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Termina l’anno ed è tempo di bilanci. 
L’anno solare comprende sempre due anni calcistici che per la Pro Patria sono stati due mondi completamente diversi. Dodici mesi nei quali si sono realizzate speranze inconfessabili, ma anche delusioni inaspettate che hanno sfumato e diluito le molte gioie dello scorso campionato con ombre che avvolgono quello in corso.

Sul campo

Non è tutto oro quel che luccica. Se è vero che il quinto posto ottenuto in classifica è stata un’impresa che nessuno si aspettava, è però mancato quel passaggio del turno playoff che avrebbe migliorato la performance dello scorso anno. La prestigiosa, ma alquanto dannosa, vittoria di Alessandria nell’ultimo turno di campionato, è stata un vero e proprio autogoal, visto che tutti sapevano che la Juventus U 23 dei playoff sarebbe stata ben più forte di quella rabberciata del resto del torneo. Gli infortuni hanno poi completato il quadro, impedendo ai tigrotti di gustare la soddisfazione del passaggio del turno.

Rimane il campionato denso di soddisfazione, ma quel quinto posto avrebbe potuto essere il trampolino di lancio verso una costante presenza nei piani alti della classifica, invece, ancora una volta, il progetto è terminato sul più bello con l’uscita di scena del miglior allenatore della categoria, quel mister Javorcic che ha lasciato Busto con la lacrime agli occhi e solo dopo aver avuto la certezza che le ambizioni del club tigrotto sarebbero rimaste quelle di sempre. Uscita importante, ma non determinante, visto che la vera rinuncia è stata quella della Presidente Testa che , come da lei dichiarato, ha deciso l'uscita di scena proprio nel mese di Aprile, periodo nel quale si pianifica il futuro e si costruiscono le squadre.

E' in quei giorni che è nata la Pro Patria di oggi e nulla accade per caso. 

Busto non ha e forse mai avrà le ali per volare e questa generazione dovrà accontentarsi della quasi serie B del 2009 e di estemporanee soddisfazioni alle quali mai fa seguito quel salto di categoria da sempre sognato.

Una città che, terminati gli alibi del passato, quando si giustificava l’ingiustificabile con mancanza di fiducia verso chi non aveva scritto sulla carta di identità il nome di Busto nella casella “nato a “, ha tenuto identico comportamento freddo e distaccato verso una presidenza 100% made in Busto Arsizio, con reputazione a cinque stelle e serietà da vendere.

Non è bastata la serietà fuori discussione della presidente per dotare la Pro Patria di strutture da società professionistica e nemmeno la sua casa ha goduto di attenzioni particolari. Basti pensare che fino a qualche tempo fa non era udibile l’altoparlante nel settore distinti, non esiste un bar dove ristorarsi e dove i servizi igienici non sono dotati neppure del minimo indispensabile per meritarsi l’aggettivo che li dovrebbe qualificare.

Cos'altro si pretende dalla dirigenza per dare una mano a livello di istituzioni e tessuto commerciale bustocco? Che inventi il moto perpetuo?

Quello che chiedeva quello prima, non è stato dato al quella dopo e sempre così sarà, perché questa città ha la Pro Patria in bocca, ma non nel cuore.

La prova provata che se prima faceva comodo affermare che la città non risponde a chi viene da fuori, adesso non ha risposto nemmeno a chi qui è nata e vive. Anzi, una volta che si è capito il suo valore, si è scelto di arruolarla, invece di aiutarla.

Giovani sì, ma…

I giovani sono la “conditio sine qua non” per poter sostenere i costi della categoria e la Pro Patria da sempre ha sposato questa filosofia. Lo scorso campionato mister Turotti ha centrato l’acquisto di Federico Gatti. Un campionato da top player con il decollo immediato in serie B. Per lui un assegno da 240 mila euro entrato nella casse societarie. Sembrava grasso che colava, ma, alla luce delle valutazioni odierne ci si mangia le mani. L’affare lo ha fatto il Frosinone.

Applausi anche per Latte Lath e Kolaj volati in cadetteria, ma rimane il disappunto che, premio di valorizzazione a parte, chi ci guadagna di più sono le proprietarie del cartellino, ossia Atalanta e Sassuolo. In casa Pro Patria i giovani che portano ( poco) minutaggio sono Mangano, Banfi e Ghioldi, scoperte della vecchia gestione del Direttore Ferrara, l’eccezione è Ferri, un prodotto della nuova gestione. La domanda è quanto mai importante: i nostri giocano poco niente e le nuove proposte sono sempre meno. Cosa manca per autoprodurre giocatori di proprietà che, Gatti insegna, porterebbero ben altra linfa economica alla società? Se il progetto si basa sui giovani, il settore giovanile deve essere il primo serbatoio per la prima squadra. Il proprio, non quello degli altri.

