L'articolo pubblicato sul quotidiano il Fatto gela la tifoseria bustocca e apre inquietanti scenari.
La Guardia di Finanza ha sequestrato al Consorzio Sgai ben 83 milioni di euro facenti parte dei 110 milioni di crediti fittizi, dei quali una parte monetizzati.
Un sequestro che apre interrogativi sulla capacità del Consorzio di onorare impegni economici presi con giocatori e staff, oltre che versamenti di quanto richiesto dagli organi federali che, se non rispettati, potrebbero portare a punti di penalizzazione.
Una situazione sempre più preoccupante che lascia senza parole. Ci si chiede per quale motivo Patrizia Testa, che da sempre aveva garantito che la Pro Patria sarebbe stata ceduta solo ed eclusivamente a chi avrebbe garantito il rispetto di determinati requisiti etici, abbia ritenuto che Sgai identificasse il profilo perfetto, tanto da preferirla ad altre con assoluta certezza.
La speranza che il clamoroso errore di valutazione possa essere rimediato tramite la ripresa in carico della società per i famosi e misteriosi cavilli legali o che la stessa assista la Pro Patria con quello che serve per evitare, oltre che i punti di penalizzazione, un'ulteriore onda di low reputation. Sembra questa l'unica soluzione a quanto sta accadendo e che mette a rischio il futuro della Pro Patria.
Diversamente, sarebbe un autogoal clamoroso, soprattutto dopo aver identificato nell'eticità e sostenibilità morale i "pillars" sui quali costruire la sua mission operativa e comunicativa.
Pilastri che sono crollati dopo questa cessione e che non sarà semplice ricostruire, se non con un ennesimo sacrificio economico funzionale a rincollare i cocci di una situazione che ha richiesto quattro anni per costruirla e quattro secondi per distruggerla.
Flavio Vergani
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