Queste prime sette giornate di campionato ha mostrato in modo chiaro e inequivocabile che la Pro Patria sta tentando di essere quella che vorrebbe essere.
Una squadra propositiva con la scelta (discutibile) di far partire l’azione dal basso, per poi verticalizzare appena il movimento degli attaccanti lo consente. Scelta discutibile in quanto risuonano le parole di Mister Javorcic sul tema che dicevano che “in serie C non c’è la qualità necessaria per la partenza del gioco dal basso”. Aggiungiamo che la Pro Patria non ha nemmeno un portiere con i piedi buoni e questo complica l’impresa, visto che i tecnici da sempre affermano che questa è una conditio sine qua non.
A meno che la Pro Patria reputi di avere una qualità superiore alla media di categoria. E’ un gioco che richiede palleggiatori di livello in grado di garantire un possesso di palle sicuro per costruire geometrie ed evitare che il possesso palla diventi stucchevole, ossia l’illusione di un gioco organizzato, ma solo un clone dello stesso.
Apprezzabile il tentativo di Mister Greco di sfidare l’ovvietà per dimostrare il contrario, l’importante è disporre del tempo e delle risorse necessarie.
Il tempo stringe, visto che l’orizzonte temporale da lui dichiarato, ossia Febbraio, non sembra poter essere condivisibile, mentre le risorse sono da analizzare.
Chi sono i palleggiatori della Pro Patria in grado di dare qualità al possesso palla? Schiavone sicuramente, ma al momento è out, Di Nunno in parte, Ferri e Schiavone no, visto che sono portati più al possesso palla individuale che allo scambio ragionato. Il secondo che per stile e qualità sembra poterlo fare è Masi che però fa un altro lavoro. Tra i più o meno panchinari, non troviamo un palleggiatore, non lo è Bagatti e nemmeno nessun giovane della rosa.
L’incedere della Pro Patria di queste partite è alla ricerca del suo dna e lo si nota dalla ricerca dei movimenti che nelle poche volte che funzionano restituiscono manovre apprezzabili, ma la frequenza con la quale avvengono è davvero trascurabile. Si avverte applicazione ma tutto appare molto acerbo, molto elementare, didattico e la lettura degli avversari diventa semplice.
Il continuo cambio di formazione non sembra funzionale al raggiungimento di questi automatismi non semplici da mentalizzare, da capire se questa scelta è dovuta ad una naturale selezione per capire quale sarà l’undici di base del futuro e questa potrebbe essere una conseguenza della partenza ritardata o se Mister Greco crede fermamente in questo turnover dinamico che di fatto non identifica un undici titolare sul quale lavorare. Le rotazioni, soprattutto in difesa sembrano più la prima delle ipotesi, la qualità, Masi a parte, è davvero poco percepibile e trovare la quadra non sarà semplice.
La squadra vista ieri aveva paura della sua ombra, le imbarcate delle partite precedenti hanno indotto ad una prudenza persino eccessiva, ma è giustificata dalla realtà attuale, adesso arriva il momento di osare per centrare la prima vittoria del campionato nel doppio turno casalingo con Trento e Brescia. Trattasi di due squadre molto forti e organizzate che costituiranno un banco di prova importante per i tigrotti.
Ieri si è rivisto in panchina Schiavone e sappiamo quanto i senior possano e devono incidere sul rendimento della squadra.
Da lui, come da Masi, da Mastroianni, da Udoh, da Giudici ci si attende quel plus di performance in grado di far svoltare la stagione. Da Mister Greco ci si attende una precisa analisi di quello che serve a questa squadra per trovare certezze, al di là dei sogni nel cassetto di voler vedere la squadra che si vorrebbe sempre e comunque.
Meglio rinunciare al sogno, piuttosto che essere prigionieri dello stesso.
Flavio Vergani