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Cari tifosi rassegnatevi i botteghini prima della partita rimarranno chiusi, la richiesta del Comitato tifosi ha ricevuto una risposta definitiva che è un no al cubo.

Vediamo il percorso che ha portato a queste inspiegabile decisione.

La richiesta: Il Comitato aveva chiesto nel modo giusto, con lo stile giusto e agli interlocutori giusti, la possibilità di favorire i tifosi aprendo i botteghini prima delle partite, per permettere ai tifosi dell’ultimo minuto di entrare allo stadio e non perdere presenze.

Una richiesta che il comitato ha presentato all’addetto stampa Nicolò Ramella, qualifica che sta del tutto stretta a Nicolò, ma che tale rimane in quanto scritta in organigramma, e alla Vice Presidente Stefania Salmerigo, convocati dal Comitato in una ormai lontana serata estiva.

Richiesta motivata da una serie di vantaggi per tutti, ossia per tifosi e società, che erano stati perfettamente  colti dai rappresentanti della società, tanto da impegnarsi a chiedere un time-test per verificarne l’effettiva utilità.

Il primo no: Che le cose non girassero come si sperava, è stato subito colto dall’istinto dei tifosi che hanno interpretato il silenzio seguito alla richiesta come un segno preoccupante.

Il no al quadrato: Quando Emanuele Gambertoglio, responsabile delle relazioni con la società per conto del Comitato, insieme allo SLO Andrea Fazzari che quel compito ce l’ha nella job description, ha contattato l’addetto stampa per un feedback, è arrivato il secondo no che più no non poteva essere.

Il no al cubo: Il terzo no è arrivato direttamente dalla Presidente Patrizia Testa che lo ha comunicato ad un componente del Comitato durante un lungo “sfogo” telefonico, che ha tolto qualsiasi altra possibilità di mediazione sul tema, anche visti i toni non negoziabili espressi.

Il commento: Il Comitato ha chiesto nei modi giusti e alle persone giuste e con le motivazioni giuste a riguardo di una tematica cara ai tifosi che avrebbe anche portato un vantaggio alla società. Ossia, sembrava cosa buona e giusta per tutti. 

La risposta, che prima non è arrivata, quando è arrivata non ha rispettato lo stesso stile nei tempi e nei modi con i quali è stata condivisa. 

Il Comitato ha due persone di riferimento, una della quali designata dalla Lega per i rapporti tra società e tifosi, trattasi dello SLO Andrea Fazzari, oltre che di Emanuele Gambertoglio. Sarebbe bastato spiegare a loro i motivi del no, che ancora rimangono misteriosi, evitando prima i silenzi e poi le tempeste. Un no non motivato non è mai una decisione comprensibile, ma una presa di posizione che evidentemente affonda le sue radici in qualcosa che i tifosi non conoscono. Forse basterebbe conoscerla per comprendere tutto il resto. Senza nervosismi, senza inutili conflitti. 

Le conseguenze: Partita (perdente) pari e patta, ossia i tifosi continueranno a non disporre di un servizio per molti ritenuto indispensabile per gestire un calendario che cambia rapidamente giorni della partita e orari confondendo tutto e tutti, la società continuerà a perdere tifosi e quindi introiti.Si pensi solo alla partita di domenica prossima prevista per le 17,30, poi anticipata alle 14,30 senza che ad oggi i tifosi siano stati avvisati ufficialmente di questo cambio. Non lo sapeva nemmeno il “Lele”, uno che se si parla di Pro Patria legge anche il giornalino dell’oratorio di San Filippo, figuriamoci gli altri. Magari lo scopriranno vivendo, forse sarà troppo tardi per recarsi al botteghino negli orari di apertura e con i soldi in contanti in tasca, perché il bancomat non viene accettato.

La società a sua volta perde tifosi, come dichiarato da quelli che fuori dallo stadio non hanno trovato i botteghini aperti ( “basta, non verrò più”, la frase ricorrente"). Il rischio è di perdere anche quelli che non si sono abbonati proprio per l’impossibilità di gestire tutte le volte il cambio orario e giorno del match.

In attesa del dato ufficiale, gli exit-poll danno il numero degli abbonati nemmeno a metà rispetto all’obiettivo societario , fissato a 800 tessere. Il numero potrebbe essere il peggiore degli ultimi cinque anni . Se a questi tifosi persi nella fidelity card non si dà nemmeno l’agio di acquisto del ticket, significa rinunciare a loro in modo volontario, o quasi. Se questo è accettato e fa parte del no societario, la decisione prende senso e diventa persino comprensibile, diversamente poi si eviti qualsiasi lamento sul tema. Chi è causa del suo male, pianga sé stesso

Prossime azioni: Ultrà a parte, che fanno sapere di voler agire in autonomia sul tema, il Comitato sta riflettendo sull'inatteso no secco ricevuto dalla società. Nessuno ha intenzione di fare battaglie su un tema che nemmeno dovrebbe esistere, visto i soli vantaggi che porta alle parti in causa, ma il tentativo di trovare soluzioni condivise e soddisfacenti per società e tifosi è comunque obiettivo comune.

 A nessuno del Comitato sono chiari i motivi del no al cubo, per cui , tutti sono impegnati a trovare una soluzione diversa all’equazione che sulla carta dovrebbe avere un ‘unica soluzione e invece sembra che ne abbia una seconda, che ai più sembra del tutto sbagliata.

Flavio Vergani

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