Lo speaker Andrea Scalvi si sgola e ripetutamente chiede di
osservare le regole anticovid, che prevedono di indossare la mascherina e il
distanziamento interpersonale di un metro.
Tutto inutile, o quasi, visto che i volti scoperti sono la
maggior parte e anche chi dovrebbe dare l’esempio non sembra interessato all’appello,
o forse fatica a sentirlo, visto che l’impianto audio continua ad avere
problemi, seppur rumors fanno sapere che chi di dovere è stato coinvolto nell’annoso
problema.
La distanza di sicurezza è per molti un optional, ma diventa
impossibile durante l’intervallo del match nei servizi pubblici, dove i tifosi
senza mascherina si assembrano in un locale grande pochi metri quadrati. Identico discorso per chi attende il suo turno davanti alla porta, ostacolando chi esce e ingaggiandolo face to face e spesso i due
sono senza mascherina. Bagni, che tra l’altro, nemmeno sono dotati di sapone
liquido per una corretta igienizzazione delle mani.
Forse, uno steward fuori dai servizi igienici che regoli il
traffico potrebbe aiutare, insieme ad una dotazione basic relativa al lavaggio e
all’asciugatura delle mani.
Anche perché, se è in atto il progetto che mira a trasformare
i leoni da tastiera in tigri da stadio, occorre aggiungere commodities e non
toglierle per perseguire lo scopo.
Posteggi diminuiti, bar vacant (con stupore mostrato da
qualche tifoso ospite che a inizio partita chiedeva dove fosse un bar “in zona”),
audio zoppicante e bagni potenziali sede di contagio, non aiutano allo scopo.
Flavio Vergani
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