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Storia di un ragazzo coraggioso, di chi avrebbe tutto nella vita per vivere nella comfort zone, ma decide di mettersi alla prova, di sfidare sè stesso per raggiungere con il sudore e la fatica la vetta delle sue ambizioni.

Matteo Andreoletti, ex portiere della Pro Patria, decide a 24 anni di appendere le scarpette al chiodo. E' il periodo dei portieri under, scelti dalla maggior parte delle squadre per avere il danno minore dall'assurda regola dei giovani a tutti i costi. Una fabbrica di disoccupati appena usciti dall'area giovani indispensabili, che di fatto impatta anche su chi una carriera se la stava costruendo davvero ed aveva tutti i mezzi per emergere e vivere di calcio.

Decide di fare l'allenatore dei portieri a Lecco. Poi, l'escalation che lo porta a Seregno, Inveruno, Sanremese e Pro Sesto. Un crescendo che lo impone all'attenzione degli addetti ai lavori. La voce circola velocemente: le squadre di Andreoletti giocano bene, lui è un perfezionista della tattica.

Gli scettici storcono il naso, dicono che in serie D, dove incanta con la Sanremese, è tutto più semplice, manca la prova del professionismo. Test che arriva a 33 anni con la scelta di andare a Sesto, squadra che proviene dai playout dell'anno prima. Per lui, prima di iniziare, suonano già le campane a morto. La migliore delle ipotesi è che retrocederà ai playout, la peggiore è che andrà giù diretto. Perde sei a zero alla prima a Vicenza e i corvi si appostano sul tetto della sua panchina. Una panchina traballante fin dal primo giorno, perchè un ragazzotto così giovane, tra l'altro ex portiere, che fa meno figo di essere stato un centrocampista illuminato, non sembra avere una possibilità di portare in salvo una squadra che appare materasso.

La Pro Sesto incanta, vince spesso, gioca bene sempre e lotta per la serie B. La tribuna di Sesto San Giovanni è spesso frequentata da chi di allenatori se ne intende, come quel Carli, che lanciò Sarri all'Empoli che, appena arrivato al neo retrocesso Benevento, ingaggia Andreoletti per l'anno della riscossa. Il telefono suona appena l'arbitro di Vicenza Pro Sesto fischia la fine del match. L'unico modo per vincere una concorrenza numerosa che avevano puntato sul ragazzo di Alzano.

Un riconoscimento importante da parte di un esperto di allenatori bravi che gli offre una piazza importante, calda, ambiziosa e delusa da una retrocessione che ha un solo significato, ossia che in Andreoletti si è visto un giovane, anzi un giovanissimo con i suoi 34 anni, di sicuro potenziale.

A Matteo vanno i nostri complimenti per quello che ha fatto, gli auguri non si fanno mai, ma siamo certi che saprà deliziare il palato dei tifosi del Benevento con il solito gioco spumeggiante e di grande impatto.

Flavio Vergani 

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