Quando la ciambella non viene col buco, o quando viene solo il buco, occorre cambiare. O si cambia il pasticcere, oppure gli ingredienti e il metodo di cottura. Soprattutto se con la farina del solito sacco la ciambella non lievita come nel passato. Visto e considerato che il pasticcere gode di ampia stima, si è scelto di cambiare i componenti della ricetta e il modo di produzione.
Il risultato ha prodotto un dolce risultato che ha soddisfatto il palato e fa sperare che trovata la formula adesso è possibile pensare non ad un indigestione, ma senza dubbio ad un rialzo della glicemia.
La prova del nove sarà quella del prossimo turno quando si dovrà capire se anche servendo la ciambella ai clienti del posto si potrà assaggiare la stessa qualità. Clienti del posto per ora abituati con il buco senza ciambella ormai da mesi.
Il coraggio di cambiare era stato il nostro auspicio di qualche settimana fa e ieri è stato fatto un passo enorme in avanti in tale direzione. Il coraggio di passare ad un modulo tattico nuovo sul campo della quinta in classifica, il coraggio di scelte non scontate con qualche esclusione eccellente e il coraggio di giocare a viso aperto il match, cosa non semplice considerando il periodo nel quale si trovava la squadra.
La scelta di puntare più sui gregari che sui senatori di lunga data è stato un ulteriore segnale di coraggio che ha fatto capire a tutti, giocatori e tifosi, che il tempo delle gerarchie frutto di crediti del passato è terminato. Da qui a fine torneo sarà premiante essere e non apparire e questo reset potrebbe giovare a tutti, nessuno escluso. Purtroppo, la crisi di risultati non permette di aspettare nessuno. Le occasioni sono già state date sia ai rientranti da infortuni lunghi, sia a chi è caduto in un letargo inaspettato dal quale tarda a svegliarsi. Ieri, perso Lombardoni, la difesa si è “gregarizzata”, a centrocampo più che professori alla Nicco e alla Bertoni, qualche “stagista” alla Mallamo, seppur supportato da professor Fietta, unico docente di ruolo della stagione, mentre in attacco finalmente volti felici del trio composto dal luminoso Stanzani uscito dall’incubo panchina, Castelli finalmente lasciato libero di svariare e il suo assist è stata la risposta perfetta di quel che sa fare se glielo si lascia fare e l”high potential” Pitou che ha incantato con le sue danze, i suoi slalom e con quel pallonetto che ha messo la firma sul match.
Il francese è un patrimonio dell’umanità, uno dei pochi che ancora ha l’arte del dribbling, il coraggio di puntare l’avversario, il tocco felpato che permette di giocare più con la testa che con un corpo che a volte appare di “Capodimonte”. Le famose compensazioni della natura che regala bilici di classe a filiformi come Pitou che alla sua verde età già fa sognare un futuro da campione. Tenere i piedi per terra sarà il suo obiettivo principale per arrivare in alto.
Tutto risolto? Neppure per idea, il concetto lo ha urlato forte Mister Colombo, ma senza dubbio un passo in avanti che dà certezze alla squadra e la libera da antiche costrizioni tattiche penalizzanti per troppi giocatori. Certo è che ieri si è vista una nuova Pro Patria fino a che è servito esserlo e una vecchia Pro Patria alla fine, quando la pressione avversaria ha assaltato il fortino che ha resistito come ai vecchi tempi. Divertimento e sofferenza, queste le due parole che sintetizzano la probabile percezione dei giocatori in campo, prima l’impressione è che provassero solo sofferenza.
Ovviamente, andrà valutata la tenuta di questo modulo dopo il collaudo e l’occasione è perfetta nel prossimo match col Novara, una squadra in ripresa che verrà a Busto con il desiderio di vendicare la sconfitta dell’andata.
Una citazione finale per il portiere Rovida, per lui una partita che sulla carta potrebbe sembrare di normale amministrazione in mancanza di super parate che farebbero parlare di lui. Invece, le uscite, anche fino al limite dell’area di rigore, effettuate con coraggio, area affollata e pallone umido, rappresentano un coltello a doppia lama. Se non si sbaglia niente si cade nella normalità, se si sbagliasse qualcosa nel dramma. Non aver sbagliato niente diventa un merito che va sottolineato.
Flavio Vergani