Pro Vercelli, Novara, Lecco, Carrarese e un po’ meno Feralpi Salò e Sud Tirol, vengono da sempre considerati dalla tifoseria bustocca come “quelli come noi”. Squadre di città paragonabili a Busto Arsizio e alla Pro Patria, che da sempre combattevano con i tigrotti con costanti presenze negli stessi campionati con risultati che Vasco Rossi direbbe “ più su, più giù…più giù, più su… più su, più giù, ma alla fine…eh già ( solo noi ) siamo rimasti ancora qua.
L’essere ancora qua, dopo che tutte queste squadre hanno conosciuto le gioie di una promozione in serie B brucia ai tifosi e i social anche ieri lo hanno confermato. La promozione della Carrarese è diversa da quelle che sarebbe stata quella del Vicenza, del Padova, della Triestina, ossia di piazze che non rientrano nel novero di “quelle come noi” per le diverse disponibilità economiche che le fanno appartenere ad un altro pianeta.
Qualcuno ha scritto che il prossimo anno andrà in serie B l’Alcione, visto che ci vanno tutti, tranne noi.
Come lo scorso anno, va in serie B la terza classificata che ha il settimo budget del girone B della serie C, quindi non una supermilionaria. La Pro Patria quest’anno ha avuto il quattordicesimo budget del girone A, i sogni partono dal migliorare il rating di 7 posizioni? Sicuramente aiuterebbe, anche se la squadra capitanata da Mister Vargas aveva dimostrato di poter dire la sua se il giocattolo non si fosse rotto proprio sul più bello, tanto da rinunciare all’allenatore che aveva toccato una delle più alte posizioni da quando la Pro Patria è tornata in serie C.
Le voci che parlano di forze nuove a livello dirigenziale in grado di aiutare l’attuale presidenza stuzzicano la fantasia dei tifosi, che sognano di essere la sorpresa del prossimo campionato.
Ieri, in un aperitivo con poco alcol e tante parole in una location che fa rima con Orrigoni, Andrea Macchi sottolineava come la piazza sia potenziale, se opportunamente stimolata. La rinascita degli Ultrà, i pullman dei club pieni, uniti a questo sito, a Bustocco.it, al Museum della Pro Patria, alle iniziative di Emanuele Gambertoglio, dimostrano che Busto ha quello che tante altre città non hanno.
Tante realtà che forse vivono una unità frammentata che potrebbe essere migliorata focalizzando le forze in maniera unitaria verso il grande obiettivo. Una segmentazione che se è vero che coltiva e fa crescere modi diversi di sostenere la Pro Patria, spesso rimane sterile in quanto tanti frammenti numericamente limitati non hanno la forza di un intero numeroso. Basterebbe poco, ossia chiudere il libro dove si sono segnati gli sgarbi subiti, la lista delle vendette programmate, riaprendo le porte chiuse per un unico obiettivo. Questo non significa perdere la propria identità, la propria storia, la propria anima, ma solo fare un salto di qualità e capire che il tempo passa e le cose cambiano. Il segreto sta nel rinnovarsi per essere quello che serve essere oggi che spesso non fa rima con quello che si era ieri. Oggi, conta davvero poco stimarsi di un “titulo” che garantisce una poltrona, una visibilità e rende orgogliosi, ma ha davvero poco senso in rapporto al tipo di movimento rappresentato e all’utilità dello stesso, ma molto una base “operaia” in grado di sostenere la Pro Patria, ognuno con le potenzialità e le affinità di ciascuno. Meno cravatte e più mani guantate, meno completi gessati con colori passati, meno cortigiani e più artigiani aiuterebbero ad unire le forze, lasciando a ciascuno il diritto di pensarla diversamente. Lo sforzo sarebbe solo quello di farlo evitando di litigare, di puntare il dito, di sentirsi sempre dalla parte giusta, a costo di rinnegare la realtà.
Un esercizio che i tifosi della Pro Patria di oggi sono chiamati a fare per fare la differenza. La tifoseria attuale ha risorse eccellenti che poche altre tifoserie hanno. C’è chi sa fare bene la storia, chi sa esserci sempre e ovunque, c’è chi ha inventato la comunicazione online, prima che la stessa esistesse, c’è chi si dedica ai giovani, c’è chi tenta di offrire a tutti un canale di comunicazione sempre aggiornato. Tante cellule che insieme farebbero un corpo sincrono, riconosciuto, forte e in grado di dare a tutti il giusto risalto e rilievo. Accontentarsi di essere solo perché si esiste non aiuta a diventare grandi.
Questo l’auspicio per quelli che sono ancora qua… eh già, poi serve pensare ai nuovi che vanno ingaggiati con diversa attenzione.
Come sottolineava Andrea Macchi è tempo di aprire lo stadio con prezzi che permettano ai tifosi il “try me” a costi diversi dagli attuali. Colpiscono le parole di Macchi quando dice che “a volte invito degli amici allo stadio per avvicinarli e sono preoccupato che non incappino in partite dallo spettacolo imbarazzante come è capitato nel recente passato. Pensare che ho fatto spendere 20 euro agli amici mi rende nervoso”. Come dargli torto?
Insomma, se la speranza che la società possa alzare l’asticella delle ambizioni, l’altra speranza è che anche i tifosi sfruttino tutte le occasioni che già ci sono, per un salto di qualità che qualificherebbe l’intera tifoseria, dando a ciascuno il rilievo che si merita.
Dare l’esempio è sempre il modo migliore per chiedere solo dopo aver dato.
Flavio Vergani