Grazie a Giovanni Toia, special guest, che ci regala una profonda riflessione sulla realtà della Pro Patria con pennellate di un passato in bianco e nero che contrappone alle tinte biancoblu garantite dall’attuale proprietà
Sono canonici gli interrogativi che ci si pone al termine di ogni stagione agonistica. Se il risultato finale è in linea con i programmi iniziali, se è andato oltre oppure se è stato sotto
le aspettative. Il dibattito è da sempre molto ampio e variegato e mai viene raggiunta l’unanimità di opinione. Un bene. Una risorsa. Ciò consente di valutare tutti i dettagli: da
quelli di campo a quelli societari. Non sfugge a questa inevitabile sorta di forche caudine la stagione della Pro Patria appena terminata. C’è chi “vede” il bicchiere mezzo vuoto perchè non si sono agganciati i playoff, e chi “vede” il bicchiere mezzo pieno perchè Colombo e compagnia non si sono fatti attrarre dalla calamita dei playout. Chi ha ragione? I fatti dicono che la Pro Patria verrà ancora iscritta al campionato di serie C nelle prossime settimane. E sembra poco? E’ un atto dovuto? Tutt’altro. Chi ha qualche capello bianco o magari ne ha persi un po’ per strada ricorda che si sono vissute estati chiedendosi se la Pro sarebbe stata iscritta e chi avrebbe portato i documenti a Firenze. Sono trascorsi estati addirittura salendo letteralmente sull’ultimo treno per Roma per presentare documenti indispensabili per i ricorsi dopodichè, in prima istanza, i colori biancoblù non erano stati ammessi. Si è passata qualche estate sperando anche nel ripescaggio.
Quei tempi sono fortunatamente andati in archivio mentre sono ancora vivi sulle pelle di altre tifoserie non lontane da Busto Arsizio. L’augurio che il buio della notte o la nebbia
che impedisce di vedere l’orizzonte finiscano anche per loro anche se, da quanto si legge e si vocifera, sembrano chimere. E allora? La Pro Patria è l’unica realtà professionistica della provincia di Varese e dell’Alto Milanese. Teniamocela stretta questa proprietà e dirigenza criticate a volte a mezza voce, ma punto di riferimento, senza il quale il Carlo Speroni sarebbe una landa desolata. Attenti ai pifferai che, arrivati a Busto, non hanno mai suonato un buon spartito anche se sorprendentemente apprezzato da certa tifoseria che, paradossalmente, non ha avuto un
buon orecchio quando la musica era di qualità e di lunga durata. Si può fare di più? E’ lecito sognare grandi obiettivi? Certamente. Chi non vorrebbe vedere quelle magli in ben altra categoria, ma ogni città e di conseguenza ogni squadra di calcio è figlia del suo tempo. Attenzione dunque a non buttare le perle ai porci. E’ indispensabile invece proteggere la Pro Patria in terza serie e nel calcio professionistico. E’ la bussola che ogni tifoso deve avere in tasca per non perdere di vista il cammino, l’orizzonte. Per avere sempre i piedi ben poggiati a terra così da non perdere il contatto con la realtà. In un mondo, quello del calcio a queste latitudini, dove passeggiano lupi famelici ai limiti del bosco pronti ad assaltare i recinti travestiti da agnelli, è fondamentale per il popolo
tigrotto rimanere sveglio a guardia di quello biancoblù.
E non è poco.
Giovanni Toia