Dov'è la Pro Patria del precampionato?
Quella che vinceva spesso, nella quale Stanzani segnava spesso e poteva permettersi l'assenza di Bertoni, grazie al gioco verticalizzato e con gli esterni che spingevano di più, rispetto alla versione precedente?
Dov'è la Pro Patria dei primi tempi di inizio campionato, nei quali si è visto un gioco divertente?
Quella Pro Patria non c'è più, perchè non c'è più la Pro Patria di Prina.
Un progetto tattico diverso da quello dell'anno precedente, meno attento alla fase difensiva e di più a quella offensiva, ma che è stato progressivamente messo da parte per le paure dei secondi tempi, quando la squadra perdeva brio e gamba e le crepe difensive venivano amplificate dal modulo e dalla diminuita qualità degli attori.
Un progetto che non ha sopportato successivi "fine tuning" per trovare un difficile balance.
Chiedere ad un pittore di cambiare i colori del suo quadro per renderlo simile al precedente, significa spegnere la creatività e non attendersi un capolavoro, ma una copia.
Chiedere di cominciare a non prendere goal equivale ad annullare il progetto nativo con rattoppi che potrebbero chiudere i buchi, ma consegnare un capo finito davvero brutto da vedere.
Ieri, questo capo lo si è visto. Il sarto ha svestito l'abito firmato, proponendo una cinesata, una bruttissima copia dell'abito dello scorso anno. Bruttissima copia motivata da quanto visto in campo. Una squadra che non incassa reti, ma non tira una volta in porta, ha la matematica certezza di pareggiare tutte le partite. Questo non basterà per salvarsi.
La Pro Patria di ieri non ha una firma d'autore. Non ha l'anima di Prina e ci si illude che abbia il corpo di quella di Javorcic. Quel "siamo la squadra dello scorso anno", detto da Turotti nel dopo Meda, suona come una illusione, un sogno nel cassetto, una speranza vana. Questa squadra ha certamente un' eredità(povera) del passato, ma è stata catapultata in un presente completamente diverso.
Una squadra che sta subendo un'involuzione tattica proporzionale alla distanza con il progetto iniziale, che non era uguale al precedente. Più si scimmiotterà il passato e più si rischierà di voler ammirare lo stesso quadro che è stato appeso in pinacoteca e unico rimarrà.
Meglio chiudere con quel passato che il cambio societario aiuta a sigillare e pensare ad un nuovo presente.
Allontanando nostalgici legami con il passato, con i suoi moduli tattici che non possono essere eterni, con il ricordo di allenatori e giocatori che sono stati valorizzati da quel modulo, ma che non per forza valorizza qualsiasi altro giocatore.
Un presente che, se considerato punto di ripartenza di un nuovo ciclo, non può confrontarsi continuamente con quello precedente. Si possono vincere le partite facendo un goal in più degli avversari e non necessariamente non prendendo mai reti.
L'importante è non chiedere a Zeman di utilizzare il 5-4-1, l'importante è credere al progetto tattico sposato, anche se nel breve potrebbe non convincere, oppure cambiarlo con coraggio, magari compresi i suoi attori proponenti.
Ricordiamo che il modulo che ha portato al quinto posto in serie C nell'ultimo anno, ha rischiato di non centrare la promozione nel primo di serie D.
Successive modifiche, frutto dell'esperienza, lo hanno reso quasi perfetto. Esperienza che fa rima con tempo, ma se questo manca, o il progetto stenta, piuttosto che guardare indietro, meglio guardare avanti e, se servisse, anche in altre direzioni.
Flavio Vergani
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