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Calma e gesso. La situazione attuale della Pro Patria necessita di analisi a 360 gradi, di valutazione razionale e non istintiva e di capacità di lettura del presente rapportato al passato. I freni a mano tirati, i motori fusi e il no grazie sono folclore, cabaret di periferia, leggende metropolitane.

Se un tifoso della Pro Patria rientrasse oggi da un periodo di lontananza passato nelle isole Kurili, dove non esiste il wireless e quindi i social e chiederebbe la posizione della Pro Patria, dovremmo rispondergli : nono posto a otto punti dalla zona playout a sette giornate dalla fine. La sua reazione sarebbe senza alcun dubbio la seguente: "Però, ottimo, complimenti, un altro anno tranquillo con un budget tra i più bassi della categoria e una presenza di giovani tra le più alte".

Lui non ha visto quello che è successo prima, noi si.

Cosa è successo? Tante cose che messe insieme hanno fatto la differenza e spinto la squadra ad altezze da nessuno preventivate.

Partiamo dal portiere Del Favero e ricordiamo i veri e propri miracoli compiuti ad inizio campionato che hanno permesso vittoria su campi minati come quello di Salò (che rispetterà la tradizione di chi perdendo con la Pro Patria, poi vola in serie B). Ora, il rendimento è tornato standard.

Continuiamo sul valore di un centrocampo che ha avuto picchi di rendimento inaspettati da Brignoli, da Fietta e da Vezzoni. Ora, infortuni per il giovane argentino e per Brignoli, età per il centrocampista hanno riportato il rendimento extra quality a normal quality, anche considerando l'appannamento post infortunio di Nicco e un Bertoni che viaggia sotto standard rispetto al passato.

Passiamo all'attacco, Castelli e Stanzani hanno concentrato in una parte della stagione la vendemmia che in genere garantivano o forse nemmeno tutta in un intero campionato. Oggi la Pro Patria è il secondo peggior attacco del girone con trentuno reti, seguita solo dalla Triestina a ventitrè, mentre è la miglior sesta difesa del girone con trentaquattro reti subite. Niente di diverso dal solito, ma con questi numeri la posizione in classifica diventa la solita, la conseguenza automatica, ossia il solito nono posto.

Nulla di diverso dal solito, diversa è stata la prima parte del torneo che è stata un'eccezione rispetto alla qualità media della squadra che ha goduto di picchi di rendimento che hanno saputo mascherare le assenze e far percepire un potenziale assolutamente non nelle corde della cilindrata di una squadra costruita come sempre e con gli obiettivi di sempre.

Che poi sarebbe stato diverso essere dove siamo con vittorie e sconfitte più cadenzate e non concentrate senza dubbio sarebbe stato diverso e la valutazione meno preoccupante e impattante.

 Il filotto di sconfitte ha dato fiato ai complottisti che evidentemente credevano veramente che Gesù è morto di freddo, visto che hanno scambiato il potenziale di una squadra nata per salvarsi con quello per andare in serie B. Una squadra così forte e pronta al salto di categoria che si sarebbe dovuto imbrigliarla per evitare la promozione.

Settimana scorsa, un dirigente della Pro Sesto rispondeva alla domanda: ma voi, avete intenzione davvero di andare in serie B? Risposta testuale: "Chi non lo farebbe? In caso di promozione si avrebbero 6 milioni di contributi e in caso di successiva retrocessione un milione di paracadute. Basta fare una squadra con budget da  sette milioni e se vedere cosa accade. Male che vada retrocederemo, ma un anno in B ce lo faremmo". Per cui, torniamo con i piedi per terra, constatiamo che metà dell'opera è stata fatta e che serve ripartire dalla nostra dimensione per consolidarla e centrare l'obiettivo. Poi, quel che è stato è stato, chissà mai che con i rientri degli infortunati e con la ripresa psico-fisica di qualche giocatore in questo momento appannato, nel playoff si possa tirare uno scherzetto a qualche big. la Pro Sesto per esempio, che non ha capito che per vincere il campionato occorre perdere almeno una volta con la Pro Patria. Vincere entrambe le volte è come scavarsi la fossa.

Anomala normalità o normale anomalia? Senza dubbio la prima che ci ha permesso di sognare per un po', ma adesso che siamo svegli evitiamo di costruirci incubi inutili e scenari fantascientifici che offendo la competenza di chi compete e l'onesta intellettuali degli onesti. Ossia, di chi viene allo stadio e vede, che non è uguale a non venire e parlare.

Mercoledì, alle 18, arriva il Novara, la migliore delle occasioni per tornare a ruggire.

Flavio Vergani

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