Header



Torna a parlare Patrizia Testa, lo fa con Antonio Triveri de "La Prealpina" con un articolo pubblicato sul quotidiano oggi in edicola.

Nel virgolettato in sottopancia si legge la sintesi della richiesta, che si spera non sia un grido di allarme, di Patrizia Testa che invita il Consorzio Sgai a cedere la società a chi le darà un futuro.

Patrizia Testa dice che a a Dicembre e poi ancora a Febbraio ha chiesto a Sgai di tornare in possesso delle quote societarie, ricevendo risposta negativa dal consorzio napoletano.

Da capire cosa sottenda il verbo "chiedere", ossia a quale titolo è stata chiesta la restituzione. L'impressione che la Pro Patria sia un fastidio per Sgai, un problema, una non priorità è del tutto percepibile, ma ovviamente nessuno regala niente e chiedere dovrebbe fa rima con pagare. Da Napoli fanno sapere che tutto è possibile, ma che tutto ha un prezzo. Ecco spiegato il motivo del diniego.

Parte due, la più preoccupante, Patrizia Testa fa sapere che al momento sono ancora attive le garanzie da lei prestate relative a fidejussione ( 350 mila euro), per la convenzione con il Comune ( 50 mila euro) e per un finanziamento bancario ( 150 mila euro). La scadenza per ottemperare a questo impegno da parte di Sgai era il 31 Gennaio 2022.

In totale fanno 550 mila euro che Sgai dovrebbe prendersi in carico, a questo punto,  entro Giugno. Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e al momento, vista la situazione di Sgai, dire che ha le mani legate per agire è trovare il termine più appropriato per descrivere la situazione.

Ora, rimane da capire se la deadline era stata formalizzata e il non rispetto della stessa invalida la cessione, oppure no. A istinto sembrerebbe di no, visto che l'atto di vendita è stato formalizzato e risulta difficile pensarne la formalizzazione con un vizio di forma.

Ci si riferisce ad un accordo privato? Forse, ma in questo caso quanto è vincolante?

Più che narrare la cronaca, che è più o meno sempre la stessa anche se diversa in base a chi la racconta, servirebbe capire quali azioni sono fattibili per sfilare la società dalla mani di Sgai. Ossia, esiste un modo per contestare la vendita e renderla nulla, oppure no?  Se esiste, cosa si sta facendo per percorrere tale via? Quanto tempo serve per arrivare ad un primo giudizio?

Oppure, la strada non è percorribile e l'unico modo per togliere la Pro Patria a chi Patrizia Testa non l'avrebbe mai dovuta cedere con un normalissimo esercizio di buonsenso in prima battuta e una normale due diligence in secondo,  è una normalissima proposta di acquisto?

Certo è che se Sgai ha davvero pagato la società quello che si sente in giro ( 1,2 milioni) è folle pensare che ci sia qualcuno che versi pari cifra per averla. Come è folle pensare che Sgai decida di accettare una minus valenza importante solo per far felici i tifosi della Pro Patria, la precedente proprietaria e il Comune di Busto.

All'inizio l'affare lo hanno fatto in due, chi ha venduto per una incredibile over valutazione del valore della società e Sgai che evidentemente aveva fondati motivi per pagare quella cifra per obiettivi strategici, poi tramontati per mano della Guardia di Finanza, non gli ultimi arrivati.

Ora, l'affare non lo sta facendo nessuno, la venditrice in quanto si ritrova con accordi non rispettati, garanzie ancora a suo carico da tenere vive e con un diminuito social standing  dovuto al tradimento di quel patto etico sul quale ha costruito da sempre la sua comunicazione e rassicurato la tifoseria, e gli acquirenti che, tramontato il progetto, si trovano ad aver sborsato una cifra folle per una società che al momento rappresenta più un problema che un'opportunità.

In poche parole, non è cambiato nulla, cessione societaria incauta e gestione da parte degli acquirenti inesistente.

Pensare che la salvezza sul campo faccia rima con futuro certo  è del tutto illusorio e pensare che alla fine del "honeymoon trip" con Patrizia Testa la Pro Patria si trovi in una categoria inferiore a quella da dove era partita è del tutto concreto. Il divorzio potrebbe essere foriero di alimenti da pagare, anche questa volta a carico dei tifosi.

Questa è l'oggettività che conta, con la soggettività si ringrazia il passato, ma non si convince il futuro.

Flavio Vergani



0 commenti: