Tranne il rigore del vantaggio realizzato da Alcibiade, un’impresa che dovrebbe essere la normalità nel mondo del calcio, ma mai riuscita nelle precedenti occasioni, nulla cambia in casa Pro Patria. Non cambia il risultato (sesta sconfitta di fila), non cambia il gioco, che in pratica non esiste, non cambia l’approccio sempre distaccato e senza grinta e neppure la performance fisica. Nel primo tempo gli ospiti hanno conquistato tutte le prime palle e tutte le seconde palle. Un dominio fisico che vorremmo ci venisse spiegato dal preparatore atletico dei tigrotti , visto che quest’ultimi sono stati sovrastati dagli avversari in lungo e in largo
In campo, la differenza l’ha fatta la qualità del gioco ospite che è parso collaudato, organizzato e del tutto performante. La differenza l’ha fatta la qualità dei singoli con un Zoma indiavolato che messo sulla fascia sinistra nel secondo tempo ha fatto impazzire un Bashi che dovrebbe capire che qualche ammonizione per un difensore non è un peccato grave.
Differenza fatta anche l’esperienza di Rocco che si è inventato un rigore con una giocata da punta vera. Chiaro che la qualità fa la differenza, ma fino a che si vende qualità e si compra quantità o si vive di under remunerativi il rischio è sempre in modalità on.
Non è cambiata nemmeno la prestazione del portiere Rovida, a nostro avviso sopravalutato da parte della tifoseria, che al quarto tiro da fuori scagliato dagli avversari, prima vicentini e poi dell’ AlbinoLeffe ha subito quattro reti. La rete subita oggi su un calcio piazzato è inaccettabile e non è ammissibile una recidiva che in un mondo normale dovrebbe portare all’immediato cambio interno o dal mercato. Anche qui, la spending review societaria ha portato un secondo portiere nel quale sembra che i primi a non crederci siano quelli che lo hanno scelto.
Pro Patria che dovrà inseguire prima il penultimo posto per evitare la retrocessione diretta e poi tenere più vicina possibile la quint’ultima posizione per giocarsi almeno i playout. La campagna acquisti estiva è stata devastante, quella invernale non sembra incidere come nelle speranze ( un centrocampista in grado di organizzare il gioco sarebbe un must e il tempo ancora c’è), mentre il cambio di allenatore ancora non è giudicabile, ma senza dubbio ci si aspettava un lupo della categoria in grado di dare un tocco di magia. Purtroppo, da una parte si annunciano programmi ambiziosi, dall’altra la squadra sta andando a picco verso la serie D e davvero pensare che la prossima ambizione sia vincere la serie D non fa muovere dall’entusiasmo nemmeno un pelo della barba.
La fiducia non c’è più, rimane la fiduciaria, artificio tecnico per celare i nomi degli investitori che, vogliono rimanere anonimi, chissà fino a quando e chissà perchè.
Flavio Vergani