Ennesima deprimente prestazione della Pro Patria che pareggia a reti bianche con il Caldiero. Si incontravano il secondo peggior attacco del girone ( Pro Patria) con la peggior difesa ( Caldiero) e il risultato è stata la conseguenza perfetta. Unica cosa perfetta di un pomeriggio da dimenticare. Piano piano, la schiera dei tifosi “criticoni”, tanto per usare un termine recentemente sentito, popolato da sostenitori del Pro Patria Club ormai da tempo, si sta allungando e oggi aggiunge la firma degli ultrà che, dopo aver sostenuto l’insostenibile, hanno deciso di porre fine alla pazienza. I cori di fine partita rivolti alla squadra parlavano chiaro: “se andate in D vi facciamo un culo così”, piuttosto che “andate a lavorare”, o, infine, il classico ” ci avete rotto il c-zzo”. Ora, mancano solo una manciata di nostalgici sostenitori dei tempi che furono che ancora credono che sia la sfortuna la causa di tutti i mali, come se rigori sbagliati fossero sfortuna e quelli poi realizzati invece bravura, o chi reputa che prendere due goal dal 91 esimo al 94 esimo sia colpa della sfortuna o che una manciata di goal fatti, una manciata di punti e una posizione in classifica da retrocessione diretta siano firme della sfortuna e non di chi ha firmato questa stagione sportiva che potrebbe iniziare per C e finire per D. Un po’ do coerenza per favore, un po’ di realismo e un po’ di coraggio delle proprie azioni non sarebbe disprezzato.
Oggi, come sempre, si è vista una squadra che non regge i 90 minuti, che non ha un produttore di gioco, l’unico che non lo ha mai fatto nel passato ( lo facevano Bertoni e Fietta) si chiama Nicco uscito dopo 45 minuti. Gli altri sono operai del centrocampo e si chiamano Mallamo e Ferri o un Mehic che ha dato il peggio di sè. Davanti, Rocco ha ciabattato un assist del solito Beretta per poi eclissarsi, Coccolo ha disfatto più che fatto e l’altro acquisto boom di Gennaio, ossia Barlocco è partito dalla panchina. Se questi sono i regali di Natale della nuova dirigenza, a occhio c’ è da preoccuparsi. Se lo fossero della vecchia, allora sbagliare è stato umano, perseverare diabolico.
I tifosi criticoni, ossia quelli che leggono la realtà e non credono alla sfortuna, quelli chiamati a raccolta in questo momento difficile, si sono presentati allo stadio chiedendosi con chi si debbano unire per fare fronte comune, vista l’assenza della maggioranza e la difficoltà a dare un nome ad una minoranza consistente ( 49%), ma allo 0% quanto a conoscenza dei nomi, quasi che acquistare la Pro Patria sia una vergogna e non un merito. Se ci siete, per favore battete un colpo, a Busto le Fiduciarie non hanno mai trasmesso fiducia e in questo momento servono certezze. La storiella della sfortuna la lasciamo a chi da sempre non ha mai compreso la gravità della situazione, interpretando il ruolo del tifoso gentleman pieno di certezze, pieno di ottimismo, pur di far apparire la situazione per quella che non era, non è e non è mai stata.
Il Presidente del Pro Patria Club Giovanni Pellegatta ha fatto sapere tutta la sua doppia delusione: “Oggi, è stata disonorata la maglia”, mai visto uno spettacolo del genere. Non capisco neppure il motivo per il quale la nuova dirigenza non si palesi, ho provato a chiederlo alla stessa avvocata Zema senza ricevere risposta. Mi chiedo se ci sono ancora, oppure se si sono già dileguati. Serve chiarezza, servono certezze, non è possibile non sapere chi sarà il futuro della Pro Patria”.
Intanto, la collezione Panini di allenatori in casa Pro Patria continua e completa l’album. Dopo Colombo, Le Noci, Fietta e Sala, ecco arrivare Max Caniato, ex portiere tigrotto, come allenatore dotato di patentino che si siederà prossimamante in panchina. Sperando che basti per tutti. Intanto, la squadra scivola mestamente verso la serie D, nonostante il regalo di Natale della Presidente Patrizia Testa. Siamo a Carnevale, speriamo che non sia stato uno scherzo che vale.
Flavio Vergani