Riceviamo e pubblichiamo questa lettera scritta da Andrea Macchi, tifoso storico della Pro Patria, ma anche copresentatore della trasmissione “Biancoblu” di Rete 55 e indomito organizzatore di trasferte. Una lettera che trasuda di emozioni, preoccupazioni e delusioni, ma anche del forte invito a non mollare, a remare tutti insieme, a non rassegnarsi ad un futuro che questa maglia non si merita. Un’analisi profonda e un accorato appello da leggere tutto in un fiato. Grazie ad Andrea per questa condivisione.
Ciao Flavio,
scrivo questa lettera cercando di toccare un po’ tutti gli aspetti che compongono la nostra amata Pro Patria; la indirizzo a te perché, piaccia o meno, sei un riferimento per l’ambiente come purtroppo (o per fortuna) lo sono io e ormai pochi altri. Il momento è preoccupante sotto tanti punti di vista ma rimango convinto che la Pro abbia ancora enormi ricchezze e punti di forza che dobbiamo difendere ad ogni costo. E’ un dovere che ci impone la nostra storia che spesso evochiamo e che, ancora più spesso, dimentichiamo.
Sento parlare di serie D o Eccellenza a fronte di una situazione attuale deprimente: bè, sinceramente, non mi sembrano soluzioni valide. Ci siamo forse dimenticati dello sforzo per vincere la serie D? O gli anni di Eccellenza? Quelli sì veramente deprimenti, con la nostra Pro ormai relegata nel dimenticatoio, ben più di quanto lo sia ora.
A Busto, come in altre piazze, sembra ci sia la tensione verso l’oblio, al peggioramento, al “si stava meglio quando si stava peggio”. Fatico a ritrovarmi in questa concezione anche perchè, un po’ per passione e un po’ per curiosità, frequento tanti stadi di diverse categorie, leggo, mi informo e ti posso assicurare che piazze ben più importanti di noi stanno attraversando, ormai da decenni, situazioni drammatiche. Volete degli esempi? Tralasciando Legnano e Varese che sono ormai sotto gli occhi di tutti, vorrei ricordare i casi di Ravenna, Pistoiese, Biellese (costretta a giocare in un piccolo stadio ai margini della città), Pavia (in Eccellenza da tempo immemore) e la lista è molto ma molto lunga.
La presidenza Testa può essere arrivata al capolinea, come ho letto sui social, è fisiologico, naturale ma come ho sempre sostenuto anche in altre epoche, prima di fare la rivoluzione ci vogliono delle alternative valide e, soprattutto, durature. È ed è stata una proprietà con dei limiti? Certo, evidenti, ma credo, al netto dell’esperienza Sgai, più che positiva, basta vedere i
risultati, i giocatori lanciati. Avrebbe potuto fare meglio? Avrebbe potuto essere più malleabile? Si certo ma il presidente bello, ricco, simpatico, generoso, tifoso, bambizioso, ecc, ecc.. non l’ho mai visto e forse mai lo vedrò.
In questi anni di grande tranquillità societaria (quasi un unicum nella nostra storia, ad eccezione dell’era Vender, criticata e ora giustamente rimpianta) ci siamo divisi su tutto, ho letto polemiche veramente sterili: dal numero di righe sulla maglia alla gestione dell’affaire Gatti (penso che Turotti sappia fare calcio un po’ meglio di noi), dal parcheggio dello stadio al campo del Busto81, dal numero di giocatori presenti alla festa di Natale alle modalità di festeggiamento dei 100 anni. Bè ti dico, da polemico quale sono, avrei perso la pazienza quasi subito se fossi stato io a mettere i soldi in questa avventura. In tanti non si sono goduti appieno questi anni che vanno definiti comunque vincenti perchè basta masticare un minimo di calcio per capire che con le risorse a disposizione, con la partecipazione attuale del territorio, ecc.., ecc, i risultati ottenuti sono stati calcisticamente elevati.
Non sempre le ciambelle escono col buco, probabilmente quest’anno la ciambella è ancora in cottura, ma è francamente inutile polemizzare, come leggo, contro l’attuale proprietà o gestione tecnica. Questi siamo e così dobbiamo salvarci. Inutile invocare Piu (fortissimo ma quanto ha reso a Busto?), Del Favero (ero entusiasta del suo arrivo, sono rimasto perplesso dal rendimento) e potrei continuare per ore. Dov’è la gente? Dove sono quelli che pontificano sui social? La Pro Patria è là, basta andare a trovarla, magari sostenerla tra una imprecazione e l’altra. Siamo ora davanti ad un bivio, come piazza, come tifoseria e come città. L’ennesimo bivio della nostra storia fatta di occasioni mancate.
Vogliamo buttare via il bambino con l’acqua sporca o vogliamo provare, tutti insieme, a salvare quello che abbiamo: la categoria e una base solida sulla quale ripartire. In fin di conti nulla è perduto, la società è sana, la classifica ampiamente rimediabile. Ho provato, forse illudendomi, a cercare di unire la tifoseria l’anno scorso con l’esperienza del coordinamento, mal interpretata dai più ma che, secondo me, avrebbe permesso a tutti di crescere. Abbiamo un museo che poche società possono vantare, un club di tifosi con oltre 50 anni di vita, un sito come bustocco.it che, se rilanciato a dovere, potrebbe fungere da WikiProPatria, insomma tante idee che ho condiviso anche con te Flavio e con MBL oltre che con altri tifosi: biglietti e abbonamenti a prezzi stracciati per almeno 3 anni consecutivi, abbonamenti integrati con altre realtà sportive della città, utilizzo della sede del PPC per registrare contributi per la trasmissione, ecc.
L’esempio di Lecco è lì da vedere: categoria+risultato=pubblico e sponsor. Questa semplice addizione possiamo farla anche a Busto ma tutti dobbiamo remare nella stessa direzione, essere in buonafede, mettere la Pro davanti agli interessi personali. La mia domanda è: un Di Nunno a Busto quanto sarebbe durato? L’avremmo fatto stufare? Questo mi fa riflettere. Siamo forse noi la causa dei mali della Pro?
Andrea Macchi