Alla domenica perfetta sul campo non fa seguito la domenica
perfetta sugli spalti il cui manifesto malumore fa capire che l'anno vecchio è passato ormai, ma qualcosa ancora qui non va.
Lasciando perdere i numeri dei presenti, che ormai si sono cronicizzati
verso il basso, lo sguardo cade sui numerosi striscioni che tappezzavano i distinti
dapprima e la curva poi.
Lo striscione degli ultrà ha colpito per il contenuto forte,
esplicito e direttamente puntato sui due protagonisti della vicenda societaria
con la precisione di un cecchino.
“Sgai assente e disonesta, ma il pesce puzza dalla Testa”,
con queste parole gli ultrà hanno colpito duro e fatto presente a tutti che se finora
si erano limitati a sostenere la squadra in attesa di sviluppi della vicenda
societaria, adesso hanno perso la pazienza e reclamano chiarezza.
Parole forti, persino sorprendenti quelle rivolte a Patrizia
Testa dagli ultrà, che nei suoi quattro anni di presidenza ha sempre mostrato
grande attenzione, affetto e vicinanza ai ragazzi della curva.
Evidentemente, l’indiscutibile merito di aver garantito quattro anni di vittorie e grandi soddisfazioni è realtà non più sufficiente per accettare le conseguenze del grande errore compiuto da Patrizia Testa nella “due diligence” che ha portato la Pro Patria nelle mani di Sgai. Il passato è alle spalle ed è stato archiviato, ora i tifosi chiedono garanzie per un futuro che appare del tutto avvolto dalla nebbia.
Insomma, giù il cappello e tante e grazie per aver cresciuto
una Pro Patria fantastica che ha conseguito tanti riconoscimenti, ma anche tanta
amarezza per averla data in sposa ad un Consorzio che non ha la dote necessaria
per una convivenza felice e duratura. Un motivo concreto per prendersela con la
madre e il suocero della sposa, senza dimenticare i meriti della prima e
sottolineare l’inadeguatezza del secondo.
Intanto, il Presidente Citarella ha fatto sapere di aver
pagato gli stipendi, una notizia perfetta nella giornata perfetta, ma, come non
ci si deve esaltare per la vittoria sul campo visto che una rondine non è detto
faccia primavera, neppure si deve equivocare a riguardo dell’avvenuto pagamento
degli stipendi.
Certamente l’azione impedirà ogni possibile strascico in
sede federale, leggasi punti di penalizzazione, ma appare chiaro che con i
conti correnti bloccati da parte della Guardia di Finanza, il Consorzio Sgai ha
pagato quanto spettante con i contributi della Lega che vengono versati alle squadre
virtuose che schierano i giovani. E chi se non la Pro Patria che ne ha fatto una ragione di vita?
Sempre soldi sono, sia chiaro il concetto e sempre soldi
sono di proprietà di Sgai, che acquisendo la società ha pagato un costo ( i
famosi 1,2 milioni di euro) per comprare un credito, ossia quello dei giovani. Per cui, nessuna obiezione dalla corte, ma il senso vuole essere un altro.
Quello che si vuole sottolineare è che il pagamento degli
stipendi non è sinonimo di “tutto a posto” e non deve aprire ad eccessivo
ottimismo. Il futuro necessita di un fatto concreto che consegni la società a
chi ha voglia, soldi e tempo per seguirla e dotarla di un piano strategico di sviluppo o di sussitenza concreto.
D’altra parte, il (non) mercato di Gennaio e la scelta
interna dell’allenatore, confermano che la Pro Patria di oggi si autofinanzia con
i contributi dei giovani, che garantiscono il minimo livello di sopravvivenza, ma non di più.
Mister Sala è persona troppo per bene, equilibrata e misurata
per rispondere come avrebbe potuto (e dovuto?), a quanto da noi chiesto in sede
di conferenza stampa pre gara.
