L'ultima sfida è sempre quella con la morte e nessuno l'ha mai vinta.
Nemmeno lui, Edson Arantes do Nascimiento, in arte Pelè, nickname datogli da un amico di scuola quando sentiva il campione brasiliano sbagliare la pronuncia del portiere brasiliano Bilè, erroneamente chiamato Pilè.
La sua ultima sfida è durata molto, perchè i campioni non si arrendono mai, poi il triplice fischio finale che ha chiuso l'ultima partita. Un triplice fischio che solo lui ha sentito ai Mondiali per tre volte, unico ad aver vinto la Coppa del Mondo così frequentemente.
Era il 1975 quando chi scrive arrivò allo stadio "Speroni" troppo tardi per entrare.
Il Presidente Giuseppe Mancini aveva portato "O Rey"a Busto, grazie alla sua vicinanza con lo sponsor del brasiliano : la Pepsi Cola.
Le conoscenze aiutarono a forzare il blocco alla porta dello stadio e ad entrare per ammirare Pelè.
Troppo piccolo per superare con lo sguardo il muro di persone che da "dietro la ramata" applaudivano il campione. Troppo pieni gli spalti per un posto libero. Rimane il ricordo di uno stadio mai visto così pieno, mai visto così vociante, mai visto così vivo.
Non ci aggiungiamo al coro degli elogi che caratterizzano il tempo del commiato. Diciamo solo che quando se ne va un pezzo della propria passione, un interprete esaltante di quel che ci va sentire vivi, un sentimento di ringraziamento forte e convinto nasce spontaneo e sale fino in cielo, bussando alla porta del Paradiso, dove Pelè starà già cercando il Pibe de Oro per decidere chi fosse il migliore in terra.
Grazie Pelè!
Flavio Vergani
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