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 Pro Sesto, o meglio, Pro prima, Pro Patria quarta. Tra loro Pordenone e Feralpi Salò.

Dietro: Vicenza, Novara, Padova e Triestina.

Viene spontaneo chiedersi che ci fanno le due Pro in quelle posizioni di classifica?

Il budget delle due Pro messo insieme non eguaglia quello delle altre che, ad occhio e croce è di valore quadruplo per alcune e sestuplo per altre.

Due squadre che arrivano da due realtà diverse: la Pro Patria da anni di playoff, la Pro Sesto da anni di playout, evitati per un soffio, come lo scorso anno. Un plus che qualifica il risultato di quest'anno con ancora maggior valore. Nella Pro Sesto diversi giocatori lo scorso anno erano riserve in una squadra che faticava a salvarsi, quest'anno l'hanno portata in cima alla classifica.

La Pro Patria replica ai sestesi con risultati figli di una stessa politica che sacrifica Caprile e Pierozzi, ma esalta Ndreka, Pitou, Ferri e Vezzoni.

Si fatica a capire chi stia facendo meglio tra le due Pro, vere e proprie sorprese dell'anno anche grazie a due tecnici esordienti in categoria.

A Sesto c'è quell'Andrea Andreoletti che a Busto conosciamo tutti molto bene per i suoi trascorsi da portiere. Mister giovanissimo, solo 34 anni, ma con già un trascorso di spessore. Prima preparatore dei portieri nel Lecco ( a soli 24 anni), poi esperienze tra i dilettanti con Lecco giovanili, Seregno e Sanremese. Poi, il salto tra i professionisti di Sesto. Inizio traumatico con sei reti prese nella prima giornata a Vicenza ( e quattro nel ritorno) che hanno subito fatto nascere sorrisi ironici in chi credeva poco in lui, poi una crescita esponenziale che ha portato la sua squadra in vetta. Una squadra che ha il marchio di fabbrica di Andreoletti, un allenatore le cui squadre giocano tutte molto bene, Inveruno, Sanremese e Pro Sesto sono fotografie diverse di un unico scenario, ossia gioco piacevole e ricco di automatismi perfetti che premiano i protagonisti, qualunque essi siano. Testimonianza di questo sono i risultati ottenuti anche con l'assenza di qualche big di una squadra che di big ne ha davvero pochi.

La Pro Patria risponde con Jorge Vargas, 46 anni, giramondo da giocatore con militanza in ben 11 squadre diverse. Inizia la carriera di allenatore nel 2016 nella Reggina under 21, poi assistente tecnico di Donadoni nell' Shenzhen, quindi nell' Aurora  Reggio prima e nella Vigor Lamezia poi in Eccellenza. Tecnico che ha prima stupito per le maniche corte in inverno e poi per i risultati bollenti. Record di punti nel girone di andata, di più di quanto fatto da Mister Javorcic, ossia del benchmark degli ultimi anni.

Rispetto al croato, non è cambiato il modulo, ma la sua interpretazione si. L'estetica è decisamente migliorata, il gioco ha un'anima meno fredda e chirurgica rispetto al croato, si avverte più licenza per lo spettacolo, rispetto a prima, quando i compiti erano assegnati quasi con stile militare.

E' una Pro Patria più veloce, più verticale, più incisiva, ossia una squadra che ha saputo cambiare tutto senza snaturare niente.

Andreoletti e Vargas, l'inizio e la fine dell'alfabeto, due figure opposte anche nella loro carriera calcistica, il primo fermato dalle regole che privilegiano gli under, soprattutto nel ruolo di portiere, ossia il suo, che lo hanno costretto a studiare fin da subito da allenatore. Il secondo con una carriera ad altissimi livelli che gli ha fatto conoscere il mondo del calcio nelle sue pieghe più nascoste.

Entrambi con l'umiltà di ripartire dal basso, di mettersi in gioco in società low budget, con tutti i rischi annessi e connessi. 

Una sfida vinta al primo tentativo con risultati eccellenti che accorciano la strada verso il calcio che conta. Loro vincono senza lamentarsi delle assenze, senza lamentarsi degli arbitri, senza cercare alibi o giustificazioni, anche quando le stesse fanno rima con fatti concreti.

Sei goal presi alla prima giornata per Andreoletti e la mazzata degli infortuni di qualche top player per Vargas avrebbero potuto essere macigni psicologici al loro esordio.

Non hanno fatto una piega, testa bassa e lavorare la password inserita nella loro quotidianità e adesso si godono chi la vetta, chi il campo base più alto della scalata.

La dimostrazione che il calcio non vive solo di investimenti pazzi, ma anche di competenza e di chi ha il coraggio di osare.

Due scommesse vinte per le "Pro" che mai e poi mai avrebbero pensato di essere davanti alla terza Pro del girone e alle tante altre corazzate costate come una Ferrari, ma che viaggiano alla velocità di un monopattino.

Tra qualche settimana testa a testa allo "Speroni", ma fin da oggi hanno già vinto entrambi.

Flavio Vergani


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