La domanda ha ricevuto una risposta elegante e degna del
manuale della diplomazia, ma, visti i tempi sarebbe stato meglio “sfancularla”
con una bella dose di realismo, che potrebbe dire più o meno così: “Mi si
chiede se dalla società è stato chiesto di derogare dallo schierare i giovani
per tentare di alzare il tasso di esperienza della squadra? Ha poca importanza,
visto che i contributi dei giovani al momento garantiscono la sostenibilità economica
del progetto, diversamente, oltre ai problemi del campo, ce ne sarebbero altri
che si sommerebbero con conseguenze incisive sulle famiglie di giocatori e
collaboratori”. Ossia, non un fine, ma un mezzo.
Per cui, stipendi pagati si, punti di penalizzazione no, ma
non passi il concetto che Sgai sia fuori da ogni problema e che abbia la Pro
Patria in cima alla lista dei suoi progetti. Detto in sintesi, niente è cambiato
in meglio rispetto a prima e niente cambierà, se non in peggio, dopo.
Sul punto, nella giornata (quasi) perfetta, si sono sentiti
rumors che potrebbero avere uno sbocco positivo fin dai prossimi giorni.
Il primo riguarda la volontà di Sgai di cedere la Pro Patria
per impossibilità a gestirla in modo prioritario e il secondo relativo ad un personaggio
disponibile ad acquisirla.
Qualcuno si è anche spinto a definirne il profilo in un
settantenne con capelli bianchi già visto allo stadio di recente a bordo di una
fiammante fuoriserie.
Il colore e il folclore non sono mai mancati ai profeti in casa biancoblù, per cui, munirsi di pinze e distillare il dieci per cento di
quanto sentito e poi prenderne la metà è esercizio fortemente raccomandato.
Rimane il fatto che il buonsenso dovrebbe spingere verso
tale direzione, visto che al momento non c’è una persona felice dell’attuale
situazione: Patrizia Testa non lo è per
aver perso credibilità agli occhi dei tifosi, che mai si sarebbero aspettati
una cessione tanto avventata della società, i tifosi che non vedono una via di
uscita e lo stesso Consorzio che ha ben altre faccende alle quali pensare dopo
l’intervento della Guardia di Finanza.
Lo stesso Presidente Citarella, che in questi mesi ha cercato
di tenere aperto un filo diretto con i tifosi e con lo staff, sembra giunto al
capolinea. I tempi di transizione sono terminati, adesso è il momento di agire,
ma lui, da ministro senza portafogli ,non può muovere un euro o prendere una
decisione impattante sulle finanze di Sgai. Finanze che sono congelate dalla Guardia
di Finanza.
Occorre un gesto di buonsenso da parte di tutti. Capita di
sbagliare, nel caso di Patrizia Testa dopo una lunga serie di successi, l’importante
è trovare una soluzione win-win per tutti. Non ha senso cercare di giustificare
decisioni che, anche se prese in buonafede, appaiono ingiustificabili, meglio guardare
avanti e trovare il modo per confermare la buona volontà di dare al club un
futuro. Club che per i tifosi fa rima con la passione, ma per chi lavora alla
Pro Patria con la loro professione. Una differenza non di poco conto.
Sono accaduti una serie di fatti concomitanti che hanno
concentrato l’assurdità di una cessione che forse avrebbe potuto essere meno
assurda. Fatti che in un attimo hanno fatto sfumare gli obiettivi di chi aveva
acquistato, pagando un prezzo del tutto fuori mercato, per averne un vantaggio che
si è liquefatto dopo qualche ora dal rogito.
Insomma, è accaduto quello che non doveva, adesso bisogna
essere bravi a far succedere quello che deve.
Inutile inseguire il passato che non macina più, ognuno
limiti i propri danni e trovi una soluzione. per il bene di tutti.
Sicuramente, nessuno uscirà da sconfitto e nessuno da vincitore, ma entrambi potranno ricevere l'apprezzamento per aver saputo risolvere nel modo migliore quello che nessuno voleva accadesse e che invece è accaduto.
Flavio Vergani
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