La Pro Patria perde per tre a uno a Padova inanellando la settima sconfitta consecutiva. Se vogliamo classificare questa partita tra quelle impossibili da vincere il commento diventa superfluo, se invece vogliamo puntualizzare quanto visto allora la riflessione ha un senso. Lasciamo la scelta al lettore se fermarsi qui o proseguire la lettura
Il lutto
Pro Patria in maglia nera ( del tutto rappresentativa della classifica) e con il lutto al braccio per ricordare Raffaele. A inizio partita clamorosa gaffe dei calciatori bustocchi che, evidentemente non informati, si schieravano compatti sulla circonferenza di centrocampo per osservare il minuto di silenzio: peccato che fosse programmato per il prossimo turno. Davvero non comprendiamo tale scollamento dall’ambiente vissuto, lo sapevano anche i muri quello che i giocatori ignoravano.
L’Appiani di Padova
Più di 3100 spettatori a Padova, senza gli ultrà che da sempre seguono la squadra solo in trasferta. Il risultato è stato uno stadio silenzioso, se non ad eccezione di qualche fiammata. Davvero deprimente essere primi e non vivere con entusiasmo e partecipazione il match che sembrava giocato in una cattedrale. Mister Andreoletti all’andata si lamentò ( giustamente) delle condizioni del campo di Busto, diciamo che a Padova non si è visto di meglio. Campo spelacchiato con poca erba e poco senso del verde. Super top il seguito di ben 75 tifosi bustocchi a Padova, una proporzione che rende merito a chi quasi ultimo e quasi spacciato trova ancora modo, tempo, soldi e voglia per esserci comunque. Questa gente merita qualcosa di più. Volendo, i social servono anche per ringraziare, oltre che per accusare.
La formazione
Pro Patria operaia con tante mani e niente cervello a centrocampo. Ferri, Mallamo e Mehic la mediana, una linea Maginot deputata solo a difendersi. L’enigma Palazzi in panchina e con lui Nicco, mentre Pitou è in infermeria. Una squadra operaia che fino a che il fiato ha retto ha ben difeso la porta di un ritrovato Rovida. Fin che il fiato ha retto è la frase da ricordare in vista della ripresa. Il rinforzo Barlocco fa rimpiangere Piran, il rinforzo Beretta sta in panchina e quando esce Rocco entra Curatolo e allora ci si chiede questa campagna di rafforzamento dove, quando e perchè sta incidendo sulle prestazioni. In genere, ci si rafforza con titolari fissi, il ricorso a Curatolo è un no sense, soprattutto se la difesa rilancia sempre lungo sperando in una lavoro da centravanti boa senza che la squadra lo abbia in campo. Se poi le scelte sono condizionate dai vari premi di valorizzazione ( Toci) allora lasciamo perdere ogni valutazione tecnica, ricordando però che in caso di retrocessione i quasi 650 mila euro dei contributi giovani svanirebbero. Per cui, il gioco vale ancora la candela?
Il secondo tempo, un film già visto
Niente di nuovo su questi schermi, secondo tempo da dimenticare per i tigrotti che si fanno goal praticamente da soli. La squadra si allunga, i difensori non sono protetti da un centrocampo sparito dal campo, ci sono due contro uno persi, rinvii di difensori che dalla linea di porta arrivano al massimo alla limite dell’area di rigore ( nostra) con veri e propri assit per i padroni di casa ( vedi goal di Varas). La domanda, ormai diventata annoiante, è rivolta al preparatore atletico, al suo metodo di lavoro, ai suoi risultati. Possibile che i tigrotti durino un tempo sempre e comunque? Possibile che subiscano sempre goal nei secondi tempi, dopo aver giocato in modo sufficiente i primi? Possibile che questo lo vedono solo i tifosi?
La classifica
Dodici pareggi, dodici sconfitte e due vittorie, penultimo posto in classifica, sette sconfitte consecutive e peggior attacca del girone, questi i numeri di una squadra costruita male, incerottata peggio, con un allenatore cambiato tardi e un preparatore atletico da valutare. Peggio di così non si poteva fare, il prossimo turno propone una gara del pacchetto che le identica tra le possibili. Non vincere ancora sarebbe davvero grave .
Flavio Vergani