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Consueto one man show, o meglio, one woman show, di fine anno andato in onda in streaming sul canale societario con protagonista la Presidente Patrizia Testa.

Un film già visto e sentito, visto che i temi trattati sono l’esatta fotocopia di quanto già condiviso nel passato.

Traspare il solito senso di accerchiamento, o forse di isolamento, della Presidente che si sente trascurata dalla città, intesa come tessuto commerciale e industriale e qui cita esempi virtuosi di società  alle quali riferirsi, come il Trento, dove ci sono 10 soci e 250 sponsor a supporto. Un destino opposto a quello biancoblu, dove chi si è recentemente avvicinato alla Pro Patria non ha mai superato il setaccio a maglia finissima della selezione, non arrivando neppure alla due diligence e chi ci è riuscito ancora ci si chiede come abbia fatto a realizzare la magia di essere stato preferito a tanti altri, a prima vista più solidi economicamente e con un appeal ben diverso da quello partenopeo.

Un errore macroscopico che sembra avere ulteriormente impaurito la Presidente che nel suo speech fa presente che, dopo quanto accaduto lo scorso anno, la sua attenzione ai nuovi possibili acquirenti della Pro Patria è diventata ancor più selettiva. Davvero ci chiediamo come si possa fare peggio di quanto si è fatto col gruppo Sgai.

Rimane il fatto che se per trovarne uno si è fatto tale disastro, trovarne dieci diventa davvero preoccupante. Lasciamo al Trento quello che è del Trento, anche perché con così tanta forza economica è riuscito nell’impresa di arrivare dietro alla Pro Patria, evitando di un soffio i playout.

Un senso di accerchiamento che viene ulteriormente percepito quando viene citata “la maggior parte della stampa on line e offline”, dalla quale la Presidente non si sente amata.

Il modo migliore di odiare è l’indifferenza e qui la città lo sta dimostrando, il modo migliore di amare è la passione, il coinvolgimento, l’ossessività del pensiero verso la cosa o la persona destinataria dell’amore e questo stampa e tifosi lo dimostrano con l’esempio. L’amore è bello se è un po’ litigherello, diversamente diventa venerazione, fatta sempre dai soliti e nei soliti modi celebrativi che certamente sono utili per trasmettere gratificazione, ma se fatto nella giusta misura.  Diversamente, si cade nell’idolatria che non stimola il dibattito e la valorizzazione del pensiero altrui, soprattutto quando differente e quindi foriero di possibili nuovi punti di osservazione. La diversità è una preziosità, se colta nel modo corretto, rinunciarvi per qualche like garantito che rende sempre tutto bello e tutto giusto, rischia di rendere la realtà una favola, nella quale vivere un sogno lontano anni luce dalla realtà.

Un accerchiamento della stampa che Patrizia Testa riferisce anche a motivazioni politiche sentendosi un bersaglio facile dopo la sua breve esperienza in tale campo. In sintesi: chi di politica ferisce ( i tifosi che l’hanno prima votata e poi persa alla guida della società con il conseguente incubo Sgai), di politica perisce con la denunciata scarsa simpatia percepita nei suoi confronti.

Ma siamo così sicuri che “gran parte della stampa online e offline" le sia così ostile soprattutto per motivi politici? Chiediamo l’aiuto da casa, anche se l’impressione è decisamente un ‘altra.

In sintesi, secondo Patrizia Testa pochi sono i vicini e tanti i lontani 

Un'assunzione che dovrebbe stimolare alla riflessione e non alla continua denuncia.

Sorprende che tra i vari destinatari dei ringraziamenti della Presidente non siano citati i tifosi, forse i meriti dei presenti allo stadio pagano le colpe degli assenti, ossia di chi l’ha profondamente delusa nel non raggiungimento dal target “1000 abbonamenti”, con un risultato così lontano dal bersaglio da non essere  stato nemmeno quantificato ufficialmente.

 Questa non è la Busto commerciale o industriale, questa non è la stampa, questi non sono gli sponsor, questa è una perdita di clienti secca che incide anche sulla famosa mancanza di sponsor da sempre denunciata. Chiedersi i motivi diventa prioritario piuttosto che dimenticarsi della loro esistenza.

Le regole del marketing non sono nate ieri e nemmeno si può pensare di stravolgerle con un click. Regole che da sempre dicono che prima va creato il prodotto vincente e poi sviluppato il piano di sponsorizzazione. Se il prodotto Pro Patria oggi vale 700 spettatori, spesso sempre quelli, per che motivo uno sponsor dovrebbe investire nel brand? Per dare soldi senza ritorno di investimento? Questo lo fanno gli appassionati, ma non chiamiamoli sponsor. Lo sponsor investe su chi vince e su chi ha customer base numerosa e magari profilata diversamente.

Per cui, la mancanza di sponsor è una conseguenza del problema, ma non la si confonda col problema.

Nemmeno si possono sculacciare sempre e comunque i tifosi perché sporcano o contestano, questo è il mondo e questo è il calcio. Forse, sarebbe stata occasione per sculacciare non tanto chi contesta civilmente, magari con toni accessi frutto dell’adrenalina post partita, ma quelli che hanno prodotto danni economici ingenti alla società con multe ripetute per motivazioni recidive a tema razzista.

Una colpa grave che impatta anche sul progetto "Comunicazione sociale e territorio", assegnato proprio a Patrizia Testa del neo Presidente di Lega Matteo Marani, che impone alla testimonial il totale focus su tematiche che non possono relazionarsi con quanto accaduto a Seregno. 

 Oltre, naturalmente, all'impatto economico sulla società causato dalle ripetute sanzioni.

Parliamo di decine di migliaia di euro… che non sono coriandoli! 

O forse, si è persa l' occasione per ringraziare chi c’è sempre stato ovunque, persino a Seregno e preso sassi e botte solo per avere avuto la colpa di seguire la Pro Patria che si giocava i playoff con un allenatore già “vacant”.

Città, tifosi, sponsor, stampa, troppe croci per la Testa, una moneta che non paga.

Flavio Vergani

 

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