Quale Futuro?
Quale futuro? Questo il tema dell’incontro di martedì scorso al Pro Patria Club dove si sono riuniti i “massimi sistemi del tifo biancoblu” per parlarsi, capirsi, unirsi. Una riedizione di un tentativo di qualche tempo fa quando le buone intenzioni cozzarono con l’errata percezione del naming del progetto (comitato) e presenza nel team di figure inopportune (non puoi servire Dio e Mammona).
Cambia il nome, non l’obiettivo
Il tentativo bis nasce meno strutturato e cerca di preservare le diverse identità dei tifosi cercando tuttavia di favorire l’unità degli intenti. Gli obiettivi sono molti, qualcuno molto basic, altri più challenge. Anche i tempi sono differenziati, qualcosa di potrà fare subito nell’operativo, altro dovrà rispondere alla domanda: chi, come e cosa saremo tra qualche anno. Un progetto “nameless”che si spera possa far comprendere l’apoliticità dei partecipanti.
Tante stelle senza un cielo…tante anime senza un corpo
Oggi l’universo biancoblu splende di molte stelle che brillano di luce propria. Manca un cielo comune. Il Pro Patria Club fa quello che ha sempre fatto spaziando in diversi ambiti, Il Tigrotto fa quello che un club deve fare, poi c’è chi si impegna per il Museum, chi porta la Pro Patria nelle scuole, chi fa docufilm, e chi al posto di Macchi dovrebbe chiamarsi Macchi(na)per la determinazione con la quale organizza trasferte o chi dovrebbe chiamarsi Bianchi(eblu) per l’impegno a 360 gradi che lo porta ad essere giornalista per una sera, tifoso da sempre e parasocietario quando mette il cappello dello Slo. C’è anche chi a Crespi d’Adda sta realizzando uno spettacolo in ricordo di Bonfanti che parla della storia della Pro Patria, anche se pochi lo sanno e per realizzarlo gli autori hanno chiesto qua e là per recuperare il materiale.
Insomma, tante anime senza un unico corpo. Tanti protagonisti senza un titolo comune che li penalizza tutti in quanto satelliti distanti tra loro che perdono in riconoscibilità e in forza collettiva.
I temi della serata
I temi affrontati sono partiti dall’attuale e quindi dalla necessità di far fronte comune per organizzare le trasferte, per sfociare nel futuro, ossia mettersi il vestito della festa richiesto per l’arrivo della nuova proprietà che potrebbe aprire un nuovo capitolo della storia della Pro Patria, nel quale anche i tifosi dovranno uscire dall’”artigianalità” a favore di una forma mentis più organizzata, più concentrata e più rappresentativa di una unità e non segmentata come l’attuale.
Il test and learning della nuova società
Nuova proprietà che con le recenti iniziative “test and learning” del tutti allo stadio a un euro, ha forse voluto testare il potenziale dei tifosi biancoblu, rendendosi conto che esiste tanta passione ma pochi numeri. Quel “tutti” fa rima con pochi, persino a un euro.
Un futuro business to business
Il profilo dei nuovi proprietari, anche se ancora celato, sembra esser ben chiaro e definito e ben lontano dalla realtà attuale.
Il progetto potrebbe subire un deciso salto strategico verso politiche di sviluppo proprie delle company di business con introduzione di temi propri del marketing evoluto che non può non prescindere dalla penetrazione nel territorio con strategie one to one utili a ripopolare lo stadio.
Il possibile scenario
Qualsiasi azienda evoluta non prescinde dal “database clienti”, ossia dalla lista dei clienti e dei potenziali clienti da ingaggiare e in casa Pro Patria il piatto piange se parliamo di clienti, ma potrebbe rivelarsi sorprendente se parliamo di quelli che le aziende chiamano “lead o prospect”.
I clienti sono quelli che hanno acquistato almeno una volta il prodotto dell’azienda e qui siamo mal contati a 650 persone, lead o prospect è chi ha dimostrato interesse verso un prodotto della company senza tuttavia averlo mai acquistato. E qui si apre un mondo composto dai potenziali leads bustocchi e della Valle Olona che dovranno fare la differenza.
