Il giorno dopo è sempre ricco di riflessioni che si rincorrono,
si sfidano a duello, si pestano la coda.
Un contrasto tra i sentimenti che ingaggia delusione,
amarezza, rimpianto, recriminazioni ma anche soddisfazione, orgoglio, fierezza.
La sconfitta stuzzica l’ambizione, la provoca, le induce il
dubbio di essersi sopravvalutata, la fa sentire a disagio.
Una serpe che tenta di avvelenare la realtà con un morso doloroso,
per far dimenticare il sogno.
Quel che finisce è sempre causa di immediata nostalgia che
addormenta i sensi e concentra la delusione.
Lo sguardo al futuro vede pianure vuote, povere di quel che
fino a ieri c’era e irrorava la passione.
Fa paura il tempo dell’attesa, prima che riparta la contesa.
Ci si sente soffocare, quasi fosse un’astinenza.
Però, c’è anche una reazione che si ribella all’amarezza del
momento, per non rovinare quello che è stato un sogno e poi una realtà che ha
alimentato l’ambizione.
C’è un’eticità della sconfitta che rende lucidi e sa governare
e custodire la ricchezza di quello che la sconfitta tenta di impoverire.
Ci sono gli istinti che a caldo prevalgono sulla ragione.
Sono pericolosi perché figli della delusione e perché agiscono d’impulso.
Al capolavoro realizzato in campo, ieri è seguito il
capolavoro di quanto accaduto fuori dal campo.
E’ raro, di fronte alla sconfitta, osservare la festa sugli
spalti. Una festa convinta, non di facciata.
Una festa gioiosa, non consolatrice.
Un ringraziamento vero, unico, profondo, che ha dominato il
cuore e la mente dei tifosi.
Negli animi nessun conflitto tra istinto e razionalità, tra
amarezza e contentezza, tra delusione e consolazione.
Non è stato come le altre volte.
Troppo triste è stata la mesta sfilata dei ragazzi fin sotto
la curva. Volevano dare di più, sapevano di poterlo fare e per loro la
delusione è stata doppia.
Forse, la festa dei tifosi al momento ha aumentato la
delusione, poi, quando le ferite si saranno rimarginate, sarà un ricordo unico
che si porteranno via da Busto e, probabilmente, faticheranno a trovare
altrove.
Sarà la firma autentica che celebrerà il loro capolavoro.
Una cornice che darà il vero valore al quadro.
Grazie a chi, ad un certo punto, ha permesso ai ragazzi di
ricambiare quell’entusiasmo con quello che ci tenevano a fare e che chissà perché
gli era stato detto di non dare.
Non c’è presente nel giorno dopo che per fortuna dura poco.
E’ un labile confine tra il passato e il futuro, che per
fortuna, inizierà già domani.
L’errore da non fare è quello di dimenticare.
Oggi è il giorno migliore per annegare le delusioni e le amarezze,
stringendo forte le nostre certezze.
Lo stadio era vuoto, ma la voce dei tifosi è stata
forte, avvolgente e coinvolgente.
C’erano le sagome, c’erano le firme, c’erano i presenti che
gridavano anche per gli assenti.
C’eravate voi, c’erano quelli di voi che avrebbero voluto
esserci.
In una parola, c’era la nostra amata Pro Patria.
La maglia lanciata era una maglia sudata e questa è la
nostra vittoria.
Grazie ragazzi!
Flavio Vergani
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