L’analisi di Mister Greco nel dopo Alcione Pro Patria appare semplicistica e fin troppo giustificativa. Secondo l’allenatore la differenza tra Alcione e Pro Patria è riconducibile ad uno step di avanzamento del progetto in casa milanese più maturo rispetto a quello appena iniziato dei tigrotti.
Un’analisi pressapochista e superficiale che non affronta i temi centrali della realtà biancoblu più volte sottolineate dai tifosi, ma sempre taciute dai responsabili di tale scelte. Vero che il progetto tigrotto sconta la sua neonatalità, ma è anche vero che non è possibile ricondurre a questo fattore la negatività di una stagione che doveva offrire ben altri risultati. Molte squadre si rinnovano rispetto all’anno precedente senza per forza frequentare il fondo della classifica. Se fosse così matematica la conseguenza di un rinnovamento profondo, basterebbe non farlo evitando un autolesionismo atteso. Rinnovare per retrocedere crediamo sia una scelta suicida, ma il Ravenna insegna che si puà fare meglio.
L’Alcione, oltre allo step citato dall’allenatore, ha percorso altri steps, tipo l’ingaggio di attaccanti dall’elevato costo e dal conseguente alto rendimento, piuttosto che scelte tecniche in sede di mercato che hanno liberato Bagatti e Di Marco e arruolato Pitou e Renault, insomma quel che chiamasi strategia che ha avuto risultati positivi e con immediato impatto.
Lo step mancante alla Pro Patria non è solo di natura temporale, infatti risulta difficile perseguire il famoso salto di qualità quando non si riesce a schierare una squadra tipo a causa di assenze continue di giocatori giunti a Busto già con la patente di infortunati cronici. Un altro step mancante riguarda la famosa coperta corta che da tempo è stata segnalata che vede la mancanza di un centrale di difesa alternativo a Masi. Ieri Motolese, un esterno adattato, è stato bocciato dalle pagelle di Andrea Scalvi con un secco 4,5 a testimonianza della sua totale inadeguatezza a ricoprire il ruolo in una difesa già di per sè sofferente per la presenza di un Reggiori assolutamente non adatto al ruolo di titolare in serie C. Viti è stato acquistato per non giocare, oppure si è sbagliata la scelta?
Se poi il fiore all’occhiello della campagna acquisti biancoblu, ossia quel King Udoh che lo stesso Turotti ha definito il sogno di sempre che finalmente si è avverato, viene confinato in panchina a favore di un evanescente e inconcludente Renelus, per il quale ci piacerebbe sapere chi, come, quando e perchè ha deciso l’acquisto che nulla ha portato di diverso da quanto portato dai vari Toci, Beretta e Curatolo, allora diventa chiaro che qualcosa non sta funzionando, al di là del famoso step temporale.
Un altro step che forse è sfuggito a Mister Greco, al di là della doppia grazie arbitrale ricevuta, è che la stella Udoh è entrato in campo con così poca voglia di correre che è stato pescato per 5 volte in fuorigioco ( per lui voto 4 in pagella). Insomma, non una stella fulgida, nemmeno un freccia dell’auto ad intermittenza, visto che non si è visto un bagliore che uno dal giocatore di spicco dello scacchiere biancoblu.
Trovarsi a quattro punti dalla salvezza dopo dodici giornate di campionato è un’impresa che non era riuscita nemmeno lo scorso anno, quando a Busto si giocava con molti under e con giocatori non con curriculum pari a quello di molti di quest’anno. Perdere il 50% delle partite giocate, vincendone solo una, non può essere ricondotto solo al famoso step mancante e non è possibile giustificare un rendimento del genere con il solito ritornello che ha stancato e al quale non crede più nessuno. La squadra non ha un gioco se non quello di passare la palla a Giudici e Di Marco per favorire cross in area, proprio quando popolata da un Renelus non con il fisico da granatiere. La squadra non ha identità, non ha anima, non ha leadership. Non si vede in campo mutualità, non si percepiscono automatismi, non si percepiscono miglioramenti da una partita all’altra. Insomma, non si vede la mano dell’allenatore e questo è il vero step che va analizzato.
Lo scorso anno si commise l’errore di attendere la maturazione della squadra e del suo allenatore esordiente fino a Gennaio e il risutltato fu la retrocessione che almeno portò contributi economici massimi per via della scelta di giocare con gli under. Ieri si è giocato con soli tre under, per cui con pochissimi contributi con risultati sotto gli occhi di tutti, Sarebbe davvero inaccetabile perdere, oltre ai soldi, anche la categoria, aspettando i tempi di maturazione che Mister Greco propone da sempre, ossia Febbraio 2026.
Davvero inaspettato è quanto sta accadendo in casa tigrotta dove, da quando si sono raddoppiate le forze a livello societario, si è dimezzato il risultato. Con solo Patrizia Testa è sempre arrivata la salvezza e qualche volta i playoff, con Testa più Finnat, ossia da dicembre dello scorso anno, una retrocessione e un ultimo posto in classifica. Dicono che l’unione faccia la forza, qui sembra stia accadendo il contrario. Insomma, la famosa acqua vavassoriana, che a Busto andrebbe al contrario, trova conferma anche in questa occasione.
Sicuramente è il momento di riflettere senza cercare troppi alibi per trovare soluzioni concrete a quanto sta accadendo alla Pro Patria, prima che sia troppo tardi. La scala degli steps da sempre prevede la pianificazione ( 5 anni di progetto da quando partono, se i protagonisti nemmeno si sono palesati?), la strategia ( quale sarebbe se si parla di 5 anni e arrivano giocatori a fine carriera, o quasi?), management(quale sarebbe se comanda chi dovrebbe uscire?), teamwork(la maggioranza fa temwork con la minoranza?) e il success, l’ultimo gradino di una scala che non prevede la temporalità come variabile, che ne dica Mister Greco, che dovrebbe sapere che prima di avere una squadra forte, serve una società forte. Questo forse è lo step ancora mancante, ma qui non serve attendere Febbraio. Volere è potere, non volere è diverso da non potere!
Flavio Vergani