Pochi clienti, tante opportunità
Quale è la strategia delle aziende per alzare il famoso “conversion rate”, ossia la capacità di trasformare un lead in un cliente? Servono soldi che però si chiamano investimenti e non costi come qualcuno considera. Comunicazione istituzionale vincente, operazioni di marketing collettivo e one to one, aumento della visibilità del prodotto, presenza nelle sedi istituzionali e sociali, coltivazione dei rapporti con gli stakeholders, aumento della awareness del brand, operazioni di fidelizzazione del clienti dopo il primo acquisto, incentivazione dell’acquisto con sconti dedicati, profilazione del lead per un’offerta tailor made in grado di trasformare la comunicazione da mass market a direct market.
Operazioni che restituiscono profili anagrafici ad alta conversion perché il cliente riceve un vantaggio proprio nell’area di suo interesse ed è stimolato a provare il prodotto.
Non esistono nel campo imprenditoriale montagne che vanno a Maometto, esiste solo Maometto che va verso la montagna…questo bisogna metterselo in testa.
La Pro Patria ha un database clienti poco numeroso e molto senior, “nà ciofeca”, direbbero gli strateghi del Crm(customer relationship management), in quanto questo target ha di default un’ alta capacità spendente, ma poche necessità. Per dirla in parole semplici: chi è senior ha più soldi di chi è junior, ma viaggia meno, cambia meno auto, non acquista case in quanto ne ha già una, non compra maglie e sciarpe perché lo trova inutile, non è interessato a prodotti tecnologicamente avanzati perché li reputa inutili e di difficile utilizzo. Ovviamente, questo è il profilo medio del target, poi ci sono le eccezioni, ma gli analisti lavorano sui grandi numeri che da sempre dicono questo.
Inoltre, sono target non “digital nativi”, per cui difficilmente ingaggiabili da attività di digital media, social engagement e quindi fuori bersaglio dagli investimenti di advertising evoluta.
Onde per cui, servirà un lavoro di ingaggio di nuovi clienti giovani in grado di supportare la crescita organica del progetto e per fare questo i tifosi diventano importanti non solo nel numero ma anche nella qualità.
L’asset strategico: il target giovani
L’attività del buon Gambertoglio è il seme che è stato gettato, ma serve un progetto strutturato e sostenuto quale asset prioritario di sviluppo che deve essere centrale nella mente delle diverse anime del tifo che lo devono rendere obiettivo unico e comune. Il pullman gratis per gli under 18 nella trasferta di Vercelli è un esempio, un inizio che deve però essere coltivato in tutti suoi aspetti. Trattasi di un target che fa rima con il futuro di tutti: della società, del Pro Patria Club, del Tigrotto, degli Ultrà e dei “cani sciolti” che senza cuccioli rischiano l’estinzione.
Chi siamo e cosa vogliamo essere
Come ci presentiamo ai nuovi proprietari? Questa la domanda uscita durante la serata che fa seguito alla percezione generale dei presenti che fa pensare ad una frammentazione dei tifosi che non potrà essere apprezzata dai nuovi dirigenti e che merita quindi una riflessione e un action plan per cercare di ripartire da zero. Insomma, si vuole mettere da parte il dividi et impera che sembra abbia caratterizzato il recente periodo storico della Pro Patria, riassegnando alla tifoseria un ruolo centrale e unitario anche nei rapporti con la società. Un tentativo che questa volta non avrà un nome, in modo che nessuno possa travisarlo, e nemmeno rappresentanti, ma solo volontari in grado di riunirsi per condividere idee e supportare a vicenda le varie iniziativa oggi portate avanti in modo fin troppo autonomo per essere fatte a nome e con il nome della Pro Patria.
Scordiamoci il passato
Ognuno avrebbe elementi di accusa verso altri per quello che è stato fatto, come è stato fatto, per quello che si è detto e come è stato detto, o per quello che si è letto o per quello che si è scritto, ma alla fine cosa cambierebbe se ognuno rimanesse dell’idea di essere possessore della verità? Niente. Per cui, è tempo di fare un salto in avanti verso la maturazione di un progetto che nato e abortito oggi rinasce con un nuovo dna. Più semplice, ma non meno importante negli obiettivi. Il primo è quello di parlarsi viso a viso e non insultarsi via social. Di condividere le idee e non di dividere i progetti. Di proporre e non di opporre sterili contrarietà solo e sempre per difendere le proprie identità. Che rimangono, ci mancherebbe altro, ma prendono valore quando le diversità sanno produrre brainstorming creativi in grado di dare valore aggiunto a quello a cui tutti tengono: la Pro Patria
Flavio Vergani










