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 La Pro Patria rinasce uguale a sè stessa, questa la sintesi degli ultimi speech della sua Presidente Patrizia Testa. Una conservatorismo estremo da una parte generato da una strategia che si è rivelata perfetta per centrare gli obiettivi minimi della società, ma che impongono la no fly zone nei cieli  alti delle ambizioni, che rimarranno tabù.

La realtà è sempre la solita, una donna sola al comando, che è troppo poco, anche se due sarebbero troppe, perchè chi mette i soldi pretende la maggioranza, o almeno la parità di poteri decisionali. Diversamente, chi c'è oggi avrebbe potuto unirsi a chi c'era prima, per volare in alto, ma se non è avvenuto prima, perchè mai dovrebbe avvenire adesso?

Città sorda, persino muta e cieca di fronte ad una squadra che ha perso ogni fascino nei giovani e anche negli ex tifosi che, per un motivo o per l'altro l'hanno abbandonata senza possibilità di ripensamenti. Rappresentatività di Busto fuori confine, fascino della maglia più bella d' Italia, carisma di una storia da raccontare, erano gli asset della Pro Patria sui quali si sono arroccate da sempre le speranze per il rilancio di un brand che ha perso smalto negli anni, ma anche  popolarità e reputazione, grazie a chi è arrivato prima di Patrizia Testa.

Una macchia che la Presidente ha faticosamente ripulito con una politica improntata sull'eticità, sul fairplay e sul rispetto dei valori societari, improntati su temi sociali forti, seppur non aiutata da una parte della tifoseria che non le ha evitato di far tornare attuali temi dai quali ci si stava faticosamente allontanando, dopo la vicenda Boateng.

Un lavoro lungo e faticoso che è stato vanificato cadendo nella trappola Sgai, che ha nuovamente esposto la Pro Patria alle attenzione dei media con una nuova devastante caduta di reputation, ripresa per i capelli grazie alla nuovo impegno di Patrizia Testa.

Non certamente la cura perfetta per un brand da rilanciare.

Insomma, un brand che non gode certamente della massima awareness, certamente indebolito nei suoi pilastri che da sempre lo hanno sostenuto e bisognoso di un refresh che non pare sia stato pianificato nel breve periodo.

In campo la strategia sarà la stessa, sempre più giovani che garantiscono i contributi necessari per tenere sotto controllo il conto economico, ma che ovviamente spengono ogni ambizione in sede preventiva e fuori dal campo nessun investimento per il recruting di nuovi clienti "prospect".

Ci sarà un premio per i vecchi abbonati e questo è apprezzabile quale attenzione per chi ha garantito lo zoccolo duro sugli spalti, ma solo se uomini, in quanto è stata annunciata la volontà di parificare il costo degli abbonamenti delle donne a quello degli uomini con conseguente penalizzazione delle vecchie abbonate.

L'unica categoria ancora meritevole di uno sconto rimane quella "pensionati", una categoria quanto mai vasta ed eterogenea, composta da pensionati al minimo e da super pensioni di dirigenti o industriali con redditi stellari ( e qui potremmo raccontarvi un esilarante episodio avvenuto recentemente sul tema che solo il patto di segretezza firmato con il sangue ci impedisce di fare, ma che sarebbe davvero utile allo scopo). Pensare che tra loro più di una persona potrebbe acquistare la Pro Patria, ma che invece riceverà lo sconto, lascia spazio alla riflessione sull'effettivo senso di questa generalizzazione selvaggia.

Verrebbe da pensare che la recente contestazione "donna", che poi contestazione non era, ma solo un'esternazione figlia della delusione per un trend di performance della squadra imbarazzante, abbia così deluso e colpito la presidenza , tanto da penalizzare la categoria intera. Insomma, chi di donna ferisce, di donna perisce. Ovviamente, è solo una battuta, probabilmente le scelte hanno diversa motivazione, tra l'altro proprio nel momento nel quale il sesso delle persone sta diventando sempre più liquido, astratto e  indefinibile, la Pro Patria si adegua e passa in modalità "gender", rimuovendo ogni differenza conseguente ad una diversità biologica per passare ad una diversità legata a fattori culturali, comportamentali e sociali. Decisamente una scelta moderna e da trend-setter, anche se il rischio di perdere il piuttosto a favore del niente è dietro l'angolo.

Da capire, ma forse è facile intuire, quanto nel calcio attuale, sia obiettivo delle società disporre di una customer base di tifosi numerosa e appassionata. Visto quello che si sta facendo in alcune piazze sembrerebbe che il tifoso sia ancora elemento di interesse per le società. Iniziative con varie meccaniche promozionali popolano i giornali e il web, mentre in altre realtà come quella bustocca ci si lamenta dei numeri, ma non si fanno seguire azioni per migliorarli.

O meglio, quanto è stato fatto lo scorso anno a riguardo degli abbonamenti è stato molto ed apprezzabile. Costi davvero bassi e facilitazioni estese, ma il risultato è stato disastroso. Forse non sono gli abbonamenti il "why not" per far tornare i tifosi? Perchè non pensare a qualcosa di meno vincolante?

La vera novità di una ambiente dove cambia poco niente di anno in anno è l'attività di "caterpillar" Emanuele Gambertoglio, l'unica vera novità positiva degli ultimi anni. Lui va dritto verso il suo obiettivo che è quello di portare ragazzi allo stadio, o solo fargli conoscere la Pro Patria in sede preventiva. La sua mascotte ha già percorso centinaia di chilometri, le rotative hanno appena stampato il terzo episodio del fumetto con protagonista la Pro Patria, lui è come lo Spirito Santo, è ovunque e non perde occasione per seminare il verbo biancoblu. Un lavoro davvero lodevole che, al di là dei risultati, è già vincente e meritevole di lode.

Il futuro della Pro Patria è dei giovani, in campo ci sono e ci saranno, sugli spalti non ci sono...ma ci saranno?

La risposta alla domanda determinerà il futuro della Pro Patria.

Flavio Vergani



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