato non a caso, perché ovunque si trovi lui veste la maglia più bella del mondo.

Ha un nome d’arte, noto ai tifosi più senior e oggi lo conosciamo per ringraziarlo di quello che ha fatto ieri e oggi e per quello che farà domani e dopodomani.

Il suo nome è Christian Cerrone, la sua maglia è biancoblu, la sua azienda si chiama C.C Logistica. 

Christian, hai un cognome che non mi è nuovo.

Proprio così, lo avrai sentito quando mio zio Salvatore giocava nella Pro Patria.

Esatto, ma oggi si parla di te, presentati

Mi chiamo Christian Cerrone, sono nato a Busto Arsizio, classe 1978, moglie di Sant’Antonino, mi raccomando non di Lonate Pozzolo, ci tiene a questa differenziazione, lavoro nel settore della logistica in modalità trading.

Prego?

Mi spiego meglio, a volte si collega la parola logistica a magazzini con ampia metratura. Ecco, nulla di tutto questo. Non ho magazzini. La mia attività ha come obiettivo soluzioni “tailor of made”per il mio cliente che vuole spedire merci in una determinata zona d’Italia. Io trovo la miglior soluzione al miglior prezzo. Insomma, non competo con i grandi courier nazionali perché non ne avrei la forza, ma offro un servizio personalizzato che pochi possono garantire.

E, un giorno eccoti protagonista del mondo Pro Patria con una vicinanza da applausi.

Una vicinanza che dura da una vita. Giocavo nella Pro Patria ai tempi del passaggio della società da Filippini a Campo. Ero negli allievi e capitava di allenarmi giocando contro la prima squadra, dove giocava mio zio Salvatore Cerrone. Ho giocato anche nell’Ardor con Pietro Ferri, fratello di Michele.

Però…?

Però... la mia sopportazione per i sacrifici che richiede la professione di calciatore era pari a zero, mi allenavo solo quando si utilizzava il pallone, per cui, la mia esperienza nel calcio terminò.

Del tutto?

Scherzi? Sono passato dall’altra parte della barricata e dall’era Vender ad oggi sono stato abbonato alla Pro Patria con vista privilegiata della partita dai distinti coperti.

Poi, sei salito nella gerarchia e adesso sei in tribuna centrale, anzi, direi Vip visto quello che hai stai facendo.

Vorrei tanto vivere la partita dalla curva, per come la vivo io è il posto migliore. In tribuna devo trattenermi, ma è un inferno dover gestire il mio coinvolgimento che è sempre davvero forte.

Giocatore, poi tifoso, poi sponsor…

Credevo che le cifre da investire per aiutare la Pro Patria fossero ben altre e questo mi ha sempre frenato nel farmi avanti, poi, da  quando ho conosciuto la Presidente Patrizia Testa mi sono reso conto che in realtà c’è spazio per tutti e ho voluto dare il mio aiuto. Se lo merita per la persona che è e per quello che sta facendo. Mi ha detto che c’era libera la sponsorizzazione delle panchine e ho preso al volo questa possibilità. Da cosa è nata cosa e, con Nicolò Ramella, abbiamo pensato al pullman e alla sala stampa.

Le nostre spie parlano di creativi “brain storming” che avvengono  alla pizzeria“da Feroce”, confermi o smentisci?

Confermo, ho la sede operativa della mia azienda a Castellanza, nello stabile ex Montedison, per cui capita di pranzare con Nicolò, con il Direttore Turotti e con lo staff della Pro Patria e qui nascono sempre molte idee.

Confessalo, lo hai fatto per passione o per un ritorno economico sul tuo business?

Per entrambi. Ho voluto dare una mano alla società per migliorare aspetti legati all’immagine, al contempo ho pensato fosse una perfetta vetrina per la mia attività.

Risultati?

Ottimi. Funziona alla grande la sponsorizzazione delle panchine. Dopo le dirette tv mi chiamano dalla Toscana, dalla Sardegna e da altre regioni chiedendomi informazioni sui servizi che offro.

Cosa bolle in pentola per il futuro?

Tante sorprese che, se anticipate, non sarebbero più sorprese.

Un indizio?

Diciamo che l’attenzione sarà rivolta verso i tifosi, che spero di rivedere allo stadio prestissimo.

Il giocatore migliore della Pro Patria nel periodo nel quale sei stato tifoso

Un nome su tutti: Lucas Correa, anche se il finale di quella stagione mi fa ancora male.

Un nome su tutti della squadra di oggi.

Uno che non gioca: Filippo Ghioldi, tra l’altro del nostro settore giovanile, per cui un merito in più.

Un commento su Mister Javorcic.

Non lo conosco personalmente, ma mi dicono sia una persona di grande spessore. Sul campo ci ha fatto vincere tutto: campionato, scudetti, play-off centrati.

Dove arriverà questa Pro Patria?

Come ha detto il nostro Capitano Colombo dopo la gara con la Giana, continueremo a sognare quest’anno e nei prossimi anni. Ci consolideremo e chissà che possa vivere almeno una volta nella mia vita il sogno della serie B.

Ti hanno visto in spiaggia con la maglia della Pro Patria, confermi?

Certamente si, In qualsiasi parte del mondo mi trovi, indosso sempre la maglia dei tigrotti. L’ ho fatto alle Maldive, in Grecia, ovunque. Si avvicinano in molti e spesso mi chiedono se indosso la maglia dei Queen Park Rangers, poi vedono lo stemma diverso, si incuriosiscono e chiedono e io con orgoglio parlo della Pro Patria.

Cosa gli dici?

Vuoi la verita? Finalmente sono fiero e orgoglioso di poter dire che è la maglia di una società professionistica e questo mi riempie di gioia, dopo quanto accaduto nel recente passato.

Mi manderesti una foto? Ti conoscono in pochi.

Anche due, anche se non mi piace apparire. A volte Nicolò, mi dedica fin troppo spazio e lo ringrazio di questo, ma basterebbe molto meno.

Però, così dai l’esempio e altri potrebbero seguirti.

E’ vero, questo è quello vorrei accadesse e forse è per questo che è giusto apparire, proprio come dice Nicolò.

Flavio Vergani



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