La Presidente Patrizia Testa, dopo aver lasciato, raddoppia. Anzi,
triplica, visto il contratto triennale proposto e accettato proprio ieri da Sandro Turotti.
Il Direttore sportivo è un asset primario della società di via Cà
Bianca, certamente presente nei sogni di
ogni società di ogni categoria, per la sua capacità di capitalizzare gli
investimenti sui giovani, ma non solo.
Costruire con un budget non tra i più alti una squadra in grado di
centrare ripetutamente i playoff, è un merito che lo elegge a vero e proprio
bomber della categoria alla quale appartiene.
Il triennale offertogli da Patrizia Testa, dopo un confronto leale e
trasparente, certifica con forza la volontà della Presidente di dare un futuro con
un ampio arco temporale alla squadra. Insomma, sembra di leggere tra le righe
che sia per Patrizia Testa, sia per la figlia Stefania Salmerigo, la Pro Patria
sarà il loro “mestiere” del futuro.
Non è questo l’unico segnale, nei giorni scorsi si è appreso il nuovo
organigramma del settore giovanile, che comprende nuove figure altamente
professionali e una struttura consolidata dalla presenza di Riccardo Colombo,
nel ruolo di General Manager, ma anche di Salvatore Cerrone, ex tigrotto che
ritroverà l’ambiente dove tante soddisfazioni si è preso.
Segnali che trasmettono una strategia ben definita, ossia far si che
la Pro Patria possa diventare la “cantera” di sé stessa, ma anche delle altre
squadre, autoalimentando il progetto con le cedole derivanti dagli investimenti
green, intesi come giovane età.
Un passaggio che non poteva non comprendere Sandro Turotti, il quale
ha richieste da mezza Italia dopo le sue performance bustocche, ma il fatto che
abbia scelto la Pro Patria su un periodo così lungo, fa capire che sul tavolo è
stato messo un progetto che lo tenta e lo stimola.
Insomma, sono state messe definitivamente in archivio i malumori
espressi nel recente passato e riaperto un nuovo capitolo che, a quanto sembra,
potrebbe essere più strutturato e maggiormente profilato sotto il punto di
vista dell’ambition.
Ci pare di leggere in filigrana un avvicinamento più convinto e meglio
definito al progetto AlbinoLeffe che fu il capolavoro di Turotti, anche se per
arrivare a tale livelli servirebbero ben altre strutture , che la Pro Patria attende da molto
tempo e, a occhio, dovrà attendere ancora per un po’.
Davvero un peccato non dare ali per volare a questa società, che si
ritrova con una Presidente che è un polizza sulla vita in termini finanziari,
un Addetto alla comunicazione sprecato nella categoria un Direttore Sportivo
invidiato da tutti e una squadra con giovani pronti al salto di categoria, ma
che regaleranno ancora la loro qualità ai tigrotti, almeno per un anno.
Insomma, non mancherebbe niente per decollare, anche se in realtà manca tutto o quasi. Il
picco e il flesso qualitativo ha un gap enorme, ci sono le persone ma mancano
le strutture, vero tallone d’Achille della Pro Patria di oggi,
Da ultimo, sembrerebbe che la qualità sopra citata non sia percepita
dalla città, sempre più avara in termini di presenze allo stadio, nonostante
una realtà calcistica invidiata da molti.
La “customer base” della Pro Patria conta 500 tifosi più o meno sempre
presenti, composta dagli Ultrà, che tengono
bassa la media età e da una larga parte di senior over 60 per i quali non si
vede il ricambio generazionale.
Una numerica davvero esigua e anagraficamente sbilanciata, che rende vana ogni potenziale iniziativa con
un ritorno di investimento certo.
Poco numerico e molto datato è il campione di riferimento, quindi poco
attivo in termine di redemption per
attività di engagement strutturato.
Bene le iniziative portate avanti dal bravo Emanuele Gambertoglio per
sviluppare una lead generation che rinfreschi la customer base e possa
svecchiare le tribune dello stadio.
Un modo per cambiare mentalità, non pretendendolo da chi non lo può garantire
per le ruggini del tempo che ossidano le proattività delle persone, ma
alimentandolo con brain storming continui, delegati ai giovani che devono diventare
i protagonisti del futuro tigrotto.
Giovani in campo, giovani sugli spalti, strutture per i giovani
calciatori e iniziative per i giovani tifosi, queste le password per uscire dal
guado e dare alla società la platea che si merita.
Diversamente, si rischia di volere sempre di più, non accorgendosi che
la tifoseria sta dando sempre di meno.
Il progetto “alibi zero” stuzzica e potrebbe essere molto
provocatorio, anche se economicamente da supportare e questo è sempre un
fattore di cui tenere conto. Una proposta di biglietti o abbonamenti low cost per
il solo settore “popolari coperti”, dove convogliare nuovi tifosi e giovani tifosi
in un crogiuolo di passione e con una ventata di gioventù.
Dare vita ai popolari, rendendoli popolari, ridandogli una diversa
energia, far nascere un trend in città per il quale andare allo stadio è un
modo per sentirsi importanti, quasi una moda.
Ridare colore agli spalti differenziandoli da una fin troppo compassata
tribune con iniziative un po’ “all’americana” , in grado di dare valore aggiunto
all’evento sportivo.
Certamente il tutto richiede energie, non solo finanziarie, impegno e
disponibilità, ma questo dovrebbe essere un dovere del tifo organizzato che
potrebbe essere convogliato in un unico comitato esecutivo a supporto di tali
iniziative.
Un modo per superare la segmentazione del tifo, l’eccessiva conflittualità,
le manie di protagonismo, che di fatto non aiutano la Pro Patria, ma la danneggiano.
Come in tutte le cose, serve iniziare col poco per arrivare al molto, serve superare i problemi per centrare gli obiettivi. Che, incredibilmente è per tutti lo stesso, ossia la Pro Patria, ma che goffamente ognuno cerca di raggiungere per conto suo, su strade diverse, con contorti percorsi e con perdite di energie che alla fine non permettono di ottenere quello che insieme si sarebbe facilmente raggiunto.
Flavio Vergani
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