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Pro Patria Clubs presente a Trieste ( Foto Mario Beliusse)

E’ Trieste il capolinea della Pro Patria, che perde per due a uno con gli alabardati degli ex Giorno e Sarno e saluta i playoff.

Nelle carrozze di prima classe hanno viaggiato i calciatori, mister Sala e Le Noci, il preparatore atletico e tutto il fantastico staff chiamato agli straordinari per portare a termine nel migliore dei modi il lungo e tormentato viaggio.

Nelle carrozze di coda viaggia Sgai, che si accomoda nella vettura riservata a chi non ha il biglietto pagato per viaggiare e sarà fatto scendere alla prossima stazione. Vagoni di coda anche per Patrizia Testa che a treno in corsa ha azionato lo scambio, o meglio il cambio, che ha variato la direzione del treno,  indirizzandolo dapprima verso un binario morto e poi verso il deragliamento.

La Pro Patria, intesa come parte agonistica e staff operativo ottiene il miglior risultato degli ultimi cinque anni raggiungendo il secondo turno di playoff, dopo un anno nel quale ha visto più la coda del treno che la testa, ma grazie al temperamento, la dedizione, la resilienza e la determinazione di uomini veri attaccati al loro lavoro e di giovani ricchi di qualità umane e professionali, hanno saputo svoltare, prima da una conduzione tecnica mai metabolizzata e poi da un dirigenza fantasma mai palesatasi fisicamente, se non per mezzo del Presidente Citarella, ministro senza portafoglio del gruppo Sgai che ha cercato di far apparire normale quello che normale non è mai stato, fino ad essere elegantemente invitato a stare lontano da chi stava compiendo un’ impresa sul campo tutta da invidiare da parte di chi, fuori dal campo, più che imprese stava realizzando pessime figure.

I giocatori e lo staff riconsegnano alla città la Pro Patria nella stessa categoria e addirittura con un turno di playoff in più rispetto di quando l'hanno presa, nonostante l’abbandono improvviso subito dalla sua Presidente di riferimento e dal non arrivo di una dirigenza sulla quale fare riferimento,. Insomma, la Pro Patria ha combattuto la buona battaglia, ha mantenuto la categoria, ha fatto il suo dovere, a differenza di altri che alle parole hanno fatto seguire ancora le parole.

Il Direttore Sportivo Turotti restituisce alla Pro Patria una valorizzazione importante dei prestiti lucrosi, come quelli di Pierozzi e Caprile, incrementa il valore del gioiellino Ferri, mette in vetrina Sportelli, rivaluta Più, consacra di fatto mister Sala come allenatore di livello e con Scirea fa capire che si aveva già in casa tutto, senza bisogno di cercare altrove.

Ovviamente, da non dimenticare che la Pro Patria, top performer quanto alla presenza di giovani nella distinta del match, porta a casa un bell’assegno dalla Lega. Raggiungere i playoff con una quota giovani di tali dimensioni non ha prezzo e questo certifica e qualifica ancora di più il lavoro svolto dalla parte tecnica.

Nicolò Ramella non dimenticherà mai questo anno che lo ha costretto ad entrare in modalità multitasking: accanto al suo ruolo di addetto alla comunicazione della società, svolto con la solita eccellenza, è stato chiamato ad essere punto di riferimento per svariate attività parallele operative, ma non solo, svolgendole con apprezzabile spirito di sacrificio.

Chi sa potrà spiegare meglio di chi intuisce, ma il suo supporto morale, motivazionale e di resilienza indotta ha toccato livelli accademici senza i quali oggi la Pro Patria potrebbe essere orfana di parte del suo potenziale strategico di riferimento.

Se si pensa al bel lavoro svolto da Emanuele Gambertoglio e dalla sua Mascotte, che ha garantito la presenza di giovani allo stadio, sempre più a rischio di alopecia diffusa, si può capire quanto si sia gettato il cuore oltre l’ostacolo pur di tenere viva la fiamma biancoblu.

Negli anni scorsi non era mai stato facile pensare a questi progetti, quest’anno sono stati realizzati, proprio mentre era in atto il fuggi fuggi di chi c’era e di chi è andato via senza mai arrivare.

Questa è un'impresa che pochi possono vantare e per la quale tutti devono essere riconoscenti a questi uomini che dall'abbandono subito hanno tratto la forza di dare di più, quando avrebbero potuto rispondere con la normale amministrazione.

Al secondo turno dei playoff sono arrivati tutti loro e solo loro, con i tifosi, ovviamente, che hanno saputo vivere con grande stile l’abbandono di Patrizia Testa, molti di loro dopo averla votata per favorirne inconsciamente l’abbandono, poi hanno saputo sopportare in silenzio una catena di risultati negativi per poi gioire per lo splendido risultato ottenuto. Una dimostrazione di maturità e amore per la Pro Patria che rimane un esempio da imitare da parte  di chi da tempo simula identica passione, peraltro senza troppa convinzione.

La partita di ieri pesantemente influenzata da un calendario ridicolo che ha obbligato la Pro Patria a dover vincere due match in trasferta in tre giorni, lasciandone agli avversari dieci per riposarsi, ha mostrato una Pro Patria stanca, anche se non disposta ad arretrare di un centimetro di fronte agli avversari.

Una doppietta di Gomez, una su rigore, alla quale ha risposto Pesenti per la Pro Patria è la sintesi del tabellino, ma la cosa più importante della giornata è stato guardare negli occhi di mister Sala a fine partita e sentire le sue parole di stima e gratitudine profonda verso i suoi ragazzi che gli hanno e ci hanno regalato il meglio di loro. Gli occhi certificavano le parole come vere, autentiche, che venivano dal cuore, perchè di parole quest'anno ne abbiamo sentite molti, ma occhi come quelli del Mister visti davvero pochi, anzi, nessuno.

Citazione d’onore a chi si è sciroppato centinaia di chilometri in una giornata lavorativa per essere vicino alla squadra. Le trasferte non sono tutte uguali, questa era diversa e chi c’era questa volta è diverso da chi c’era la volta prima, quando il pullman costava poco, la destinazione era vicina e la giornata festiva.

Grazie a tutti quelli che si sono spesi per questa stagione difficile, agli altri un caldo invito: risolvete il danno fatto e toglietevi di mezzo.

Flavio Vergani

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