Premesso che vorrei sempre argomentare per celebrare solo eventi positivi, ho il dovere al contrario di commentare una fase di campionato negativa per molteplici cause e che mi ha parzialmente spento quel sorriso che mi aveva accompagnato fino ad oggi. Gli ultimi risultati maturati in quel di Vicenza e tra le mura amiche con il Trento ci hanno accompagnato su una altalena di sensazioni contrastanti, dove è il caso di soffermare la nostra attenzione, valutando in modo specifico il singolo avvenimento.
Vicenza, una tappa importante.
Quanto ottenuto a Vicenza non é stato solamente un punto forse insperato e assolutamente meritato, ma ha rappresentato una tappa importante del nostro percorso in termini di autostima e convinzione nei nostri mezzi che a questo punto sono solo da rivalutare nei confronti di altre realtà del girone, considerate a priori per nome, blasone e possibilità economiche troppo lontane dalla nostra realtà gestionale, ma che sul campo non hanno espresso, anche per nostri meriti, la superiorità quasi scontata in termini di qualità dell'organico a disposizione. L'endovena di adrenalina che ha accompagnato i nostri tifosi per tutta la durata dell'incontro ha avuto, all'esito finale, il risultato di contribuire ad arricchire i rimpianti per qualcosa che poteva essere ma non é stato, anche se meravigliosamente improbabile ed impensabile alla vigilia ma assolutamente ottimo e prezioso al termine della contesa.
Col Trento una squadra di simil ectoplasmi.
In seguito, analizzando l'incontro con il Trento, abbiamo totalmente consegnato la prima frazione di gioco agli ospiti, presentando una squadra simil-ectoplasma, senza una logica organizzazione di gioco, penalizzata da una disposizione di campo con reparti non coordinati, dove la squadra avversaria ha potuto dialogare senza particolari contrasti, realizzando due reti in fotocopia, inserendosi negli spazi creatisi sulla sinistra del nostro schieramento difensivo per proporre due traversoni radenti verso il centro della nostra area, con finalizzazione molto semplice da parte del trequartista senza possibilità di intervento da parte del nostro estremo difensore. In tale sede occorre anche forse analizzare l'aspetto psicologico dei contendenti, gli uni reduci da prestazioni degne solo di commenti positivi da parte degli addetti ai lavori, gli altri reduci da una bufera societaria, con cambio di direttore sportivo ed allenatore e classifica certamente non consona alle attese, in virtù di una rosa costruita senza lesinare sui costi e con componenti di qualità superiore per la categoria.
Le motivazioni fanno la differenza
Molto spesso le motivazioni sono le componenti più determinanti per garantire una prestazione e quindi, in tale contesto, ho derivato da tale causa la differenza di approccio in termini di cattiveria agonistica che ha caratterizzato l'incipit dell'incontro.
Alla ripresa del gioco é stato modificato soprattutto l'atteggiamento in
campo, partendo da un solido principio ovvero avere il coraggio di osare spesso
rappresenta una formula che può valorizzare una prestazione, mentre la rinuncia
ad offendere, al contrario, induce la squadra avversaria ad essere maggiormente
propositiva.
Questa é stata la sottile equazione psicologica verificata nel primo tempo
dove lo scarso filtro a centrocampo e conseguente difficoltà indotta nella
difesa ha causato i passaggi a vuoto dei nostri ragazzi, costretti ad
effettuare contrasti senza un supporto di un compagno che potesse completare
l'interdizione per distanze troppo evidenti.
Per assurdo invece, in alcuni momenti, si é assistito ad alcune fasi di
gioco improvvisato, con improbabili assembramenti nel centro del campo, dove
frenesia e disordine sono stati assolutamente risultati riscontrabili con goffi
interventi di compagni sulla stessa palla.
Imperativo voltare pagina.
L'imperativo unico, in tali casi, quindi doveva essere quello di voltare
pagina dopo la sbornia di complimenti dell'ultima settimana, aspettando che
alcuni attori, per noi molto determinanti, potessero riprendere una condizione
fisica accettabile (Bertoni) e consolidare l'attività con continuità ed
efficienza(Lombardoni) dopo troppo tempo di inattività rugginosa.
Speravo che i tempi ravvicinati del calendario potessero essere una buona
medicina per archiviare la sconfitta, sicuramente non programmata, e
derubricare il tutto a livello di incidente di percorso, preparando il
successivo impegno (Pergocrema) con la dovuta serenità e l'assoluta volontà di
correggere non tanto gli errori commessi quanto l'atteggiamento mentale dei
singoli, ritornando a fornire coesione ed armonia di movimenti dimostrati in
precedenza.
Gli esami non finiscono mai.
Purtroppo gli esami non finiscono mai ed anche quello sostenuto a Crema ha
decretato un altro stop, a mio avviso particolarmente doloroso ed ancora una
volta inatteso nella modalità, sia per la caratura degli avversari sia per la
sequenza degli episodi che hanno costituito le fasi negative dell'incontro,
determinate da notevoli amnesie tecniche imputabili a carenza di attenzione e
concentrazione.
Nessun alibi, ma i numeri non giustificano il turn over.
Non desidero sempre cercare e trovare alibi ad una prestazione non
all'altezza delle nostre capacità ma sicuramente occorre sottolineare il
deficit numerico dell'organico, oggi molto ridotto per le assenze derivate da
infortuni a cascata che hanno colpito elementi fondamentali nei cardini di
difesa e centrocampo ed in ultima analisi anche una critica alle scelte del
nostro mister che ha effettuato una turnazione dei giocatori a disposizione non
sempre idonea al tipo di confronto proposto in tale sede.
Unica nota positiva e garanzia per le prossime prove che attendono a breve
la nostra squadra la costanza dell'impegno dei ragazzi fino all'ultimo minuto
per rimediare il risultato e lasciare sempre il campo con l'orgoglio di avere
dato tutto per onorare comunque la nostra meravigliosa maglia.
Forza ragazzi perché siamo sempre tutti con voi e la fiducia nel domani é da
ricercare sempre dentro di noi!!
Sandro Lupidi
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