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 Dicono che sulla porta della Pro Patria sia stato esposto il cartello "Vendesi".

Si possono vendere una passione, una storia lunga più di 10 anni, i colori di una maglia o l'onore di una bandiera?

Pura illusione. Non si può vendere quanto non è mai stato acquistato. Questa volta più di altre, ma vale sempre e per tutti.

In vendita ci sono solo due parentesi da aprire e chiudere nel libro della storia, che ogni giorno scrive una pagina nuova e dimentica i nomi compresi, graffa o tonda che sia, il tempo li cancella via.

Come una goccia d' acqua della sorgente che scorre verso la pianura credendo di essere il fiume, ma che si perde nella sua vastità, evaporando di ogni importanza. Ci si ricorda il nome del fiume, non della goccia che per un istante ne è stata parte.

Un destino comune spesso combattuto con la forza dei soldi che abitua a sentirsi a casa propria, senza accorgersi di essere comunque ospiti, anche quando si tenta di imporsi sulla vacuità endogena della posizione alzando la voce, rivendicando diritti, chiedendo doveri, senza neppure accorgersi di dove si era prima e ove si sarà dopo. Voce di uno che grida nel deserto.

Dimenticandosi di chi eri prima e di chi sarai dopo: solo un piccolo pezzo di un puzzle, che senza il resto delle tessere ti condanna a rimanere un solitario.

La Pro Patria è da sempre di tutti e di nessuno, impossibile far proprio un pezzo più grande, nonostante da sempre c'è chi vive il sogno di poterlo fare, inventandosi protagonismi che alimentano l'ego, ma non restituiscono un diritto di proprietà.

Acquistare la Pro Patria e sentirsene proprietari è solo una sensazione effimera, che spesso confonde l'obbligo di dare con il diritto di avere.

Questione di ruoli che molto chiedono, ma poco restituiscono, inutile sperare di rivendicare quello che i soldi, il tempo e le distanze non possono acquistare.

Si può scegliere di essere chi si pensa di poter essere, ma non di diventare quello che nessuno è mai diventato, diversamente  il rischio è di diventare prigionieri di un sogno.

Non si comprano e non si vendono i colori dei pensieri, non si valutano e si classificano le sfumature della passione di una tifoseria,  non si possono usucapire posti nella storia da molti prenotati, ma mai assegnati.

Della Pro Patria da sempre è in vendita il corpo, mai l'anima.

Imprendibile l'essenza più antica che ha stregato i nostri avi, affascina il presente e tenta il futuro.

La Pro Patria è un bel sogno che fa vivere notti felici, quando si allunga la mano senza riuscire ad afferrarlo, quando si tenta di correre con le gambe bloccate. Poi, alla mattina, ci si ritrova soli con l'illusione di aver perso l'occasione di stringere tra le dita il sogno, quando in realtà si stava solo dormendo.

Questa volta si è chiusa una parentesi senza aprirne un'altra. Sembrerebbe che ci si sia fatti consigliare dalla fretta e questo sarebbe un errore, o forse dalla tentazione di giustificare la scelta data la sua dimensione finanziariamente oversize.

Non si è tenuto conto che la vera anima della Pro Patria si sarebbe ribellata ad un destino procurato così poco in linea con le promesse condivise nel tempo che sembrava fossero una mission.

Logico e scontato il rigetto, prima mascherato e poi dimostrato con i silenzi assordanti di qualche giorno fa, che di fatto scollano quattro anni in un minuto.

Rigetto conseguente a lunghi giorni di nausea,  gestiti nel silenzio per il bene del paziente. 

Che è diventato impaziente e non ha perso tempo per confermarlo, appena ha potuto.

Porte chiuse per tenere fuori il passato che ha deluso e il presente da subito chiuso.

Nell'aria risuona l'eco di antiche promesse che avevano  blindato eccessive certezze, premiate da piogge di mi piace che hanno mantenuto la pace.

E' il momento della verità, il cartello Vendesi appare persino sorprendente, visto i termini dell'accordo, che se se la memoria non inganna, proteggeva proprio da quello che sta accadendo.

Difficile da capire il motivo per cui, nonostante sia accaduto proprio quello che si temeva sarebbe potuto accadere e per il quale si erano prese tutte le precauzioni, nulla possa tornare come prima.

Complicato comprendere il motivo per il quale fino a ieri sembrava che c'era chi avrebbe voluto, ma non poteva, mentre oggi c'è chi attacca cartelli "Vendesi" e nessuno bussi a quella porta.

Questa volta, spiegatecela tutta, senza troppi omissis, altrimenti si perde il filo, sembra che abbiano sempre ragione gli stessi, spesso torto gli altri e non si capisce il motivo.

Flavio Vergani


 








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