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Avremo prima il nome del nuovo Presidente della Repubblica, oppure quello della Pro Patria?

Un bel match!

Per il primo, nonostante si sappia da sette anni che sarebbe arrivata questa scadenza, i grandi elettori si fanno trovare impreparati e annunciano notti insonni per trovare un sostituto, mobilitando Croce Rossa per trasportare i positivi al Covid per imbucare una scheda bianca, scorte per i politici, elicotteri e auto blu, mentre per il secondo, nonostante Patrizia Testa da tempo fosse alla ricerca di una soluzione ottimale per la cessione societaria, è ancora in stand bye.

Dopo aver rimbalzato altre soluzioni ritenute non soddisfacenti, ma che al momento garantiscono serenità finanziaria ad una ex nobile decaduta non lontana da Busto, Patrizia Testa ha dato fiducia al Consorzio Sgai , proprio un attimo prima che lo stesso fosse coinvolto in fatti che, se confermati, certificherebbero l’assoluto errore di valutazione dell’ex presidente e di chi ha condotto la “due diligente” di ingaggio.

Lodevole il tentativo in corso da parte di Patrizia Testa di mettere una pezza alla situazione, tentando di capire fin da subito le intenzioni di Sgai, ma, da quanto risulta, sembrerebbe che il Presidente Citarella non risponda alle chiamate, preferendo intrattenere lunghi confronti con i tifosi sui social, piuttosto che rispondere al telefono.

Le sue dichiarazioni dicono che “ vi piaccia o no, la proprietà della Pro Patria è di Sgai” e che se rimanesse “bisognerà ricucire i rapporti tra tifosi e dirigenza” e, da ultimo, assicura la sua presenza  a Padova, in occasione della gara dei tigrotti.

Insomma, segnali che non lasciano trasparire la volontà di farsi da parte a tutti i costi.

Certo è che la scelta del 31 gennaio come data ultima entro la quale soddisfare le richieste della parte venditrice è la peggiore che si potesse scegliere per il bene della Pro Patria, Soprattutto vista la sua posizione in classifica e le possibili operazioni di mercato necessarie.

I tifosi, da una parte si sfogano con il Presidente Citarella con post al veleno sul suo profilo Facebook, ma non mancano quelli che se la prendono con Patrizia Testa, rea di aver rinunciato alla Pro Patria per la politica, mentre altri fanno notare che” è una ruota il telefono che non risponde…c’è chi non ha risposto prima e chi non risponde oggi”, mentre altri se la prendono con la data scelta per il closing, ritenuta davvero poco strategica, mentre ottiene una valanga di velenose repliche chi ha proposto di non incensare più la ex presidente per la scelta fatta. 

Qui, la social square mette in campo tutta la sua potenza di fuoco nel far presente che forse non è il caso di arrivare a tanto, visti i meriti incontestabili di Patrizia Testa, che da sola e senza aiuti della città ha riscattato anni di dirigenze fake e riportato la Pro Patria tra i professionisti. E, in effetti, la critica mossa appare del tutto ingenerosa visto quanto fatto in questi anni e i milioni di euro investiti, o meglio spesi e la differenza non è un dettaglio.

Primi segnali che l’ansia e la paura di un esito diverso dal ritorno della società nelle mani di Patrizia Testa stanno incidendo sulla lucidità di analisi e sulla reale percezione dei fatti.

Certo è che nessuno si aspettava che si potesse arrivare a questo punto, con una cessione lampo ad una società oggi molto chiacchierata, con una proprietà che non si è mai materializzata, con sede così lontano da Busto e con condizioni di cessione vincolate a determinati accadimenti, con una deadline coincidente con la fine del mercato di riparazione.

Gli scenari che appaiono sono entrambi preoccupanti.

Se Sgai dovesse decidere di tenere la Pro Patria, non sarà semplice convincere la tifoseria del loro progetto, anche vista l’assoluta immobilità di questi mesi e la totale lontananza dalla squadra.

Se dovesse tornare Patrizia Testa, non la sa si potrà obbligare a tenere la Pro Patria vita natural durante e nemmeno chiederle di abbandonare la politica, risolvendo il conflitto di interesse continuando a mettere soldi in un progetto giunto al suo epilogo.

Insomma, il rischio che la toppa possa essere peggio del buco è reale e questo lascia davvero poco tranquilli per il futuro della Pro Patria.

Flavio Vergani

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