Capolavoro Pro Patria che stende il Mantova per due a uno e si porta a casa la salvezza matematica con un turno di anticipo rispetto alla fine del campionato.
Aveva proprio ragione lo speaker Andrea Scalvi nel salutare questo successo come una vera e propria "impresa", visto che i ragazzi hanno dovuto combattere non solo contro gli avversari, ma anche con il fuoco amico, creatosi dopo l'imbarazzante cessione societaria al gruppo Sgai.
L'arrivo del Mantova scatena la voglia di filosofia, tanto che sugli spalti ne arriva una vera da Cuneo, ma di lei parleremo un'altra volta.
Troppo forte e persino scontato il riferimento con Virgilio che Dante sceglie come guida nell'Inferno e Purgatorio nella Divina Commedia. Non a caso, gli ospiti si fregiano del titolo di virgiliani.
Virgilio è considerato dagli esperti filosofi l'allegoria della ragione, un profeta eletto, seppur ateo, grazie alle conoscenze acquisite con la filosofia. Un merito che non però non lo ha mondato dalla colpa del peccato, tanto da meritarsi il Limbo.
Ragione che è stata la grande assente di questo campionato, nel quale i profeti non ne hanno azzeccata una, portando la Pro Patria alle porte dell' Inferno.
Per fortuna, Bertoni e compagni, si sono svincolati dai percorsi di Virgilio, lasciando ai mantovani il piacere di rimanere nell'inferno della zona retrocessione.
Peccato, che la Pro Patria, nonostante il successo, non possa festeggiare in anticipo la totale resurrezione e quindi l'ascesa in Paradiso, obbligata a condividere lo stesso Limbo nel quale è stato condannato Virgilio, non per colpe proprie, ma di altri. Protagonisti, o meglio , comparse, ricordate con un eloquente striscione degli Ultrà, che di filosofico aveva poco o niente: Presidenza disastrata, mancanza di progetto, prezzi impopolari, botteghini chiusi, stadio al degrado, maglia imbarazzante, da società modello a società zimbello.
La sblocca il numero "sette", quello di Stanzani e nulla accade per caso. Il ragazzo si trascina per il campo per lungo tempo, indispettisce il Sandro Lupidi, sorprende la filosofa Desireè che non si capacita della solitudine di questo numero primo. Mentre anche la ragione di Virgilio non si capacitava delle ripetute difficoltà del sette, ecco che la filosofia restituiva la soluzione e rendeva giustizia al numero dispari scelto da Stanzani, eleggendolo eroe di giornata. Il Sette, considerato il numero proprio della filosofia, dell'analisi, ma anche della solitudine e della completezza, come riscontrabile nell'elevato numero in cui ricorre in materie spirituali e religiose, aveva una storia da raccontare e l'ha raccontata, lasciando senza parole chi lo aveva appena criticato.
Un destino scritto, serviva solo la pazienza che si è concretizzata con una doppietta che ha lasciato senza parole e costretto persino il cronista a cambiare il cinque in sette nella pagella.
Storie di inferno, paradiso, limbo e purgatorio, ossia tutte le stazioni percorse dalla Pro Patria in questa lunga Via Crucis, nella quale ognuno potrà trovare il suo Giuda, il suo Ponzio Pilato, ma non il Cireneo, per il quale è ancora aperta la selezione, ossia colui che aiutò a portare la croce.
Indimenticabile la festa dopo il fischio finale, quando l'applauso è stato spontaneo, figlio di quell'affetto che i tifosi hanno voluto regalare ai protagonisti di questa impresa. Protagonisti apparsi meno felici di chi li applaudiva, forse perchè con l'animo triste per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. O forse, perchè per molti di loro è stato il commiato dallo "Speroni", primo fra tutti quel Riccardo Colombo che avrebbe meritato i cinque minuti accademici per il tributo dello suo stadio, dove iniziò la sua carriera e nella quale si è probabilmente chiusa.
Una domenica ad ampio respiro filosofico, dove il materialismo ha sfidato l'idealismo, per l'edonismo ripassare un'altra volta.
Chi non l'ha presa per niente con filosofia è stata la squadra e il suo staff che a fine gara si sono chiusi in un silenzio pieno di significati.
Silenzi alla Celentano, quelli taglienti che vorrebbero dire quello che forse verrà detto quando calerà il sipario.
Un ammutinamento figlio dell'abbandono subito, ma anche della poca sensibilità e attenzione con le quali si sono gestiti questi ultimi giorni. In campo si preparava la sfida decisiva e fuori dal campo si attaccavano cartelli con scritto "Vendesi".
Non certamente un comportamento professionalmente "fair".
La missione è compiuta, la Pro Patria si merita la categoria, adesso serve chi possa dare continuità, un filosofo che ami il positivismo, anzi, basterebbe la positività in grado di ridare dignità ad una società la cui reputation è nuovamente crollata ai minimi storici.
Grazie ragazzi per la salvezza, siete stati fantastici.
Flavio Vergani
AURORA PRO PATRIA 1919 – MANTOVA 1911 2 – 1 (1 – 0)
Marcatori: 48′ p.t. e 3′ s.t. Stanzani (PPA); 48′ s.t. Monachello (MAN)
AURORA PRO PATRIA 1919 (3-5-2): 1 Caprile; 4 Saporetti (18′ s.t. 2 Vaghi), 16 Fietta, 13 Boffelli; 11 Pierozzi, 10 Nicco (30′ s.t. 19 Lombardoni), 14 Bertoni, 25 Ferri (18′ s.t. 15 Pizzul), 3 Galli; 7 Stanzani (30′ s.t. 32 Pesenti), 27 Piu (15′ s.t. 9 Parker).
A disposizione: 12 Mangano, 17 Vezzoni, 18 Banfi, 21 Colombo, 24 Giardino, 31 Caluschi, 30 Castelli. All. Sala
MANTOVA 1911 (4-3-3): 1 Marone; 2 Bianchi (8′ s.t. 6 Silvestro), 21 Milillo, 5 Checchi, 23 Panizzi (39′ s.t. 92 Galligani); 28 Pedrini (24′ s.t. 31 Piovanello), 8 Bruccini, 16 Gerbaudo; 10 Guccione, 45 Monachello, 9 Paudice (24′ s.t. 11 De Cenco).
A disposizione: 22 Tosi, 3 Agbugui, 14 Rihai, 17 Esposito, 20 Pinton, 24 Fontana, 27 Vaccaro, 29 Messori. All. Lauro.
ARBITRO: Davide Di Marco di Ciampino (Santino Spina della Sezione di Palermo e Antonio Caputo della Sezione di Benevento. Quarto Ufficiale Davide Albano della Sezione di Venezia).
Angoli: 0 – 5.
Recupero: 3′ p.t. – 5′ s.t.
Ammoniti: Boffelli, Nicco, Fietta, Parker, Caprile (PPA); Pedrini (MAN).
Note: Giornata mite e soleggiata. Terreno di gioco in ottime condizioni.
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