La Pro Patria si lecca le ferite dopo la scoppola di Padova e torna con i piedi per terra. Una settimana da capolista ha fatto girare la testa ai tigrotti che si sono presentati a Padova senza la "cazzimma" vista nelle precedenti gare. Difesa da alcool test, centrocampo rimasto a Busto e attacco da "tracking" per capire dove sia finito il pacco e perchè non pervenuto, hanno facilitato il compito ad un già ottimo Padova, che ha perso la boria dello scorso anno a favore di umiltà e corsa abbinata alla qualità.
In più, ecco l'ennesimo infortunio di un titolare di ferro come Lombardoni e il gioco è fatto.
Per l'ennesima volta il migliore in campo è il portiere Del Favero che limita i danni parando un rigore. Da capire se questa costante sia solo un suo merito o anche un difetto della squadra di Mister Vargas che espone il nostro numero uno ad eccessivi pericoli.
A proposito di portieri, il nostro ex Caprile, ora al Bari, decolla in Nazionale Under 21 e fa compagnia a Federico Gatti convocato in Nazionale da Mister Mancini.
Quanta Pro Patria in queste nazionali e quanti rimpianti per una piazza che se solo garantisse un diverso apporto economico alla società, avrebbe in mano chi la porterebbe diretta in serie B. Turotti è un patrimonio dell'umanità che tutti vorrebbero avere, ma solo la Pro Patria ha e delle sue intuizioni beneficiano i tifosi che vedono una squadra sempre competitiva, la proprietà che valorizza i giovani propri e degli altri con contributi utili al bilancio e i giocatori stessi che trovano nella Pro Patria un'isola felice dove dare il meglio di sè.
Davvero incredibile che in una realtà del genere si debba continuare a ricorrere all' understatement per evitare voli pindarici non sostenibili a livello economico, quando non mancherebbe niente per arrivare dove questa generazione non ha mai avuto il piacere di essere. Che questa società e questa dirigenza tecnica debbano dichiarare, ormai da anni, che l'obiettivo è la salvezza, quando poi arrivano regolarmente i play off è del tutto deprimente e non fa onore al loro valore potenziale e alla passione messa nel progetto.
Deprimente come la città che continua a disinteressarsi del progetto calcistico che potrebbe darle lustro e visibilità nazionale ben superiore a quello di costose manifestazioni culturali, che durano una settimana e si spengono appena spenti i riflettori. Ma di questo sembra farsene un "baff".
Una città monca che con le parole dice convintamente quello che pensa di essere, ma con i fatti non lo conferma nemmeno timidamente, vivendo in un eterno limbo nel quale sogna quello che vorrebbe essere, senza accorgersi che lo potrebbe già essere, se solo decidesse di crescere per diventare grande.
Il calcio che conta è a un passo, gli ingredienti per la ricetta perfetta pure, il cuoco è pronto, ma non si vuole aprire il ristorante, che certamente costerebbe di più, ma che cucinerebbe piatti a tre stelle Michelin e i prezzi dell'offerta salirebbero a beneficio di tutti.
Se la montagna non va da Maometto....e allora ecco che Maometto va in piazza, mercoledì, alle 19, in piazza san Giovanni, quando ci sarà il red carpet per tutti i componenti del mondo biancoblu. Giovani, meno giovani, dirigenti, staff e tifosi si uniranno per un simbolico abbraccio con la città nella speranza di scaldarla e farla innamorare dei colori biancoblu. Sarà un big event diverso dal solito non senza qualche sorpresa che qualche indizio dovrebbe far già percepire in filigrana.
Una città che sul proprio simbolo porta le due B, manca la terza che sarebbe lì ad un passo. Chiedete a Turotti cosa serve per aggiungerla, sarebbe la B più bella, più desiderata e più utile alla città.
Flavio Vergani
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