Dietro le scrivanie

Arriviamo alla vera delusione e amarezza dell’anno con la (possibile) uscita di scena della Presidente Patrizia Testa. Che, prima o poi, questo sarebbe avvenuto era cosa nota, preventivata e preventivabile, quello che ha lasciato senza parole sono stati i tempi.

Rapita dalla politica, Patrizia Testa ha avuto un vero e proprio plebiscito nell’urna, risultando la più votata in città. La visibilità che la Pro Patria le ha regalato, la sua gestione eticamente perfetta e i risultati ottenuti, sono stati un perfetto booster che l’hanno fatta decollare verso Palazzo Gilardoni.

Molti voti sono arrivati dai tifosi biancoblù, che mai immaginavano che votando Patrizia Testa stavano firmando la loro “condanna”, visto che le regole parlano chiaro da sempre e l’incompatibilità tra i due ruoli è solida realtà. Regole non così note a tutti e apprese quando era troppo tardi per valutare se il gioco valesse la candela.

L’aspettativa era una cessione in famiglia che non si è realizzata in quanto non rispettosa delle stesse regole di prima, ma la speranza, che era una certezza, era posta nella garanzia che da sempre Patrizia Testa aveva dichiarato. Ossia, che avrebbe ceduto solo a persone serie e in grado di portare avanti il suo progetto.

Ora, il tempo dirà se la sua scelta è stata in linea con le intenzioni. Certo è che tutto ci si aspettava tranne una provenienza così lontana dei nuovi proprietari, dei quali al momento si è materializzato il solo Presidente Domenica Citarella, mentre gli altri componenti del board non sono ancora stati avvistati allo “Speroni” e questo un po' lascia perplessi.

Preoccupano i fatti e i rumors legati alla società di riferimento della nuova proprietà, ossia quella Sgai, rimasta orfana del suo Presidente Galloro, dopo l’arresto da parte della Guardia di Finanza per fatti risalenti a un periodo temporale precedente all’attuale gestione e molto chiacchierata dalla stampa locale di Treviso per alcuni problemi emersi con clienti che si erano affidati al consorzio per i lavori “bonus 110%".

Non è mai presto per preoccuparsi, ma certamente va dato tempo e modo alla nuova proprietà di dimostrare le intenzioni e i progetti che vorranno portare avanti. Certo è che nell’immaginario collettivo era presente una soluzione del tutto diversa da quella che si è materializzata.

Nuova proprietà chiamata ad operare sul calciomercato che si aprirà tra qualche giorno e che sarà un ‘indizio sulle ambizioni dei nuovi dirigenti. Un’occasione per dimostrare ai tifosi che la diffidenza che li ha accolti al loro arrivo non aveva ragione d’essere e iniziare il nuovo anno con rinnovate certezze.

Rimane anche da considerare che la cessione societaria sarà da considerasri “done” solo dopo l’espletamento di alcune “conditio sine qua non", a tutela del futuro della società.

Da valutare con attenzione la deadline concordata nella speranza che, nel malaugurato caso che questo avvenga, ci sia il tempo materiale per eventuali ritocchi di mercato, evitando l’effetto ”era sua e non lo ha fatto, adesso è mia ma non c’è più tempo”.

L'anno che verrà

Cosa chiedere all'anno che verrà? La salvezza, questa la risposta istintiva e scontata, ma, forse non è questa la speranza più importante.

Ci verrebbe da chiedere la certezza di un futuro sereno anche dopo la fine del campionato, quando ci sarà una fidejussione da versare, investimenti da pianificare, un progetto da sostenere.

Vorremmo che il 2022 porti felicità a tutti: alla Presidente uscente la possibilità di dedicarsi alla politica, senza ulteriori preoccupazioni calcistiche da risolvere, al Presidente Citarella e ai suoi soci i successi sul campo e fuori dal campo per scacciare via ogni perplessità sul loro progetto, ai tifosi la certezza di un futuro sereno e garantito dai nuovi proprietari.

A tutti l'augurio che quanto sperato possa diventare realtà e poter gioire tutti insieme per altre soddisfazione colorate di biancoblu.

Flavio Vergani



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