Non amiamo particolarmente le conferenze stampa pre partita. Hanno un copione unico e immutabile da sempre e ovunque. La squadra avversaria sempre lodata per le sue qualità e mai per i propri difetti, partite sempre ritenute difficili per la logica strategia del "pariamoci il culo", pericolosa se arriva da una serie positiva, altrettanto temibile se arriva da un filotto di sconfitte che la motiverebbe a dare il meglio. Se poi, si affronta il tema della formazione, si ricevono le solite risposte di facciata che vanno dal deciderò stanotte, domani mattina o in base all'oroscopo del giorno. Tutto per mettersi al riparo da orecchie indiscrete.
Abbracciamo forte Mister Vargas per aver valorizzato la conferenza stampa di oggi con le riflessioni vere, forti, incisive e piene di verità nel rispondere alla domanda: ma voi ci credevate alla promozione, prima della sconfitta con la Pergolettese?
La risposta dell'allenatore è un concentrato di realismo e andrebbe stampata su cartelloni cinque metri per dieci da apporre in via Milano per avere risposta dai soliti vaschisti, che tra un cono di gelato, uno spritz e un cartoccio di castagne, trovano il tempo di pontificare e trovare sempre una scusa per tirarsi fuori dal sostenere i tigrotti.
Vargas ha fatto presente che la squadra più che credere nella promozione, crede di poter vincere la partita ogni volta che la gioca, che sia per salvarsi, evitare i playout, centrare i playoff e quindi di riflesso di poter vincere il campionato. Detto questo, l'allenatore biancoblu si chiede se anche la città ci credeva davvero nella promozione, visti il numero di presenti allo stadio e la loro freddezza.
Dice Vargas:" a me interessano quelli che vengono allo stadio e non quelli che in città parlano della serie B senza venire a sostenere i ragazzi, sabato c'erano più tifosi della Pergolettese che della Pro Patria, lo stadio era in silenzio, invece di incitare i ragazzi e i presenti erano solo qualche centinaia. Noi ci crediamo alla promozione, ma la città no".
Una provocazione forte alla città dormiente che neppure si esalta di fronte ad una squadra che avrebbe potuto spiccare il volo in caso di vittoria con i cremaschi, lasciata sola, nel silenzio, nell'indifferenza. Città che con la destra si vanta di essere la "città dello sport" e con la sinistra annota un palaghiaccio che sembra reduce da un bombardamento russo, mentre è solo un edificio mai nato, uno stadio senza posteggi, senza campi di allenamento e società, come la San Marco, che decide di abbandonare la "città dello sport", per legare i destini del proprio settore giovanile alla Castellanzese e non alla Pro Patria. Città che ha già perso il gioiello Busto81, ceduto in offerta speciale a Varese e chissaperchè.
Dove sia tutta questa eccellenza conclamata davvero non lo vediamo, forse dovremmo puntare tutte le speranze sul paddel?
La riflessione di mister Vargas merita davvero una riflessione, davvero troppi pochi i tifosi a sostegno della squadra così ben messa in classifica. Una quantità davvero insufficiente, ma non solo nella quantità, ma anche nella qualità che lascia a desiderare, viste le pesanti rimostranze della presidente Testa, che ha definito una minoranza presente ( ma la minoranza di un numero piccolo ha un peso statisticamente significativo) dei" poveracci "per aver lordato i distinti centrali con simil coriandoli, proprio nel giorno del Carnevale biancoblu. Insomma, pochi, brutti e cattivi!
Un mondo opposto a quello di Sesto San Giovanni, dove gli spalti sono pieni per un primo posto che ha smosso la città in tutto il suo entusiasmo, ma anche la società, che con una politica dei prezzi aggressiva in termini promozionali, ha colto l'occasione per mettersi dalla parte della ragione e i risultati la stanno premiando con numeri record. Una strategia di marketing che ha privilegiato l'investimento sul lungo periodo, rispetto alla performance economica immediata. Quale sia il risultato in termini di conto economico lo dirà solo il tempo, certo è che il supporto ai giocatori invocato da Vargas è stato ampiamente raggiunto e, se tanto mi da tanto, qualche tifoso in più per il futuro probabilmente garantito.
La vita è un sogno, oppure i sogni aiutano a vivere meglio?
Flavio Vergani
0 commenti:
Posta un commento