Con i 13 punti comminati alla Triestina la penalizzazione degli alabardati raggiunge la quota di 20 punti totali. Evidentemente in casa Triestina da tempo non si ottempera a quanto dovuto a livello finanziario e questo lo sanno tutti. Nel Palazzo dove si governa la serie C sembrerebbe di no, visto che si è accettata l’iscrizione della squadra quando anche i sassi sapevano lo stato nel quale di trovavano la casse dei nostri gemellati.
Lo scorso anno si sono inflitte penalità da scontare nel campioanto successivo e il Caldiero ha ringraziato non calorosamente quando ha dovuto retrocedere nel play-out giocati contro una squadra più forte tecnicamente in quanto costruita con un capitale non disponibile.
Quest’anno ringrazierà calorosamene la penultima in classifica, che avrà una possibilità di salvarsi in più per le disgrazie della Triestina.
Un agonia quella del campionato di serie C che vede cadere teste di società importanti ad ogni batter d’occhio, ma i dirigenti federali fingono di non vedere per sostenere il movimento che gli dà da vivere e visibilità. Dare 20 punti di penalizzazione significa dichiarare venti diottrie di miopia, visto che non si tratta di un episodio sfuggito ai dirigenti triestini e federali, ma ad un modus operandi che da tempo è stato permesso a molte squadra, fregandosene della regolarità del campionato. Pensare di essere lodati per queste decisioni integerrime è semplicemente ridicolo, sono ammissioni di colpa e di mal governo che fanno emergere tutti i problemi di una categoria che non può esistere con questa struttura e costi. Per mettere una pezza ai conti in perdita delle società da tempo si ricorre al possibile e all’impossibile: contributi legge Melandri per l’avviamento dei ragazzi allo sport che viene adattata a un campionato di professionisti, quando l’indole della stessa si rivolge al dilettantismo puro, contributi televisivi ridicoli che svuotano gli stadi in cambio della “mancetta” alle società, pacchiane imitazione di quel che avviene in serie A e serie B con simil Var ridicolo che causa decisioni rivedibili per mancanza di immagini risolutive, obbligo di poltronicne allo stadio delle quali si vedono spesso i numeri scritti sullo schienale, ma non le persone che li occupano, tornelli che non girano, ma fanno girare le palle, stadi senza bar e con servizi da ispezione Asl spacciati come bomboniere, presenza di più steward che spettatori.
E questo lo chiamate calcio professionistico? Noi no…
Così va il mondo…ma qualcuno dovrebbe pensare di scendere!
Flavio Vergani